Ci sono appuntamenti che non manchiamo di onorare ogni anno con un ricordo ed un contributo di analisi. Oggi è l’anniversario del primo volo nello spazio condotto da un essere umano. Il 12 aprile del 1961 Jurij Gagarin, cosmonauta sovietico è il primo uomo a compiere un giro in orbita intorno alla Terra. Durante questo viaggio si racconta che a Gagarin fu chiesto come fosse la Terra dallo spazio. “E’ bellissima, è blu – rispose – non ci sono confini né frontiere.” Ricordare la nostra storia, di fronte alla sistematica cancellazione è per la nostra generazione di comunisti un dovere assoluto, e con esso quello di trasmettere ai nostri coetanei la reale portata di quello che il socialismo costruì.
L’Unione Sovietica, un paese distrutto dalla seconda guerra mondiale, che riportò oltre venti milioni di morti tra soldati e civili a causa dell’attacco nazista, e del reiterato attendismo delle potenze occidentali a scendere in guerra contro la Germania nazista, seppe rialzarsi e di lì a pochi anni, ottenere una supremazia schiacciante sul piano scientifico e ingegneristico, tale da consentire ad un suo uomo di volare per primo nello spazio. Quell’uomo, Jurij Gagarin, come recita la nota canzone della Banda Bassotti era figlio di un carpentiere, uno dei tanti figli del popolo dell’URSS, che grazie ad un sistema di educazione che garantiva a tutti la possibilità di un’istruzione qualificata, indipendentemente dalle condizioni di reddito, fu il primo cosmonauta della storia.
Sarebbe possibile altrettanto oggi nell’Italia e nell’Europa dominata dal capitalismo, dove l’istruzione diventa un lusso, e la logica di classe impedisce qualsiasi forma di mobilità sociale?
Il caso di Gagarin rappresenta certamente quello più emblematico e significativo, un simbolo della stessa capacità di un sistema di cancellare le differenze di classe, che si ritrova in milioni di casi di comuni cittadini sovietici che il socialismo elevò dalla fame e dalla miseria, al livello di cittadini istruiti a cui erano assicurati diritti e tutele che oggi la maggioranza delle popolazioni ex sovietiche rimpiangono. Come quel sistema fu condotto al collasso è indagine altrettanto importante che non intendiamo ignorare, anzi. Studiare gli errori, e soprattutto le azioni sistematiche e mirate che a partire proprio da quegli anni, portarono alla fine della spinta generata dalla Rivoluzione d’Ottobre, è un nostro dovere per evitare che questo si ripeta in futuro.
Ma oggi la nostra generazione ha prima di tutto il dovere di fornire una visione alternativa a quella dominante, generata dalla pretesa del capitalismo di spazzare via ogni prova della possibilità della realizzazione di un sistema diverso, visione che prima di tutto deve essere trasmessa con forza alle nuove generazioni, ai nostri coetanei, preda di un ventennio di calunnie. Questo compito, è tanto più importante oggi, di fronte ad una crisi di sistema che non lascia intravedere nessuna possibilità di futuro garantito e stabile per la nostra generazione. L’esempio di Gagarin, del socialismo come elevazione collettiva, come distruzione di ogni differenza di classe, è per noi un esempio essenziale per far comprendere l’enorme differenza con il capitalismo, e la reale natura della società che vogliamo costruire.