Riceviamo e pubblichiamo un appello scritto e firmato da alcuni presidenti e delegati delle Consulte Provinciali degli studenti, in vista della conferenza nazionale dei Presidenti delle Consulte. Una ulteriore dimostrazione di come la battaglia contro il contributo studemtesco stia diventando una lotta di massa nelle scuole di tutta Italia. Pubblichiamo questo appello dopo il persistente silenzio dei giornali e dell’informazione, che sulla lotta contro il contributo studentesco hanno fatto calare il silenzio. A questo appello partito da Brian Barlocchi (Milano) e Gianmarco Lucreziano (Latina), iscritti al Fronte della Gioventù Comunista, stanno aderendo anche presidenti e delegati di altre organizzazioni studentesche o indipendenti. Per questo pubblichiamo l’appello integralmente e ci associamo all’invito ad aderire e portare la battaglia contro i contributi studenteschi, per la difesa della scuola pubblica, anche nei luoghi di rappresentanza istituzionale degli studenti.
ORDINE DEL GIORNO: NO AL CONTRIBUTO SCOLASTICO
Nelle scuole superiori di tutta Italia è ormai diffusa la prassi di richiedere un “contributo scolastico” di natura economica alle famiglie degli studenti al momento dell’iscrizione all’anno scolastico. In questi anni si è parlato spesso di questi contributi, denunciando casi di scuole che arrivano a pretendere il versamento del contributo ricorrendo a intimidazioni di vario tipo nei confronti degli studenti. Questi episodi avvengono in chiara violazione delle disposizioni ministeriali che invece sottolineano la natura volontaria del contributo scolastico, e vanno duramente condannati.
La questione del contributo scolastico, però, non è circoscritta al fatto che sempre più scuole lo richiedono ricorrendo a metodi irregolari, ma va osservata nel quadro più ampio di ciò che avviene all’istruzione pubblica nel nostro paese. Solo attraverso una analisi di questo tipo si può comprendere appieno la natura del contributo. La comparsa del contributo scolastico così come lo conosciamo oggi è la conseguenza di due avvenimenti precisi: a) l’introduzione della “autonomia scolastica” alla fine degli anni ’90 con la “Riforma Berlinguer” del governo di centro-sinistra, con la quale si autorizzavano le scuole a chiedere soldi alle famiglie, e b) l’inizio dei massicci tagli ai fondi destinati all’istruzione pubblica, che hanno assunto proporzioni drastiche a partire dal 2008. I tagli alla scuola pianificati per il triennio 2009-2011 con la Finanziaria del 2008, che ammontavano complessivamente a poco meno di 14 miliardi di euro (circa 4,5 miliardi all’anno), vanno sommati ad altri 8 miliardi di tagli previsti per il triennio 2012-2014 dal Documento di Economia e Finanza del 2011, per un totale di quasi 22 miliardi di euro di tagli nell’arco di 6 anni. Questi tagli hanno oggi ridotto praticamente in ginocchio la scuola pubblica, mentre le scuole private continuano a ricevere ingenti finanziamenti. Con l’autonomia scolastica entrata in vigore nel ‘99, si faceva strada nelle scuole l’abitudine di richiedere un contributo economico alle famiglie. Nei primi anni 2000, però, si trattava di poche decine di euro; oggi invece si richiedono contributi che pesano sempre più sul bilancio delle famiglie e ammontano in media a più di 100€, con picchi che superano i 200€ in alcune scuole. Come conseguenza dei pesanti tagli operati sulla scuola, è cambiata non solo l’entità ma anche la funzione del contributo richiesto, che se originariamente serviva a finanziare ampliamenti dell’offerta formativa, oggi sopperisce alla carenza di fondi statali nel finanziamento delle attività ordinarie. I bilanci delle scuole non risultano essere in rosso grazie all’inganno dei residui attivi, cioè quelle somme che le scuole hanno a credito nei confronti del Ministero e che non ricevono, ma che vengono inseriti in attivo all’interno del bilancio. In un passaggio della circolare del 13 aprile 2012 il MIUR dava indicazione alle scuole di non utilizzare i residui attivi a copertura delle spese, quasi avvertendo che questi soldi non arriveranno mai e invitando fra le righe a utilizzare i soldi dei contributi per coprire le spese ordinarie (che dovrebbero essere sostenute dallo Stato), anche se in altre note ministeriali si afferma che questi devono servire a finanziare attività aggiuntive, l’innovazione tecnologica o l’edilizia scolastica.
Come Presidenti delle Consulte Provinciali Studentesche di tutta Italia, siamo convinti che non prendere una posizione di netta condanna rispetto a ciò che avviene significherebbe tradire gli studenti che abbiamo l’onore e l’onere di rappresentare. È ormai del tutto evidente come i contributi scolastici siano stati la leva per imporre tagli sempre maggiori all’istruzione mentre le famiglie venivano indotte a cedere “volontariamente” al ricatto e a finanziare sempre più la scuola di tasca propria. L’idea delle famiglie che contribuiscono ad ampliare le potenzialità della scuola con i propri contributi è stata completamente travisata da tutti i governi che si sono susseguiti, la cui intenzione è stata quella di caricare progressivamente sulle famiglie l’onere del finanziamento dell’istruzione pubblica. Oggi condannare il contributo scolastico significa schierarsi in difesa della scuola pubblica.
In base a queste considerazioni, e in rappresentanza degli studenti medi di tutta Italia, il Consiglio Nazionale dei Presidenti delle Consulte:
• condanna il contributo scolastico, che in questi anni è stato la leva per imporre tagli sempre maggiori all’istruzione pubblica mentre le famiglie si sostituivano progressivamente allo Stato nell’onere di finanziarla;
• chiede l’abolizione del contributo scolastico e di ogni forma di tassazione sugli studenti, ristabilendo il principio di gratuità dell’istruzione pubblica;
• chiede al Governo di coprire interamente i costi dell’istruzione pubblica tramite un piano pluriennale di rifinanziamento della scuola, segnando un’inversione di rotta rispetto a questi anni in cui si è preferito finanziare le scuole private, investire sulle “grandi opere” o sugli F-35, tagliare sull’istruzione negli interessi di banche e grandi imprese.
Presidenti e Delegati aderenti all’appello:
Brian Barlocchi – Cps Milano; Gianmarco Lucreziano – Cps Latina; Edoardo Pregnolato – Cps Pavia; Ilario Vitali – Cps Brescia; Lorenzo Crespiatico – Cps Lodi; Tobia Bonardi – Cps Cremona; Luigi Genovese – Cps Messina e coordinatore regionale della Consulte siciliane.