Da oggi 21 Gennaio saranno aperte le iscrizioni alle scuole superiori, ed è sulla bocca di tutti la novità: quest’anno le iscrizioni si faranno online.
C’è da chiedersi se anche la richiesta dei contributi scolastici che le scuole hanno preso l’abitudine di richiedere alle famiglie verrà effettuata online, o se piuttosto prevarrà la “vecchia maniera” di consegnare il bollettino da pagare a ogni singolo studente.
Certo è che, qualunque sia la modalità, le scuole chiederanno contributi economici alle famiglie, perché soldi dallo Stato non ne arrivano più.
È sotto gli occhi di tutti il “ricatto” del nostro tempo nel campo dell’istruzione: mentre i soldi sono stati spesi per il pagamento degli interessi sul debito pubblico, spese militari, provvedimenti favorevoli a banche e grandi imprese e per finanziare le scuole private, si è continuato a tagliare i finanziamenti alle scuole pubbliche. Le famiglie, che già affrontano annualmente enormi spese per l’acquisto dei libri di testo, sono oggi costrette a sostenere le scuole di tasca propria, per non veder precipitare la qualità dell’insegnamento impartito ai propri figli a causa della mancanza di fondi.
La gravità sta nel fatto che i soldi delle famiglie non servono più per ampliare l’offerta formativa, ma per far quadrare i bilanci degli Istituti. Negli ultimi anni, l’entità dei contributi chiesti alle famiglie si aggirava attorno ai 130 euro di media nazionale, e questa media cresce di anno in anno. Non c’è, inoltre, uniformità nella richiesta di soldi: si passa dai 70-80 euro richiesti dai tecnici e dai professionali a casi estremi di licei che sono arrivati a pretendere più di 200 euro; vi è inoltre una tendenza a richiedere contributi proporzionali alla quantità di laboratori presenti e alla qualità delle infrastrutture, rendendo di fatto più costose le scuole “migliori”.
In un clima già difficile non fanno che aggravare la situazione gli atteggiamenti di Dirigenti Scolastici e DSGA (cui compete la contabilità delle scuole): sempre più studenti testimoniano di essere stati più volte convocati dal Dirigente per non aver pagato i contributi alla scuola; in molti testimoniano addirittura di essere stati minacciati di ripercussioni sulla valutazione della condotta. Del tutto assurdo è quanto avviene in alcune scuole, nelle quali si verifica una anomala “seconda ondata” di pagamenti del contributo nel mese di Giugno: a volte docenti o presidi affermano addirittura che il mancato pagamento del contributo può influire sulla decisione di assegnare il debito formativo allo studente. Gli studenti e le associazioni dei genitori da anni si lamentano per l’inesistenza di veri e propri riferimenti legali che chiariscano la natura volontaria di questi contributi.
Mentre le associazioni studentesche cercano di dimostrare che i contributi hanno natura volontaria, un’altra protesta sta nascendo dal basso: inizia a diffondersi una ribellione generale al contributo scolastico, e alcuni già iniziano a farsi promotori di una campagna di blocco del contributo, affermando che pagarlo equivale a legittimare lo smantellamento della scuola pubblica.
Restiamo in attesa di vedere come reagiranno gli studenti e le famiglie, da cui anche quest’anno le scuole pretenderanno soldi. Certo è che dietro questi avvenimenti c’è in ballo qualcosa di più grande di 100€ in più nel portafoglio: il diritto allo studio per come lo si è conosciuto finora, che sembra stia definitivamente sparendo.