Sono passati circa 60 giorni dall’incarcerazione del compagno Alfonso e dalle pagine del nostro giornale vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà a questo compagno ed incoraggiare tutti i movimenti che lo sostengono a perseverare nella lotta per la sua liberazione.
Alfonso Fernandez (“Alfon” per familiari, compagni e amici) è un ragazzo di 21 anni che il 14 novembre decise di partecipare attivamente allo sciopero generale in Spagna. Al mattino, lasciò la sua casa per unirsi ai picchetti nel quartiere operaio Vallecas di Madrid, dove abitava. Subito arrestato, fu portato al quartier generale di Moratalaz, sede della Polizia Politica, e da lì, dopo due giorni di duri interrogatori, venne condotto al tribunale in Plaza de Castilla, dove un giudice lo ha condannato per “allarme sociale”, condanna che non veniva inflitta da molti anni, alla “prigionia incondizionata” (cioè senza cauzione), per poi condurlo nel carcere di Soto del Real, dove al momento sta scontando la pena.
Nonostante il ricorso in appello, il Tribunale ha anche stabilito che “Alfon” dovrà permanere in prigione essendoci pericolo di fuga . A tutto questo cumulo di sciocchezze, si deve aggiungere la sua classificazione come detenuto “speciale” F.I.E.S. (codice con cui vengono classificati per esempio i terroristi), conosciuta anche come “prigione nella prigione”. Si tratta di un sistema di isolamento particolarmente duro in una cella minuscola in cui il detenuto passa la maggior parte della giornata, con la sola compagnia di un paio di libri. Le ore d’aria sono scarse e le comunicazioni con l’esterno estremamente limitate, le accuse di maltrattamenti e abusi da parte dei detenuti una costante, le perquisizioni sistematiche e , come se ciò non bastasse, pende sopra la sua testa la spada di Damocle di un possibile allontanamento alle isole Canarie (ad oltre 2000 km da casa!). Una forma di tortura vera e propria che ha lo scopo di alienare e sottomettere il prigioniero attraverso la sofferenza.
Non esiste nessuna motivazione che giustifichi l’arresto di un giovane che non ha commesso altro “crimine” se non partecipare a uno sciopero generale, se non la ricerca di un capro espiatorio con il chiaro obiettivo di intimidire tutti i cittadini che pretendono di rivendicare i loro diritti, creando uno stato di terrore, con lo scopo di evitare una rivoluzione sociale.
L’unico “crimine” di Alfonso è stato quello di lottare per una società più giusta e svelare il vero volto della dittatura del capitale che ci governa oggi. Dal canto nostro, di fronte a questo abuso di potere di chiara matrice fascista, chiediamo il suo rilascio immediato e incondizionato.
Siamo con te compagno, “ALFON LIBERTA” !!