* di Antonio Santos pubblicato su «Avante!» giornale del Partito Comunista Portoghese (traduzione a cura di Franco Porcù, redazione senzatregua)
Poco tempo fa, mentre partecipavo ad un dibattito sui problemi sociali del Stati Uniti – il paese dove vivo – mi domandarono se reputassi il sistema sovietico migliore di quello americano. La trappola per topi era tesa. Dopo la “caduta” del socialismo nell’est Europa, la cultura dominante ha proibito alla sinistra cosiddetta “democratica” di parlare dell’URSS senza prima, a titolo di discolpa, condannarla o rinnegarla. E nemmeno dopo l’ennesima, usuale, e ormai automatica demonizzazione abbiamo sentito parlare degli enormi passi avanti compiuti dalla civilizzazione sovietica. È palese che gli Usa non possono essere, giustamente, paragonati all’URSS. Quando nel 1917 gli Stati Uniti erano uno dei paesi più avanzati al mondo, la Russia era un oscuro impero feudale. D’altronde quando si tratta di paragonare il socialismo al capitalismo, è quest’ultimo a dettare le regole, confrontando la realtà capitalista con il suo passato e la realtà del socialismo con la sua prospettiva futura. Ma quale sarebbe il risultato se il criterio della disputa fossero le conquiste sociali? Accettiamo quindi attraverso questa lecita condizione l’insidiosa richiesta di sapere “quale era il miglior sistema” e soprattutto “per chi”.
Quello che non ti hanno mai detto sull’URSS
In 50 anni la produzione industriale sovietica è passata dal 12 all’ 85% raggiunto dagli Usa; la patria di Lenin raggiunse livelli inediti di uguaglianza, sicurezza, salute, abitazioni, occupazione, educazione e cultura. Il socialismo mise fine all’inflazione, alla discriminazione razziale e alla povertà estrema. La speranza di vita media si decuplicò e la mortalità infantile scese del 90%. Secondo l’UNESCO mai una società riuscì a migliorare il tenore di vita della popolazione in così poco tempo. Differentemente dagli USA, continuamente tempestati da epidemie di disoccupazione, in appena 20 la patria dei Soviet raggiunse la piena occupazione. I diritti dei lavoratori statunitensi sono ad oggi 80 anni indietro rispetto a quelli sovietici: i nord americani lavorano in media 9 ore al giorno. Già a partire dal 1936 i sovietici lavoravano 7 ore al giorno. I nord americani godono in media di 8 giorni di ferie, il più delle volte non retribuiti. I sovietici, già al tempo, avevano diritto ad un mese di ferie interamente retribuito. Gli Usa sono l’unico paese dell’OCSE (OECD) che non contempla un solo giorno di maternità. Nell’Unione Sovietica le donne avevano diritto a 20 mesi di maternità retribuiti. Gli Usa non dispongono di un sistema di sanità pubblica, il che condanna giornalmente a morte 125 lavoratori. Ciò non accadeva nell’URSS, che offriva cure mediche gratuite all’intera popolazione.
I giovani nord americani contraggono in media un debito di 80 mila dollari durante il loro studi universitari. In Unione Sovietica, tutti i livelli di istruzione, da quello pre-scolare a quello post-dottorato erano gratuiti. Nella terra dello Zio Sam i lavoratori spendono metà del proprio salario nell’abitazione e nei servizi di base. Nell’URSS l’affitto della casa rappresentava il 2% del bilancio economico familiare, mentre i servizi di base il 4%. L’URSS inoltre era una società più colta di quella statunitense. Nel 1917 in Kirghizistan meno dello 0,2% era alfabetizzata. Nel 1970 questo numero arrivava al 97%. In questa decade l’UNESCO riconobbe l’Unione Sovietica come paese dove si leggeva il maggior numero di libri e si vedevano il maggior numero di film. Le famiglie sovietiche si abbonavano in media a 4 riviste periodiche, il numero dei visitatori dei musei rappresentava la metà della popolazione, mentre la frequenza degli spettatori al teatro oltrepassava il suo totale. Negli Usa circa il 25% della popolazione sono tecnicamente analfabeti di ritorno.
Nani sulle spalle dei giganti
Come ultimamente ha riconosciuto la stessa destra europea, il welfare state è stato un cedimento della borghesia strappato dai lavoratori, in parte anche per competere in materia di conquiste sociali con l’URSS. Bernardo di Chartres, un filosofo del XII secolo, paragonò i fatti della sua generazione alla figura di “nani sulle spalle dei giganti”. Dobbiamo sempre riconoscere i benefici duraturi che l’esperienza sovietica ci ha lasciato in eredità. L’URSS, da sola, distrusse il 70% dell’esercito di Hitler, e liberò il mondo dal genocidio nazista, pagandolo con più di 24 milioni di vite e 70 mila tra città e paesi distrutti.
Una terra senza padroni
Con la fine dell’URSS, il numero dei poveri è aumentato di più di 150 milioni, l’economia e i salari si sono ridotti del 50%. Il 75% dei russi caddero in miseria e malattia prima che si radicasse in proporzione epidemica. La speranza di vita media si abbatté ai livelli del XIX secolo. Gli Usa hanno vinto la Guerra Fredda, ma vengono sconfitti ogni giorno dalla povertà dei suoi 50 milioni di cittadini, dal maggior tasso di popolazione in prigione e dai 2 milioni di bambini senza tetto. Nell’URSS i bambini non dormivano per strada e la democrazia non restava all’entrata della fabbrica. Fu ciò di più vicino ad una terra senza padroni che l’umanità riuscì a costruire. L’Unione Sovietica fu un fiore raro, di straordinaria bellezza e difficile coltivazione, precedentemente piantato, anche se per appena 2 mesi di vita, con la Comune di Parigi e la sua soppressione. E proprio così tornò a crescere, più rigogliosa e resistente, in un improbabile solco russo. Estinta l’Unione Sovietica, sopravvivono i semi che un giorno daranno nuovi fiori.