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Risposta ironica al Pmli…

la nostra risposta ironica al comunicato del PMLI http://www.pmli.it/20131218_FGC.html

PECHINO – Riunione convocata d’urgenza dal segretario Mustillo, dimissionario dopo la scomunica ricevuta dal PMLI. Mustillo nella drammatica relazione illustra le sue colpe, concependo le proprie dimissioni come irrevocabili, invitando tutti a fare abiura per gli errori commessi. Il comunicato del PMLI ha aperto alle giovani masse proletarie l’unica via possibile da seguire, che per troppo tempo la nostra linea revisionista ed opportunista ha ostacolato. È ora di farci da parte, di chiudere con l’esperienza del Fronte della Gioventù Comunista e creare il Fronte della Gioventù Marxista Leninista Maoista – linea molto rossissima. Ripudia la sua opera per i corsi di formazione sul revisionista trozkista Antonio Gramsci, propone dal giorno seguente una serie di lezioni sui testi del compagno Scuderi. Iniziano gli interventi dei compagni sulla relazione.

Levote, dalla Toscana, fa notare che in occasione del primo attacco del PMLI il giovane che aveva posto la domanda, successivamente si era iscritto e dunque la gravità dell’attacco andava ridimensionata: afferma che tale riflessione è a solo scopo di riferire su un fatto a lui territorialmente competente e che con ciò non intende mettere in discussione la guida suprema delle masse esercitata dal PMLI. Tutti i compagni della segreteria insultano Levote, tacciandolo di revisionismo. Questi ammette le sue colpe, fa abiura della propria coscienza revisionista, la ripudia. La scissione tra le due anime di Levote appare inevitabile: Levote linea rossa e Levote linea nera, trascorrono l’intera segreteria ad insultarsi reciprocamente, rinfacciandosi fatti politici risalenti al XX congresso del PCUS, data in cui non erano ancora nati, e contendendosi reciprocamente la vera eredità dell’unica e vera interpretazione del pensiero del grande ed unico Levote.

Prende la parola Barlocchi che relaziona sullo stato di insofferenza delle masse a Milano. Tale stato non sarebbe provocato dalla crisi economica, ma a detta di Barlocchi dal genuino sentore delle masse che preannunciavano ciò che magistralmente il PMLI avrebbe messo per iscritto. La stampa borghese avrebbe in questi giorni falsificato la reale portata ed il reale scopo delle proteste, tutte in realtà dirette contro la direzione revisionista del FGC.

Lang prende la parola criticando Barlocchi, interprete a suo dire della linea revisionista più spinta del Fronte. Con la sua elezione a Milano avrebbe dimostrato la sua smisurata fiducia nei mezzi elettorali, sebbene espressa a livello di elezioni studentesche, evidente sintomo di opportunismo e revisionismo. L’intera campagna per le elezioni voluta dalla cricca revisionista Mustillo-Spena avrebbe teso in realtà a mettere il grande partito delle masse in ridicolo, con evidente beneficio dei revisionisti. Il 55% dei consensi di Milano, il 51% di Latina, ottenuti per il tramite di meccanismi borghesi avrebbero dimostrato l’ipocrisia della campagna astensionista del PMLI, solito poi indicare nella sua direttiva politica l’elemento cruciale dei risultati dell’astensione. Ribadendo la piena fiducia nel ruolo di avanguardia delle masse esercitato dal PMLI, Lang chiede le immediate dimissioni da ogni organismo di rappresentanza borghese.

Spena fa autocritica, ma invita Lang a fare altrettanto in quanto anche lui a suo tempo fu partecipe della corrente maggioritaria deviazionista. Anzi la stempiatura dei compagni Lang e Marinelli rappresenta il segnale più evidente del legame con CSP, il filo diretto con il grande pelato revisionista, che i compagni Lang e Marinelli esibiscono con eccessiva fierezza. Il tentativo del compagno Lang di fornire una spiegazione evoluzionistica e genetica è etichettato come cedimento al gretto materialismo volgare privo della dovuta dialettica. Guerrieri afferma che il proletariato non può più essere ingannato ed invita Lang a decidere una volta per tutte: o tutto pelato, o capellone! Lang ribatte che anche Mao presentava una evidente stempiatura. Il nome di Mao porta scompiglio nella riunione, Guerrieri lo attacca come deviazionista non avendo trovato mai ammissione di questo nelle opere di Mao.

