Di Carlos Casado (redazione di TintaRoja.es)*
I social network sono ormai una parte importante nella vita sociale della gioventù. E’ raro che un giovane non faccia uso di una di queste reti . Inoltre, sta aumentando anche il tempo che la gioventù passa immersa in esse, quindi, con minor tempo dedicato agli altri aspetti della vita. I social network sono sia uno spazio per la vita militante sia per lo sviluppo di relazioni personali, e sia per l’ uno come per l’altro aspetto, i social comprendono pericoli e alle volte opportunità.
Esistono numerose e recenti statistiche che mostrano come la gioventù riduca il tempo impiegato in attività sportive, ludico-festive, culturali, viaggi, , ecc., mentre aumenta il tempo impiegato sui social network. Tuttavia, queste statistiche non mostrano un disinteresse della gioventù per queste attività, ma la mancanza di mezzi per svolgerli. La gioventù è interessata allo sport, alla cultura, a conoscere il mondo e alle altre attività di arricchimento, prova di ciò sono le pagine visitate in Internet o gli argomenti discussi nei social network (mostrati anche in diversi articoli di ricerca). Come abbiamo detto, è la mancanza di mezzi il principale fattore che spinge la gioventù alla passività e alla rassegnazione di ricercare nei social network ciò che il capitale e la sua crisi non permette di realizzare nella vita reale. Quando la gioventù è condannata alla disoccupazione, alla scarsità e alla precarietà, il suo futuro si fa ancora più incerto, e adesso non è solo il fatto che è materialmente difficile viaggiare, andare a teatro, fare sport, o anche spostarsi per la propria militanza politica, ma anche moralmente si va minando il desiderio e l’interesse per lo svolgimento di tali attività, gettando la gioventù nella frustrazione.
D’altra parte , la necessità infondata del capitale dell’uso dei social network, con la falsa sentenza che afferma che “senza i social network si rimane isolato”, fa da profezia auto avverata, e finisce per immergere la gioventù in un infinito ciclo di introduzione e attualizzazione dei loro social network (dal Tuenti al Facebook, twitter a WhatsApp). Ancora una volta, il capitale crea esigenze fittizie che vengono percepite dai giovani come una necessità reale, presente costantemente nella loro vita.
Tenendo ciò presente, come comunisti dobbiamo conoscere la potenzialità di questi spazi, visto che comporta una vasta rete sociale in cui sono presenti lavoratori e settori popolari, i nostri compagni e compagne di studio e di lavoro. E non solo i nostri, quelli vicini, ma anche quelli che non conosciamo nemmeno e non interagiscono con noi nelle nostre ancora limitate possibilità d’intervento. Così, sapendo farne buon uso, il social network ci permette di lanciare il nostro messaggio e le nostre parole d’ordine a una vastissima quantità di lavoratori e lavoratrici e di studenti, anche a livello internazionale. Pertanto, il social network è per i comunisti un mezzo in più di agitazione e propaganda, di diffusione d’ informazione e di ideologia. Allo stesso modo che lanciamo informazioni, le riceviamo, potendo stare al passo degli avvenimenti che stanno accadendo nel nostro ambiente in modo rapido e, naturalmente, senza grandi costi economici.
Tuttavia, nonostante queste potenzialità, i social network rappresentano un rischio e un pericolo per gli utilizzatori, sia nella vita privata (con la divulgazione dei dati personali e nella vita personale, molestie, ecc .) sia per la vita militante. In questo secondo caso, i giovani che esprimono in questo modo le loro inquietudini politiche, ancor di più i comunisti, devono essere cauti, e trattare con molta cautela l’informazione ed il loro utilizzo che fanno all’interno delle loro reti sociali. E’ risaputa la facilità e la frequenza con la quale la polizia accede ai nostri profili personali e le conseguenze giuridiche che si possono avere per esprimere questa o quella opinione in uno spazio di questo tipo. Ma non è solo la repressione della polizia quella che deve mantenere allerta la gioventù, ma anche l’uso che possono farne e fanno i gruppi fascisti. Questa manovalanza del capitale può accedere ai nostri profili facilmente e utilizzarli per attaccare la gioventù cosciente e combattiva. Di fronte a ciò, i giovani devono aver chiaro un concetto: non facilitiamo nemmeno un solo dato ai nemici della classe operaia e dei suoi figli e figlie.
Dall’altra parte, dobbiamo saper fare buon uso dei social network, e dobbiamo avere alcune cose presenti, come ad esempio: saper trattare con cautela l’informazione ricevuta, perché come già sappiamo, nei social network è molto semplice e frequente distorcere la realtà (quante volte ci hanno ucciso Fidel , o quanti “mi piace” su Internet e quanti pochi nelle strade, ecc.). Questo ci porta ad un altro cattivo uso delle reti. E questo non è altro che la “cibermilitanza”. L’ uso militante della rete non deve essere altro che il riflesso della vita e del lavoro nella vita reale. A nulla serve magnificare la presenza o i discorsi su Internet se i fatti non li supportano.
In questa stessa ottica, bisogna fare attenzione nella gestione di un profilo personale e ricordare che pur essendo personale, l’immagine di un militante è legata a quella del suo partito, l’immagine di un comunista è legata a quella del comunismo, e le sue parole o immagini che circolano sulle reti saranno legate a quelle del suo progetto politico. Tenendo sempre presente i pericoli e le potenzialità dei social network, la gioventù operaia e popolare deve saperli utilizzare in base ai loro interessi ed obiettivi, tenendo presente che si tratta di un mezzo di diffusione delle informazioni, intrattenimento, ma solo un mezzo in più, tra molti altri che forse non sono così ampi e rapidi, ma sono più produttivi e gratificanti.
* traduzione a cura di Salvatore Vicario