di Federica Savino
Oggi si terranno in tutta Italia iniziative, conferenze e manifestazioni istituzionali e non per riportare all’attenzione dell’opinione pubblica uno dei flagelli di questa società: la violenza contro le donne. Un fenomeno che da sempre tormenta e svilisce ogni epoca. Le cause non sono facilmente identificabili ma è possibile ipotizzare che queste risiedano nella sopraffazione, nell’individualismo sfrenato, nell’oppressione e nello sfruttamento dell’uomo sull’uomo caratteristiche di questo sistema economico e sociale che ha da sempre utilizzato la violenza contro le donne, sotto le sue svariate forme e sfumature, come forma di punizione e controllo sociale.
Nonostante questa sia una problematica che macchia tutte le pagine della storia mondiale, solo nel 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, addirittura in Italia è da solo pochi anni, ed è per merito dei centri antiviolenza e Casa delle donne che questa giornata ha assunto un rilievo politico e mediatico di una certa visibilità. È innegabile che la politica dei palazzi e i mass media abbia affrontato l’argomento: se la legge sullo stalking e la Convenzione di Istanbul sono stati un piccolo passo avanti moltissimo rimane ancora da fare e nel frattempo le donne continuano a subire le peggiori vessazioni che non di rado sfociano nell’omicidio. Ma come non si può pensare quanto certe forme di interessamento siano sostanzialmente tradite di fronte alla mancanza di fondi statali stanziati per i centri antiviolenza, agli ingenti ed indiscriminati tagli ai servizi sociali che si occupano direttamente dell’intercettazione prima e della salvaguardia dopo di quelle donne che subiscono le più becere violenze; come si può non notare quanto le politiche di prevenzione e di promozione di una cultura volta al rispetto della donna non siano mai state messe seriamente in campo, quasi in una prospettiva in cui il problema sia di rilevanza privata e non pubblica; inoltre emerge chiaramente quanto il personale specializzato che dovrebbe occuparsi di tali tematiche non venga sufficientemente supportato, soprattutto da un punto di vista formativo e di mezzi.
Nell’ultimo periodo nelle pagine della cronaca nera si riversano le storie drammatiche di donne che diventano anche le protagoniste dei salotti televisivi vuoti ed offensivi per come spettacolarizzano le sofferenze raccontate per qualche punto di audience in più. Invece la politica si preoccupa di affrontare il problema attraverso leggi che vanno ad agire sugli effetti e non sull’eliminazione delle cause inasprendo le pene, in un’ottica quindi di repressione sociale.
Il 25 novembre rischia di diventare un’altra giornata di commemorazione delle vittime e di ricorrenza, nella quale una volta l’anno si parla falsamente di sensibilizzazione e di informazione diventando così l’ennesima occasione per i politicanti di fare promesse con sfoggio di retorica e di racimolare voti, dando la parvenza mediatica che il problema sia parte dell’agenda politica; si sprecheranno nel suggerire e promettere forme di prevenzione e di risoluzione del problema senza spendere neppure una riflessione sulla precarietà e sulla mancanza di reddito che rende la donna da sempre economicamente dipendente, senza considerare quanto possa incidere la crisi su questa epidemia sociale, quanto la donna sia soffocata dai tagli alle spese sociali che si riversano inesorabilmente sulle proprie forze e responsabilità.
Non bisogna permettere che ciò accada e soprattutto non è accettabile che questa emergenza sociale sia analizzata come un semplice fattore culturale che è possibile sradicare attraverso una massiccia dose di campagne e manifesti. Tutto si concentrerà in una sola giornata dimenticandosi del resto dei giorni dell’anno e limitandosi a campagne di puro e semplice marketing.
La violenza contro le donne è uno dei sintomi di questo sistema economico e sociale, quindi un problema strutturale che comprende tutte quelle forme di discriminazione e violenza di genere che sono in grado di annullare la donna nella sua identità e libertà. Guardando il problema da questo punto di vista non si può non comprendere che solo agendo nella modificazione delle condizioni di vita si può sradicare una cultura colma di oppressione e di violenza contro le donne.