Fiat Pomigliano col suo “piano” Marchionne sta chiudendo la fabbrica e mettendo in crisi l’indotto: riduzione del personale e mobilità alla trasnova e part-time alla Lera Nuova. Condanna per antisindacalità alla Fiat dal tribunale di Napoli dovrà risarcire 2.000 operai per una serrata antisciopero.
La recente comunicazione della Trasnova di “procedura di riduzione di personale e messa in mobilità” prevista per questo fine dicembre per 7 lavoratori, su un organico di 58 addetti alla “gestione piazzale” (presa in carico e gestione delle vetture complete dal reparto Finizione per il loro avvio alle concessionarie per la commercializzazione) la dice lunga sulle reali prospettive dello stabilimento di Pomigliano d’Arco.
Stabilimento precedentemente programmato per una produzione di 1.000 Alfa Romeo al giorno con organici per oltre 5.000 addetti ad esclusione di quelli dell’indotto e che oggi, per fallimento del “miracolo produttivo” già annunciato da Marchionne ed i conseguenti e bassi numeri di produzione della“nuova Panda” non consente né il riassorbimento dei 2.000 cassintegrati da anni – tra Pomigliano e Nola (figurarsi quelli dell’indotto) – né la tenuta produttiva presente e futura della fabbrica come testimoniano le continue fermate degli impianti, la prossima 23 dicembre al 7 gennaio, e per giunta pagata dai lavoratori con l’assorbimento di ferie e permessi retribuiti.
In crisi anche la Lear di Caivano, azienda produttrice dei sedili per la Panda assemblata a Pomigliano: lo conferma il recente accordo sottoscritto lo scorso 25 novembre tra azienda, Fiom e Uilm (lo Slai cobas ha rifiutato la firma) e relativo all’assunzione a tempo indeterminato (per la maturazione dei termini normativi) dei 38 addetti con precedenti e triennali contratti a termine con 40 ore settimanali ma oggi assunti a tempo indeterminato ma a “part-time” (con 28 ore a settimana) per le “necessità del cliente Fiat Pomigliano che prevedono nel corso dell’anno 2014 una riduzione delle attività lavorative attuali”.
Intanto, in Corte di Appello e su ricorso dello Slai cobas presentato dall’avv. Arcangelo Fele, il Tribunale di Napoli, con sentenza dello scorso 16 agosto 2013 (rilasciata solo ieri per i noti ‘tempi tecnici’ della giustizia) ha condannato la Fiat per comportamento antisindacale nei confronti dei lavoratori e del sindacato di base censurando la serrata aziendale (in occasione dello sciopero indetto il 6 aprile 2004 dalle ore 6.00 alle 6.30 nel reparto montaggio Alfa 147), quando la Fiat per rappresaglia mandò a casa per l’intero turno di lavoro e senza retribuzione i circa 2.000 addetti che oggi potranno reclamare quei soldi (circa 100 euro compresa rivalutazione ed adeguamento istituti salariali quali tredicesima, ferie ecc.). Nuove iniziative giudiziali in corso per la partecipazione dei cassintegrati alle assemblee sindacali ed il rientro a Pomigliano dei lavoratori confinati a Nola sono in corso mentre l’assemblea di lavoratori e lavoratrici svolta stamattina nella sede Slai cobas di Pomigliano preannuncia l’avvio di prossime mobilitazioni da gennaio contro il pericolo licenziamenti in Fiat ed indotto.
Slai cobas Fiat Alfa Romeo e terziarizzate – Pomigliano d’Arco, 11/12/2013