La riunione è sospesa e viene nominata una commissione composta dai compagni Timperi, Ziccaro, Marinelli, Guerrieri per individuare cenni di tale ammissione nelle opere del compagno Mao, non potendo fare affidamento sui numerosi ritratti del leader per una questione tanto complessa, essendo noto a tutti che le rappresentazioni di Mao sono frutto del lavoro di pittori e fotografi revisionisti. Al termine i compagni concludono unanimemente che una tale questione necessita di una profonda discussione, possibile solo con la convocazione di un congresso nazionale. Interviene il compagno Ziccaro che invita a devolvere l’intera cassa dell’organizzazione al Bolscevico unico organo di propaganda che strenuamente combatte le menzogne mediatiche della borghesia, chiedendo la contestuale chiusura di Senza Tregua, il cui nome ispirato al revisionista trozkista Pesce non è certo compatibile con i principi del marxismo-leninismo visione di Mao.  Tutti concordano unanimemente.

Timperi chiede di risolvere con un urgenza una questione impellente per la quale non è possibile attendere il congresso: il giudizio sul revisionista Enver Hoxha. A detta di Timperi tale questione costituisce la domanda essenziale della gioventù proletaria. “Non c’è scuola, non c’è fabbrica, dove i giovani proletari non si interroghino sul giudizio da dare sul revisionista Hoxha e sul fallimento del socialismo revisionista in Albania.” Per Timperi la mancanza di una chiara posizione sulla questione è una grave mancanza per il neonato FGCMLM-LMR, che in questo modo finirebbe per ripetere la via fallimentare del revisionista FGC. I compagni concordano.

Guerrieri afferma: “Chiunque prenda un caffè in un bar sente le masse parlare di questo spinoso problema”. Marinelli fa notare al compagno Guerrieri che prendere il caffè al bar è una deviazione borghese, che è storicamente provato che Mao bevesse del tè verde e che pertanto ogni buon militante del FGCMLM-LMR dovrà bere solo tè verde. La mozione è approvata con voto contrario di Guerrieri che è contestualmente espulso per la sua deviazione borghese. Al termine la relazione del compagno Mustillo, segretario dimissionario è messa ai voti. Col solo voto contrario di Levote-linea nera passa la mozione che sancisce lo scioglimento del FGC e contestuale nascita del Fronte della Gioventù Marxista Leninista Maoista – linea molto rossissima, e che affida a Giovanni Scuderi la segreteria nazionale ad interim dell’organizzazione.

I compagni della segreteria escono pronti a dare le loro dimissioni di fronte alla contestazione delle masse, e a pronunciare di fronte al proletariato riunito per l’occasione i nomi della nuove direzione marxista leninista, epurata da ogni incrostazione opportunista e revisionista, del Fronte della Gioventù Marxista Leninista Maoista Italiana – linea molto rossissima.

Ma usciti dalla sede un silenzio tombale li avvolge. Neanche l’ombra delle masse adulanti. Su un muro di fronte la sede campeggia una frase scritta con la vernice rossa a lettere cubitali: «UNA SENTINELLA NON FA AVANGUARDIA – PIETRO SECCHIA”. La frase del trozkista Secchia non li scalfisce; la fiducia nel PMLI, nella sua guida è ormai assoluta. I compagni sanno che il lavoro materiale nelle fabbriche, nelle scuole, nelle università è lavoro da ripudiare, se non nella parola e nei grandi proclami. Fermi della loro convinzione si impegnano giorno e notte nello studio, dello studio dello studio delle opere dei grandi maestri fornito dal partito, lavorando senza indugio per impedire che qualsiasi attività pratica, potenzialmente derivante dalla lettura di quel materiale, possa macchiare la sacralità dei testi che tanto gelosamente deve essere custodita. Negli articoli sul Bolscevico lanciano continuamente la parola d’ordine dell’insurrezione proletaria e, forti della solidità della loro convinzione nella giusta linea che seguono, attendono….. attendono…..attendono…. .

 

 

 

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