E’ un coro unanime quello che proviene dall’America Latina, dove in tutti i paesi che in questi anni hanno conosciuto la vittoria di coalizioni popolari e progressiste, si leva lo sdegno e la preoccupazione per i preparativi dell’attacco alla Siria e le eventuali ripercussioni sugli equilibri mondiali.
La riflessione più profonda su questo aspetto è venuta pochi giorni fa da Fidèl Castro, il quale ha messo in guardia dalle conseguenze che l’attacco alla Siria potrebbe avere considerato il fatto che il paese «si trova nel cuore di più di un miliardo di musulmani, il cui spirito di lotta è proverbiale». Secondo Fidèl gli Stati Uniti e i loro alleati sono pronti a scatenare un vero e proprio genocidio contro il popolo arabo, utilizzando a pretesto le bugie, manipolazioni mediatiche e l’impunità già viste in Kosovo, Iraq, Afghanistan e più recentemente in Libia».
Nelle stesse ore un comunicato ufficiale del Ministero degli Esteri cubano ha riaffermato la posizione criticando la manipolazione delle informazioni e sostenendo che «un’aggressione contro la Siria provocherebbe gravissime conseguenze per la già convulsa regione del Medio Oriente, costituirà una chiara violazione dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, aumenterà i pericoli per la pace e la sicurezza nazionale» Il governo Cubano chiedendo una soluzione politica per la situazione siriana rigetta «qualsiasi intervento volto a scavalcare l’indipendenza e la sovranità e l’integrità territoriale della Siria, e il diritto all’autodeterminazione del suo popolo». Stessa posizione era stata espressa alcune settimane fa nell’incontro tra Diaz Canèl, vicepresidente cubano e l’inviato del Presidente siriano Assad, Mohsen Bilal.
Anche il Venezuela Bolivariano, condanna i preparativi di guerra svolti dagli Stati Uniti e dalla Nato nei confronti della Siria. La vicinanza tra Siria e Venezuela a livello internazionale si è rafforzata in questi anni. Dopo la sua rielezione alla presidenza della Repubblica, Hugo Chàvez ad una domanda sulla Siria aveva dichiarato: «Come potrei non appoggiare il governo di Bashar Al Assad dal momento che è il solo governo legittimo in Siria? Come potrei non appoggiarlo? A chi dovrei dare appoggio, ai terroristi? Quelli che chiamano “Consiglio di Transizione” o non so cosa che vanno in giro ammazzando gente dappertutto? Io non mi capacito di come alcuni governi che si dicono seri in Europa possano ricevere, riunirsi con questi terroristi.» Memorabile fu la consegna ad Assad della spada di Bolìvar, il liberatore dell’America Latina, simbolo per i venezuelani e i popoli per anni oppressi dall’imperialismo Usa, della liberazione, della conquista dell’autodeterminazione.
Il presidente Maduro in questi giorni ha ribadito la posizione. «un attacco contro la Siria potrebbe essere l’inizio di una grande guerra disastrosa» – ha detto Maduro che lega i preparativi di guerra contro la Siria con l’attentato contro la sua persona, sventato recentemente dai servizi segreti venezuelani. «Il piano internazionale era quello di far coincidere temporalmente questi eventi come avevano cercato di fare nel 2002, durante il colpo di Stato contro Chavez e prima dell’attacco degli Stati Uniti all’Iraq»
Dall’Equador il presidente Correa, ribadendo la vocazione pacifista del suo governo, ha affermato che il suo paese: «rigetta qualsiasi ingerenza, a maggior ragione se di tipo militare, delle potenze straniere nella situazione Siriana» . Sulla stessa posizione degli altri paesi, si è schierato anche il Presidente Boliviano Morales, che nelle recenti dichiarazioni è tornato ad attaccare gli Stati Uniti per il caso Snowden.
Insomma i paesi dell’America Latina, che per anni si sono opposti all’imperialismo americano, e che hanno conquistato la libertà e il diritto alla propria autodeterminazione non hanno dubbi su quale parte sostenere.