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Con Froz la breakdance si tinge di rosso.

Il suo nome è Roman Gorskiy, in arte “Froz”. Nato nel 1985 a Mosca, allora Unione della Repubbliche Socialiste Sovietiche, si è trasferito in Italia all’inizio degli anni ’90, dove da allora vive, prima in provincia di Bari, poi a Milano. Da due anni è campione italiano di breakdance. Quando gareggia lo fa sempre indossando una maglia con falce e martello, oppure omaggiando i partigiani italiani, con la bandiera tricolore con la stella rossa. Lo abbiamo intervistato per far conoscere la sua storia ad un pubblico di compagni, e perché no a tanti giovani ragazzi e ragazze che potranno leggere questa intervista. 

Ciao Roman e innanzitutto grazie per questa intervista. Come hai iniziato con la breakdance e in che modo hai portato avanti questa tua passione negli anni?

Ciao! Ho iniziato a ballare nel 2001 guardando un videoclip musicale su Mtv dei Bomfunk Mc’s – Freestyler. Ho portato avanti questa passione negli anni grazie a diversi fattori, quali il trasferimento della mia famiglia a Milano, che mi ha permesso di conoscere gente nuova e aggregarmi successivamente ai “Bandits” mio gruppo attuale!

In Italia non sempre fare attività sportiva è una possibilità per tutti. Spesso i costi sono alti e mancano strutture adeguate, a partire dalle scuole. L’attività sportiva in generale potrebbe essere un’alternativa importante per combattere disagio e droga, ed indicare ai giovani una strada diversa. Cosa pensi su questo?

La carenza di budget esiste non solo nello sport ma anche in altri settori ancora piu importanti. Ma ormai questo è un dato stabile con il quale bisogna fare i conti, ciononostante una delle peculiarità del Breaking è che è una di quelle discipline che non richiede da chi la pratica grandi investimenti di denaro, direi che non ne richiede praticamente affato! Devi solo avere un paio di scarpe e dei vestiti comodi. La breakdance di per sè una disciplina che ti aiuta a conoscere te stesso tramite un costante allenamento fisico aprendoti la mente. Inizi a comprendere che è molto più soddisfacente imparare nuovi passi che andare a fumare, inizi a capire che è meglio andare a un ritrovo di ballerini anziché andare a spacciare. Ti allontani da uno stile di vita non sano, anche se i primi pionieri di questa cultura erano per la maggior parte immischiati in delinquenza e droga.

Quando hai lasciato il tuo paese, avevi pochi anni. Cosa ricordi, cosa hai avuto modo di sapere anche da altri, e qual è il tuo giudizio personale su quel periodo storico che ha visto la fine dell’URSS?

Avevo 8 anni quando ho lasciato Mosca alla volta di Bari. Il mio giudizio personale si può basare sui primi anni della mia vita, fino all’asilo. Devo dire che da un punto di vista di bambino non mi è mancato nulla, tutto quello che volevamo (giochi, divertimenti) era a nostra disposizione. Questo anche perché la Tv non ti faceva sognare qualcosa che non avresti potuto avere. Quindi non mi è mancato nulla, in tutti i sensi. La fine dell’URSS è considerata una tragedia dalla maggior parte dei russi persino il presidente Putin lo ha dichiarato. L’Unione Sovietica non aveva i piedi d’argilla e tutte le crisi sono state create in concomitanza con il presidente Gorbacev che ha usato la “Perestroika” per sfaldare un sistema consolidato in 71 anni. Dopo la caduta dell’URSS la valuta del dollaro che soffriva di crisi vicine al collasso nel 1991 ha avuto grande respiro sulle nostre steppe.

In Italia, come avrai potuto vedere, la memoria storica tra i giovani non è un sentimento diffuso, perché per anni è stata combattuta e revisionata in nome dell’anticomunismo. Avere esempi come il tuo può essere di fondamentale importanza per i giovani. Cosa significa per te memoria storica?

L’Italia ha avuto grandi persone che hanno fatto grandi cose. Il comunismo è stato ed è considerato un pericolo, perché spodesta il potere borghese privandolo di ogni privilegio a favore di classi meno agiate. La memoria storica nel nostro paese è ricordare il grande sacrificio eroico dei nostri compatrioti nella Grande Guerra Patriottica combattuta nel 1941 – 1945 per liberare la nostra patria dall’invasore nazista. In Italia la memoria storica dovrebbe riguardare ogni persona che tiene alla libertà ogni persona che vive una vita dignitosa, tutti dovrebbero ricordarsi di quelle persone che si sono battute per le persone comuni, per la classe operaia. Penso che tutti dobbiamo molto ai partigiani di questo paese.

Ora due domande più leggere. Una interessante, una stupida. Perché il nome “Froz”? C’è un motivo particolare? E la domanda stupida….sai fare la danza del cosacco?

Il nome Froz deriva da una elemento base della breakdance che è il Freeze, visto che questo era già in uso ho optato per Froz. La danza che tu chiami del Cosacco, è una danza popolare russa ed in particolare quel passo che intendi nella breakdance è codificato come “Russian Step”.

Da comunista c’è un messaggio che vuoi lanciare ai nostri compagni e a tutti i ragazzi e le ragazze che stanno lottando insieme a noi in questi mesi?

Un messaggio che vorrei lanciare a tutti, è che in ogni caso in ogni circostanza bisogna avere la forza di lottare per le proprie idee, e che queste idee possano portare più giustizia sociale, più progresso e più uguaglianza.

Quali sono i tuoi prossimi impegni e propositi per il futuro?

Il mio prossimo impegno importante è il 30 Novembre a Seoul per i mondiale del Red Bull BC One world finals.

Un grande “in bocca al lupo” da parte nostra.

Un saluto a pugno chiuso compagni! Avanti verso la vittoria.

 

 

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