Unidad y Lucha: Compagno Ivan , un paio di mesi fa il Brasile ha vissuto forti mobilitazioni popolari iniziate a causa del prezzo dei biglietti dell’autobus. Potresti commentare l’analisi che fa il PCB di questi movimenti?
Ivan Pinheiro: Le manifestazioni in Brasile non sono finite, si trovano solo a basso fuoco. Il riadeguamento delle tariffe degli autobus ha appena scoperchiato una pentola a pressione sociale che mescola innumerevoli malcontenti, rovesciando tutte le preoccupazioni e richieste del popolo brasiliano, in particolare della maggior parte della gioventù degli strati popolari, senza prospettive di un futuro dignitoso. Questo scoppio ha smontato una menzogna ufficiale dei governi riformisti del PT, e cioè che tutti i brasiliani vivono felici e in armonia, in un capitalismo “dal volto umano” che favorisce tutte le classi sociali, in cui tutti guadagnano. Hanno inventato due strani concetti: “capitalismo di massa” e “società della classe media”.
Per farsi un’idea delle dimensioni di questa manipolazione, è sufficiente vedere che, nonostante la crescita del PIL, la disuguaglianza sociale è in aumento. I ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Secondo dati della Banca Mondiale, pur essendo il Brasile la sesta economia del mondo, si trova all’ 85 ° posto nel HDI (Indice di Sviluppo Umano). In America Latina, occupa l’ultimo posto nella media di anni di scolarizzazione e il primo nell’abbandono scolastico a livello di base (PNUD / ONU).
Quel discorso era funzionale all’interno del paese, per fomentare la passività dei lavoratori, e fuori, per attrarre investimenti esteri e sfruttare la posizione del capitalismo brasiliano nel sistema imperialista.
La scelta dei governi del PT a favore della governabilità istituzionale borghese e di affrontare la crisi istituzionale con più capitalismo è tra le principali cause dell’esplosione sociale. Nell’assumere la sua carica nel 2003, Lula disponeva di tutte le condizioni per la convocazione di una assemblea costituente sovrana, come hanno fatto Hugo Chavez, Evo Morales e Rafael Correa, al fine di promuovere i cambiamenti promessi in campagna elettorale, con il governo popolare. Al contrario, nominò l’ex presidente della Banca di Boston per dirigere la Banca Centrale e mantenne intatta la politica economica del governo neoliberista e traditore di Fernando Henrique Cardoso, approfondendo l’abbandono e la privatizzazione della sanità, dell’istruzione e dei servizi pubblici. Attualmente, il governo si dedica alla privatizzazione, su larga scala, di autostrade, ferrovie, porti, centrali idroelettriche, aeroporti e stadi.
Continuando le politiche neoliberiste, il PT promuove la consegna delle nostre riserve di petrolio e privilegia l’agro-industria, il sistema finanziario e i grandi monopoli. In questo momento, il governo promuove una gara d’appalto, aperta alle multinazionali, per il cosiddetto “Campo di Libra”, una zona in cui le più grandi riserve di petrolio nello strato pre-sal, in una quantità superiore a tutte le riserve brasiliane, dalla fondazione di Petrobras 60 anni fa.
Mentre il capitale viene esentato da tasse, si continua con la precarizzazione del lavoro (con nuovi e peggiori posti di lavoro) e con la chiamata “flessibilità” dei diritti lavorativi, ovviamente al ribasso e con riduzioni dei salari.
Si estende la politica d’ “avanzo primario”, un meccanismo che riduce la spesa sociale, per poter pagare i redditieri di un debito pubblico che non è mai stato sottoposto a revisione contabile. I dati del bilancio nazionale per il 2014 sono impressionanti: 42,42 % per il pagamento ai redditieri, 3,91 % per la sanità, 3,44 % per l’istruzione! E questa la chiamano “responsabilità fiscale”.
