La Francia è uno fra i paesi europei più stabili. Come colpisce la crisi del capitalismo un paese apparentemente così forte?
La forza economica di un paese come la Francia rende solo più evidenti le contraddizioni del capitalismo. La lotta di classe è condotta, per così dire alla rovescia, dal padronato e dall’UE contro la classe operaia, proprio laddove essa è più forte attraverso un numero sempre maggiore di delocalizzazioni. Conseguenza diretta di questo processo e quindi della fase attuale, è stato l’aumento esponenziale del razzismo e della xenofobia, che ha permesso alla destra di raccogliere sempre di più il malcontento popolare.
Come si stanno modificando i contratti di lavoro e come dovranno agire i comunisti?
Recentemente si è accentuata la cosiddetta flessibilità. Significa che i giovani hanno per lo più contratti interinali e si tende a disperdere geograficamente la forza lavoro: ecco come il capitale opera per dividere i lavoratori. In questa condizione si costituisce un nuovo modello di classe lavoratrice pervasa profondamente dalla precarietà. Capirete bene, come in questa condizione risulti estremamente complicato elaborare una analisi di fase valida. A nostro avviso Il modo migliore in cui i comunisti dovranno agire in questo scenario, è quello di prediligere le piattaforme intersindacali, rispetto allo schema classico dell’organizzazione sindacale unitaria: insomma, organizzare in cellule i lavoratori, anche appartenenti a differenti realtà sindacali, ma convergenti su una linea politica di classe, con l’obiettivo a medio/lungo termine di costituire un nuovo sindacato di classe.
Che rapporti ha la JRCF con il PCF e con Hollande?
I rapporti a livello nazionale sono inesistenti, ma c’è una possibilità di dialogare con parte della base dei partiti comunisti (si ricordi che in Francia sono in corso più guerre imperialiste, e che il PCF ha approvato la guerre in Mali e in Libia). Hollande e Sarkozy sono per noi due nemici e, anche se è “preferibile” combattere un nemico come Hollande dal momento che la repressione è meno intensa, giudichiamo insostenibile l’ipotesi di un governo socialdemocratico.
Pensate sia utopia, oggi, porre come obbiettivo delle gioventù comuniste d’Europa, il tentativo di ricostruire un filo rosso che unisca le lotte nei nostri rispettivi paesi e ci permetta di abbattere il nostro nemico comune?
Il partito comunista, in Francia come in Italia, ha tradito la causa e abbandonato i simboli: noi dobbiamo ricostruire insieme l’analisi marxista e la lotta di classe, anche se è difficile. L’internazionalismo, nonostante una situazione dura, è una necessità. Abbiamo un nemico comune, che è l’Unione Europea, e un amico comune, che è il socialismo latino-americano. Bisogna, nel rispetto delle lotte di ciascun paese, ad ogni costo, essere unitari.