Opera prima di Steve McQueen, regista britannico, Hunger è un ritratto potente e sconvolgente della storia di Bobby Sands.
Il film si apre con gli arresti degli attivisti nordirlandesi, alla fine degli anni 70, e i conseguenti maltrattamenti da loro subiti, ad opera delle guardie carcerarie, nel penitenziario di Maze. La loro lotta per riacquisire lo status di prigionieri politici, negatogli dal governo Thatcher, è un’escalation di atti di protesta che partono dal rifiuto della divisa carceraria (blanket protest) allo spalmare i propri escrementi sulle pareti delle loro celle (dirty protest) e si conclude con uno sciopero della fame portato avanti fino alle estreme conseguenze, con la morte di Sands dopo il 66esimo giorno di digiuno.
Nella parte centrale del film, McQueen sceglie di mostrare un dialogo intenso e pieno di significato fra Bobby (Fassbender) e il prete (Liam Cunningham) con un lungo piano sequenza che mantiene alta la tensione mettendo a confronto, con vigore, le due diverse posizioni.
La parte finale è un affresco della passione di Sands, che si protrae per più di due mesi, attraverso le dure immagini che ritraggono i mutamenti del suo corpo, usato come ultima e inattaccabile arma di protesta a conclusione di una vita spesa, con coerenza, per la causa a lui più cara.
Il primo lungometraggio di McQueen mette in luce una carica espressiva fuori dal comune, capace di rendere partecipe lo spettatore e impedendogli di rimanere indifferente davanti quanto ha visto.