Questo è il terreno fertile delle proteste: l’abbandono dei servizi pubblici, privatizzazioni, la corruzione diffusa, la mancanza di lavoro e di prospettive per la gioventù. Una delle conseguenze di questo quadro è il discredito della politica e dei partiti politici, sulla base delle alleanze e accordi spuri, in un governo di coalizione con le forze conservatrici, capitanato da un partito che è andato al governo promettendo trasformazioni sociali, ma che ha trasformato solo se stesso. La borghesia stimola questo discredito, per generalizzare il disgusto e allontanare i lavoratori dalla politica e dai partiti anti-sistema.
Ci sono segni di esaurimento del ciclo del PT come partito popolare, classista, di massa. Questo non significa la sua fine, ma il consolidamento di un processo di trasformismo in un partito dell’ordine, protagonista del bipartitismo nel quale la disputa è principalmente sulla forma di amministrazione del capitalismo. Il fatto che il PT si chiama “Partito dei Lavoratori” contribuisce a confondere le masse e ritardare la loro esperienza.
Il popolo spagnolo conosce come nessun altro questo trasformismo, poiché colui che ha introdotto il neoliberismo in questo paese è stato un partito che ancora oggi si presenta come “socialista e operaio”!
Questa esplosione popolare in Brasile può ritornare con una maggiore ampiezza e combattività nel 2014, con la Coppa del Mondo di calcio, un mega evento sempre più redditizio per il capitale e escludente per il proletariato. Sarà un momento in cui le disuguaglianze sociali saranno più evidenti, quando il popolo comprenderà che ha perso perfino il diritto al suo più tradizionale e culturale diritto al tempo libero: l’allegria di andare negli stadi di calcio, ora privatizzati e di proprietà delle classi più ricche, a causa dei prezzi elevati dei biglietti. Si noti, che l’emergere del Brasile come potenza capitalista ha portato qui anche le Olimpiadi 2016.
Questi mega eventi e lo “sfrenato” capitalismo che il PT chiama “neo-sviluppismo” stanno distruggendo anche il diritto alla vita e alla casa. Dal momento che il capitalismo non chiede il permesso, si criminalizza la povertà, spazzando quartieri popolari, comunità indigene, emarginati, e discendenti africani. Nel frattempo, lo Stato brasiliano cammina verso la fascistizzazione, militarizzando sempre di più la polizia, reprimendo e criminalizzando i movimenti popolari, mentre i mezzi di comunicazioni borghesi regnano sovrani, forgiando le versioni e le manipolazioni che gli interessano, visto che i governi del PT non solo non hanno toccato con un solo dito il monopolio delle comunicazioni, ma lo finanziano con pubblicazioni ufficiali.
Questa escalation di repressione, si elabora nel Congresso Nazionale, con la complicità silenziosa del governo, una legge “antiterrorismo” volutamente ampia e evasiva, che serve alla criminalizzazione delle lotte popolari e delle organizzazioni rivoluzionarie e cerca di evitare grandi manifestazioni durante i mega eventi sportivi in programma.
Uyl: Alcuni dicono che il governo di Dilma Rousseff e il PT sia un governo favorevole ai lavoratori. Qual è la posizione del PCB su questo?
IP: Come ho cercato di mostrare nella domanda precedente, i governi del PT sono, fondamentalmente, al servizio del capitale. Non è un governo neutro; non c’è una terza via.
Il governo Dilma sembra più neoliberista di quello di Lula, solo perché adesso la crisi del capitalismo soffia anche nella direzione dei cosiddetti paesi emergenti, che si sono beneficiati nel primo decennio di questo secolo. Per ritardare l’inizio della crisi nel paese, Dilma ha fatto sempre più concessioni al capitale. Il suo governo è sempre orientato dai mezzi borghesi, dagli alleati conservatori e dagli obiettivi stabiliti dalle agenzie internazionali del capitale. Tuttavia, il suo governo è di continuità, non di rottura con quello di Lula.
