Gentili direttori di “Repubblica”, del “Corriere della Sera”, del “Sole 24 ore”, del “Fatto Quotidiano”, della stragrande maggioranza dei giornali, telegiornali ed agenzie stampa italiane. Volevo personalmente ringraziarvi per aver anche questa volta dimostrato chiaramente come l’informazione italiana, oltre ad essere parziale, superficiale, pressappochista è anche totalmente inattendibile. Una regola basilare dell’informazione è controllare la fonte da cui proviene una notizia e se necessario valutarla criticamente in relazione a precedenti notizie false che la stessa fonte o il contesto in cui opera. Un’altra regola è che quando è stata data una notizia che si è rivelata falsa, per evitare di perdere credito di fronte ai lettori/spettatori è bene garantire una smentita, che secondo le regole deontologiche dovrebbe avere lo stesso spazio e la stessa diffusione della notizia falsa precedentemente data.
Da anni tutto questo non accade per le notizie che riguardano la Corea del Nord, in cui tutte le più “autorevoli” fonti di notizie del nostro Paese, sembrano di fatto accettare acriticamente notizie la cui falsità potrebbe essere rilevata agevolmente anche da un bambino di sei anni. Sembra come se per le notizie che riguardano la Corea del Nord, tutte le più elementari regole del giornalismo non valgano minimamente, e che anzi sia un obbligo morale pubblicare notizie evidentemente false, perché tutti i giornali, i tg, le agenzie fanno altrettanto. Eppure non si può dire che di precedenti ce ne siano stati pochi, e che qualche attenzione maggiore sarebbe non solo giustificata ma forse anche doverosa. Solo per citare alcune notizie recenti vorremmo ricordare la fidanzata di Kim Jon Un uccisa insieme a tutta la sua band musicale, uno zio sbranato vivo dai cani, in ultimo un ministro della Difesa ucciso addirittura con armi antiaeree.
Ma la cosa che più infastidisce, oltre a questa evidente mancanza di controllo, quasi che si debba rispondere contrariamente alla mancata pubblicazione della notizia falsa, è la mancanza delle doverose smentite. Cosa accadrebbe se una grande società multinazionale fosse accusata pubblicamente dai giornali di un qualsiasi fatto, rivelatosi poi falso, che potrebbe danneggiare l’immagine e i profitti di quella società? Per quanti milioni di euro risponderebbero le vostre testate per il danno d’immagine, per l’omessa rettifica successiva? La stessa cosa voi state facendo alla Corea del Nord, chiaramente sapendo che nessun tribunale potrà punirvi, che nessun garante dell’informazione – che pur sarebbe dovuto intervenire per il danno arrecato ai cittadini – vi condannerà alle multe che sarebbero dovute, e che così facendo si contribuisce a perseguire quegli interessi economici e imperialistici che vedono nella Corea Popolare un – seppur minimo – argine ed ostacolo alla loro completa realizzazione. Poi sapete bene che deridere e mettere alla berlina una nazione socialista genera un potente anticomunismo nella popolazione, un potente anticorpo contro l’idea di un’alternativa al capitalismo, che le società e le banche che controllano i vostri giornali, saranno felicissime di veder diffuso a reti unificate.
Non avete calcolato però una controindicazione. La pubblicazione di notizie evidentemente false, con una sempre maggiore propensione al ridicolo, farà di certo lievitare le condivisioni dei vostri articoli sui social network, contribuirà a dare ai vostri “seri” giornali quel tocco di pettegolezzo e taglio scandalistico, che non guasta alle vendite, ma contribuisce a portare a zero la vostra credibilità come agenti d’informazione, rendendo chiaro a tutti che i giornali italiani non operano per l’informazione ma per la disinformazione. Tutti si rendono sempre più conto che se un giornale pubblica notizie tanto apparentemente false su questioni lontane e prive di valore reale nella nostra vita di tutti i giorni, quanto potenti saranno le pressioni dei gruppi finanziari, della politica, delle cordate di interessi nell’influenzare le notizie reali? Quanto più sofisticate saranno queste operazioni su fatti importanti e immediatamente rilevanti per gli interessi quotidiani?
Vi ringrazio perché così facendo ogni giorno dimostrate la vostra parzialità, la disinformazione che i vostri giornali conducono quotidianamente, non solo sulla Corea ma sulla stragrande maggioranza delle notizie. Ogni volta che una notizia falsa viene pubblicata, da buoni manager quali siete godete del piccolo vantaggio temporaneo che le vendite, la pubblicità, le condivisioni generano, ma intaccate passo passo la credibilità complessiva di un sistema di informazione, dimostrando le nostre ragioni nella diffidenza verso le fonti ufficiali di informazione. Qualcuno diceva che “la verità è sempre rivoluzionaria”.