Nell’immaginario della sinistra latinoamericana, i governi del PT sembrano progressisti; alcuni vanno a idealizzali come anti-imperialisti. Questo tuttavia ha a che fare con il passato combattivo del PT e di Lula, il suo riferimento principale.
Il superamento di questa illusione, di questo ostacolo, è di importanza fondamentale per avanzare nella costruzione di una unità d’azione rivoluzionaria continentale, anti- capitalista e anti- imperialista. Il PT è oggi un partito sistemico. Addomestica e coopta le grandi organizzazioni di massa, come la CUT (Centrale Unica dei Lavoratori) e UNE (Unione Nazionale degli Studenti). Il suo principale alleato è un partito di centro-destra (PMDB), che ha nelle sue mani la chiave del potere legislativo brasiliano, presiedendo, al tempo stesso, la Camera dei Deputati e del Senato, oltre ad occupare la vicepresidenza della Repubblica e ministeri strategici.
In Brasile, mai i banchieri, imprenditori, l’agroindustria e i monopoli avevano ottenuto tanto profitto. La politica economica e la politica estera dello Stato borghese brasiliano è al servizio del progetto che cerca di fare del Brasile una grande potenza capitalista, nel quadro del sistema imperialista. Il suo feticcio è un sposto permanente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che conferisce lo status di potenza. Le multinazionali di origine brasiliana, sfruttano i finanziamenti pubblici, e adesso dominano i mercati in molti paesi, soprattutto in America Latina, una grande cava di opere per i contrattisti favoriti dal governo, principali fonti di finanziamento privato del PT. Petrobras, presentata come statale, è una multinazionale come tutte le altre, con oltre il 60 % delle azioni in mano a privati, vendute alla Borsa di New York.
Oggi, il governo brasiliano è l’organizzatore del trasferimento della maggior parte del reddito e della ricchezza prodotta dal paese verso la borghesia, attraverso l’avanzo primario, la politica di alti tassi di interesse e il sistema fiscale fortemente regressivo. Il consumo è stimolato da agevolazioni fiscali per le imprese, con il credito facile e costoso, ma non con aumenti salariali. Il risultato è che le famiglie brasiliane hanno uno degli indici di indebitamento più alti del mondo, che impegna, in media, il 46 % del loro reddito.
Uyl: Nel vostro paese ci sono diverse organizzazioni che si richiamano al campo comunista. Che tipo di relazioni mantenete con loro?
IP: La maggior parte di queste organizzazioni immagina l’imperialismo come il nemico esterno, che li porta a difendere ciò che alcuni chiamano “progetto popolare e democratico”, altri “nazional sviluppismo” o “liberazione nazionale”. Prevale in questo campo politico il discorso contro l’imperialismo nordamericano, come se ci fosse un altro imperialismo buono, con il quale potremmo allearci – e contro il neoliberismo, che vedono come un capitalismo “selvaggio”, disumano.
Nella visione del PCB, non ci sono contraddizioni antagonistiche tra il nucleo dominante della borghesia brasiliana e l’imperialismo, che non è un “nemico esterno” che deve essere combattuto da un fronte di conciliazione di classe tra il proletariato e la borghesia “nazionale”, come dicono i riformisti. E’ un nemico interno, ora che il Brasile fa parte del sistema imperialista, nonostante le sue contraddizioni e l’essere ancora un attore secondario, anche se in ascesa.
Il PCB, studiando il capitalismo brasiliano da un rigoroso punto di vista marxista, è giunto alla conclusione che è pienamente sviluppato, che dispone di tutte le istituzioni e condizioni per la sua fioritura. Con questa analisi, si arriva alla comprensione logica che la contraddizione fondamentale della società brasiliana è tra il capitale e il lavoro, che ci porta a concludere che il carattere della rivoluzione brasiliana è socialista. Questo non significa che diciamo, come insinuano i nostri detrattori, che nel nostro paese, il socialismo è proprio dietro l’angolo, perché ci mancano (e molto) le condizioni soggettive, tra gli altri fattori in funzione dell’egemonia riformista e opportunista nel campo definito genericamente di sinistra.
Ovviamente, abbiamo differenze nella politica d’alleanze. Le strategie riformiste implicano l’allearsi con la borghesia, privilegiando la lotta nel campo istituzionale. Trasmettono ai lavoratori l’illusione che sia possibile umanizzare il capitalismo e camminare verso il socialismo dalla democrazia borghese, attraverso il progresso sicuro e graduale. Mentre le strategie socialiste portano le alleanze nel campo delle forze politiche e sociali anticapitaliste e antimperialiste, privilegiando le lotte di massa, in antagonismo col capitale, senza escludere alcuna forma di lotta.
Con alcune di queste organizzazioni riformiste abbiamo una unità puntuale nella solidarietà internazionale, eccetto che nella lotta contro le azioni di carattere imperialista del Brasile, e che non possono essere di gradimento del governo, come ad esempio l’occupazione di Haiti, l’intenso commercio d’armi che il Brasile sostiene con la Colombia e Israele, l’accordo militare con gli Stati Uniti stabilito durante il governo Lula, denunciato nel 2010 dal PCB, e la solidarietà con l’insurrezione colombiana, in relazione alla quale i riformatori vogliono mantenere le distanze per evitare di compromettere la loro immagine di “democratici” e di “sinistra moderna”. Considerano che la persistenza della guerriglia ostacola l’integrazione latinoamericana e la stabilità dei governi che considerano progressisti. Vogliono una “pace” nel breve periodo, ad ogni costo, anche quello dei cimiteri.
Ma ci sono in Brasile anche organizzazioni comuniste con le quali abbiamo affinità strategica e, pertanto, nell’opposizione ai governi del PT. Tuttavia, per una serie di ragioni, sono ancora legami deboli quelli che ci legano. Esistono, infine, i partiti e le tendenze con riferimenti socialisti, democratici radicali e libertari, in parte con vocazione riformista, ma con cui abbiamo una unità in particolare su questioni di politica nazionale, nell’opposizione al trasformismo del PT, includendo tra gli altri una varietà di organizzazioni con riferimenti trotskisti che, almeno nel caso brasiliano, non possono essere analizzati come un congiunto omogeneo. Le nostre principali differenze con alcune di queste organizzazioni esistono prevalentemente nel campo della solidarietà internazionale, che non è una questione irrilevante per un partito marxista -leninista, come è il PCB, che rivendica e ha un comportamento profondamente internazionalista. Ci sono organizzazioni che fanno obiettivamente il gioco dell’imperialismo in tutte le questioni internazionali, andando addirittura a sostenere quelli che chiamano “ribelli” in Siria, che caratterizzano la Rivoluzione Cubana come una “dittatura capitalista” e considerano che Chavez (Maduro oggi) e Evo Morales non hanno alcuna differenza in relazione alle loro opposizioni oligarchiche al servizio dell’imperialismo.
Con l’esplosione della manifestazioni di piazza e, come risultato dell’aumento della repressione poliziesca (in Brasile esiste in tutti gli Stati una Polizia Militare, con Battaglioni d’Urto, un retaggio della dittatura), sorgono combattivi gruppi anarchici, di taglio anticapitalista , ma che sottovalutano la centralità del lavoro e dell’organizzazione della classe. Adottano una linea di insurrezione popolare, fuochista e orizzontale. Il PCB, che sostiene la radicalizzazione della lotta di classe e il diritto all’insurrezione dei popoli, comprende la violenza con cui agiscono questi giovani militanti, molti dei quali residenti nelle comunità povere, spinti da un giusto odio verso la polizia che uccide ogni giorno i loro amici e parenti. Nonostante il disaccordo con il loro metodo, noi non ci associamo alla campagna di demonizzazione di cui sono stati vittime, anche da parte di correnti popolari.
All’interno di questo quadro complesso, il PCB si muove cercando l’unità puntuale, in ogni caso concreto, senza tenere alcun rapporto esclusivo con alcuna organizzazione politica di questo campo ampio e diversificato che possiamo chiamare, in mancanza di un altro nome, di “sinistra”.
Uyl: Come analizzate i diversi processi di integrazione in atto in America Latina, come il MERCOSUR e ALBA, CELAC e UNASUR?
IP: Nonostante tutti i limiti, determinati dal fatto che, anche nei paesi dove più si sono approfonditi i processi di cambiamento (Venezuela, Bolivia ed Ecuador), rimane in vigore il sistema capitalista, il PCB nutre simpatia moderata verso esperienze come l’ALBA, un tentativo di contrappunto all’integrazione sotto l’egemonia imperialista, che sarebbe stato attuato se il progetto dell’ALCA non sarebbe stato sconfitto dai popoli latinoamericani.
L’ALBA lotta per l’integrazione sovrana e solidale, non solo tra i governi e i mercati, ma anche fra i popoli della Nostra America. Ma la riluttanza del governo brasiliano, la scomparsa fisica del Comandante Chavez e l’offensiva dell’imperialismo nel nostro continente hanno ostacolato il suo rafforzamento.
Per capire meglio il capitalismo brasiliano, il Brasile era contro l’ALCA ma ha boicottato l’ALBA, cercando uno spazio per il proprio sviluppo, in un processo di competizione non conflittuale con le varie potenze, utilizzando per questo la contropartita di contenimento dei processi di cambiamento nella regione.
Così il Brasile, oltre boicottare l’ALBA, ha impedito il sorgere di numerose istituzioni che l’avrebbe rafforzata e ampliata, come la Banca del Sud e il Sucre, un progetto di moneta comune latinoamericana, proposte di Hugo Chavez non realizzate per l’opposizione brasiliana.
In realtà, la strategia brasiliana è quella di espandere e rendere continentale il MERCOSUR, isolando e disidratando l’ALBA. Il MERCOSUR, come sappiamo, è un progetto d’integrazione capitalista, guidato dal Brasile e sostenuto dall’Argentina, a cui il Venezuela e altri paesi del Sud America vanno aderendo, a seconda delle esigenze del mercato. Come il cosiddetto Patto del Pacifico (Messico, Colombia, Cile e Perù) è un contrappunto, più all’ALBA che al MERCOSUR, nulla impedisce che questo e quello si integrano nel medio termine.
Infine CELAC e UNASUR, nonostante la virtù di non includere gli Stati Uniti e, nel caso del primo, includere Cuba, sono organizzazioni interstatali eterogenee, che vanno dai paesi che già dispongono di TLC (Trattati di Libero Commercio) con gli Stati Uniti fino a quelli che hanno una posizione anti – imperialista. Sono state importanti per l’adozione di alcuni accordi e la risoluzione di alcuni conflitti, ma incapaci di evitare golpe dell’imperialismo e delle oligarchie, come nei casi di Honduras e Paraguay, la crescita delle basi militari yankee nella regione e fingere inoltre di essere ciechi davanti l’importante dialogo politico per risolvere il conflitto in Colombia a L’Avana. In entrambi, l’egemonia è ampiamente capitalista.
In America Latina abbiamo bisogno di una articolazione di forze rivoluzionarie, anti- capitaliste e anti- imperialiste, per far fronte all’egemonia del Forum di São Paulo, che è divenuto la cintura di trasmissione del capitalismo brasiliano per occupare più spazio nella regione.
Vogliano affermare il Forum come braccio regionale del neo-sviluppismo sotto l’egemonia brasiliana, il PT – in alleanza con altri partiti riformisti e con quelli che danno priorità alle ragioni di Stato – favoriscono i processi elettorali a scapito delle lotte di massa, cercando in ogni paese di contribuire politicamente e materialmente alla elezione di governi allineati con questa articolazione. Ciò ha significato la perdita del carattere del Forum di São Paulo, nato come una articolazione anti -imperialista.
Uyl: Il PCB realizzerà il suo 15 ° Congresso nell’aprile 2014. Quali sono gli obiettivi del Partito in relazione a questo Congresso?
IP: Partendo dal presupposto che la strategia della rivoluzione brasiliana e l’analisi della crisi mondiale del capitalismo, elaborate dal XIV Congresso, sono consensuali nelle file del PCB, il Comitato Centrale del PCB ha deciso di focalizzare la discussione del XV Congresso Nazionale sulle questioni interne. Nella questione organica evidenziamo il bilancio e le prospettive del processo che chiamiamo di Ricostruzione Rivoluzionaria. Per quanto riguarda la linea politica, avranno la centralità le questioni della via e delle mediazioni tattiche della strategia socialista.
Il XV Congresso Nazionale si svolgerà in un momento particolare per il Partito, che sperimenta un grande rinnovamento e una crescita con qualità, seppur modesta, a partire dal XIV Congresso, quando il PCPE ci ha onorato con la sua presenza. Attualmente, la maggior parte dei militanti del Partito parteciperanno per la prima volta a un congresso del PCB. È diminuita l’età media della militanza e cresce il livello politico e ideologico.
Con questo modello più orientato verso questioni interne, e davanti alla necessità di utilizzare al meglio le nostre energie per l’impegno della militanza nel processo congressuale, abbiamo preso la difficile decisione di non invitare questa volta l’insieme dei partiti comunisti di altri paesi, questo non significa che non riceveremo con affetto i compagni dei partito più identificati con il PCB che vorranno presenziare a questo dibattito, scambiare le esperienze, opinioni, offrire alla nostra militanza il loro punto di vista e rafforzare i legami di amicizia e di unità dei partiti comunisti che combattono contro il riformismo.
Uyl: A novembre di quest’anno si terrà a Lisbona, l’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai. Come vede lo stato di salute del Movimento Comunista Internazionale e, in particolare, in America?
IP: Continuiamo ad essere carenti di un nuovo e vigoroso movimento comunista internazionale, mi dispiace dover includere qui l’aggettivo rivoluzionario, perché ogni volta di più le parole perdono il loro senso. Purtroppo, ci sono partiti che si dicono comunisti, incluso in Brasile, che in realtà sono la linea ausiliaria del capitale. Non cambiano di nome solo perché è funzionale per essere accettati e incoraggiati dalla borghesia, in funzione dei loro favori che prestano illudendo i lavoratori con la possibilità di umanizzare il capitalismo.
Ma non sosteniamo una internazionale verticalizzata e burocratizzata, che cerca di guidare i partiti membri con manuali di orientazioni standardizzati, come se i paesi fossero omogenei e le rivoluzioni un prodotto d’esportazione. Pensiamo a una articolazione comunista internazionale radicata nell’unità d’azione, con un coordinamento che agevoli lo scambio di informazioni, le relazioni bilaterali e regionali, contribuisca al dibattito e alla formazione politica e ideologica, al protagonismo e all’unità d’azione del proletariato a livello mondiale e alla solidarietà dei popoli in lotta. Il declino del culto della personalità e l’assenza di un “partito guida” sono fattori favorevoli a questo progetto.
Questa articolazione dovrebbe essere compiuta a livello regionale. Abbiamo visto di buon occhio un recente incontro a Bruxelles, cui hanno partecipato una trentina di partiti comunisti (rivoluzionari) di diversi paesi europei, tra cui il PCPE, che hanno creato una alternativa al riformismo del Partito della Sinistra Europea che, per inciso, si articola con il Forum di San Paolo, nella prospettiva di una internazionale social-liberale.
La lotta contro il riformismo e l’opportunismo è attualmente la principale battaglia dei rivoluzionari.
Uyl: C’è qualcos’altro che vuoi dire ai nostri lettori?
IP: Qualcosa di più sull’America Latina, una regione che si trova oggi nello scacchiere dei rapporti di forza mondiali.
Al di là della necessità di rafforzare la nostra solidarietà con la Rivoluzione cubana, i processi di Bolivia ed Ecuador e la resistenza dei popoli, l’azione degli internazionalisti oggi deve concentrarsi nella lotta di classe che si sviluppa in Colombia e Venezuela. Il futuro dell’America Latina si sta giocando in questi due paesi di popoli fratelli, con ripercussioni mondiali.
In Venezuela continua l’offensiva della destra , utilizzando l’assenza fisica del Comandante Hugo Chavez, del risultato modesto nella vittoria legittima di Nicolas Maduro, e soprattutto i limiti della cosiddetta rivoluzione bolivariana. Una rivoluzione che non avanza, che non inizia a distruggere le strutture dello Stato borghese, a espropriare gli oligarchi e costruire il potere popolare, è in pericolo di essere sconfitta. Vista la situazione di stallo politico, si avvicina il momento della resa dei conti. Non vi è alcuna possibilità di riconciliazione, di patti d’élite.
La sconfitta del popolo venezuelano da parte dell’oligarchia e dell’imperialismo impatteranno negativamente nei Dialoghi de L’Avana. Allo stesso modo, la frustrazione di questi dialoghi, oltre a indebolire e minacciare il potente e unitario movimento di massa colombiano, influirà negativamente in Venezuela.
E’ necessario rafforzare la nostra solidarietà con il Presidente Maduro e il proletariato venezuelano, attore principale per garantire lo sblocco del processo bolivariano e il suo necessario progresso verso il socialismo.
Il successo del Dialogo de L’Avana non è solo un problema dei colombiani, ma di tutti i popoli dell’America Latina e del mondo. È necessario smontare il progetto imperialista che attribuisce alla Colombia il ruolo di Israele nel Medio Oriente.
Se i dialoghi prosperano, si può avere nel paese un clima favorevole per le lotte per le rivendicazioni popolari, ma non una “pace sociale”, perché la lotta di classe non si ferma. Frustrati i dialoghi, si può verificare in Colombia un’altra fase di estrema violenza contro il popolo e le sue organizzazioni, un segno della storia dello stato terrorista colombiano.
L’oligarchia colombiana vuole una pace dei cimiteri, rapida, senza costi, per creare un ambiente favorevole allo sviluppo capitalistico. Aiutare a destabilizzare il Venezuela per imporre un accordo al ribasso all’insurrezione. Non ci inganniamo con il “pacifismo” dell’oligarchia e dell’imperialismo che la dirige. Ricorrono al dialogo solo perché non sono riusciti nella loro guerra contro l’insurrezione, nonostante tutte le enormi risorse militari e finanziarie investite nel Plan Colombia, dei paramilitari, delle basi USA, dell’assistenza della CIA e del Mossad.
Adesso gli interessi del popolo colombiano e dei guerriglieri, che si fondano nel tavolo del dialogo, sono una soluzione politica con giustizia sociale ed economica, consolidata attraverso una Assemblea Costituente sovrana, con un’ampia partecipazione.
Il PCB si solidarizza con i guerriglieri e le organizzazioni di massa colombiane. In questo momento, è decisiva la solidarietà con la delegazione delle FARC a L’Avana e con la Marcia Patriottica (un movimento plurale e unitario, che riunisce migliaia di organizzazioni politiche e sociali), il cui progresso e sviluppo dipende in gran parte dalla continuità e vitalità dei negoziati.
Infine, lasciamo qui un saluto fraterno e rivoluzionario al PCPE (Partito Comunista dei Popoli di Spagna), con la quale condividiamo l’audacia di contribuire a che un giorno il comunismo prevalga nel mondo, ponendo fine allo sfruttamento, all’oppressione, alle guerre imperialiste, alla fame e alla miseria.
Uyl: Molte grazie compagno.
* intervista pubblicata sul giornale “Unidad y Lucha” traduzione a cura di senzatregua.