di Tiziano Censi
Venerdì 21 febbraio, all’interno della sede romana di CasaPound, si sarebbe dovuta tenere una conferenza dal titolo “ciò che è vivo e ciò che è morto in Marx” che vedeva come principale relatore Diego Fusaro. L’incontro è stato annullato per la rinuncia di quest’ultimo a seguito delle numerose contestazioni che gli erano state rivolte da diversi ambienti della sinistra. Non c’è da stupirsi che CasaPound avesse intenzione di tenere una discussione sul massimo teorico del comunismo. Non sono infatti nuove queste provocazioni e non fanno altro che confermare il paradigma secondo il quale per far fronte alla mancanza di una propria base ideologica la piccola borghesia fascista è costretta a snaturare i pensatori della classe operaia.
Non c’è da stupirsi, allo stesso tempo, che il filosofo che, oggi in Italia, sta contribuendo maggiormente ad una profonda revisione del pensiero marxiano abbia inizialmente accettato un invito del genere. Una maggiore attenzione però necessitano le giustificazioni che Fusaro ha portato per difendere la propria partecipazione alla conferenza. Le sue parole da sole fanno capire quanto Fusaro si ponga chiaramente oltre il pensiero di Marx e fin dove conduca l’errore di questa rilettura di Marx alla luce di Hegel, che tanto va di moda oggi, e di cui Fusaro è sicuramente uno dei massimi esponenti. Queste parole vogliono essere un contributo utile a smascherare la reale natura del pensiero di Fusaro agli occhi di chi a sinistra lo considera ancora un filosofo di riferimento ed un marxista,.
Così Fusaro scrive sul quotidiano online “L’intellettuale dissidente”: «Speravo e spero sempre nel dialogo, perché rifiutarsi di dialogare significa perdere in partenza: le idee si sconfiggono con le idee. Dialogare con la destra, vuoi anche con quella più radicale, non significa certo “contagiarsi”: significa, al contrario, riportare il confronto dal piano delle bastonate di piazza a quello delle idee, dove socraticamente le idee giuste trionfano e confutano quelle false. Questo voleva essere il senso del mio intervento a “Casa Pound.» Trincerandosi dietro la sua filosofica apertura al dialogo Fusaro compie un passaggio molto scaltro, degno dell’erede di Preve quale egli è. Lungi dal limitarsi ad una critica della finta contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra, berlusconismo ed antiberlusconismo, come elementi di falsa coscienza dei rapporti politici reali, Fusaro ha da sempre attaccato le categorie di destra e sinistra. Anche comunismo e fascismo vengono inseriti in questo paradigma, considerate entrambe categorie superate, da unirsi in un fronte di lotta contro il capitalismo finanziario. Ma proprio qui c’è un errore imperdonabile.
La lotta tra destra e sinistra infatti viene ricondotta ad una pura contrapposizione di idee, un conflitto tra intelletti puri dal quale le giuste idee escono trionfanti. Il confronto deve dunque ritornare sul piano della dialettica ove il filosofo attraverso la maieutica sconfiggerà le idee fallaci, riscoprendo la verità che è già dentro di noi! Ma così facendo si finisce per astrarre le idee dal loro connotato di classe, si limita alla sfera ideologica ciò che è intriso e condizionato dai rapporti economici.
Qui Fusaro dimostra compiutamente di non essere un marxista, e come tale va considerato. Per Marx la storia è storia di lotta di classi. Una lotta incessante di interessi contrastanti storicamente determinati. Questo conflitto di classe emerge anche a livello ideologico, ma trova la sua natura reale nella sfera dei rapporti di produzione. Difatti ciascuna impostazione ideologica non fa altro che rispecchiare, in ultima analisi, gli interessi di quella o quell’altra classe. Dimenticare questa realtà e riportare tutto ad un confronto che si esplica solamente a livello ideologico, conduce a errori fatali. Appurato ciò non è difficile giungere alla conclusione che non solo sul piano del confronto ideologico che si deve combattere la lotta contro il fascismo, così come nessuno si sognerebbe di provare a sconfiggere un nemico combattendo contro la sua ombra. Il fascismo (anche quello del terzo millennio) è un nemico di classe e come tale deve essere combattuto. Fusaro, invece, riportando lo scontro sul puro piano ideologico, nega il carattere classista di questa contrapposizione. Attraverso questo artificio giunge alla conclusione che la dicotomia destra-sinistra sia storicamente superata e implicitamente giunge a considerare il fascismo “del terzo millennio” quasi come un possibile alleato nella lotta contro il vero nemico che è, per lui, l’Unione Europea e la finanza. Questo è un errore banale, infatti l’attuale opposizione apparente tra fascismo e grande capitale è al massimo un riflesso della contrapposizione, non certo rivoluzionaria, del grande capitale con le aspirazioni e gli ideali della piccola borghesia. Ma senza considerare la natura di classe del fascismo, l’esperienza storica di ciò che il fascismo ha storicamente rappresentato come stampella delle classi dominanti, non si esce da questa contraddizione. Così come riducendo ciò che di buono oggi c’è in Marx (era proprio questo l’intento dell’incontro) a un po’ di nazionalizzazioni, senza porsi la questione della natura dello stato, e di controllo della politica sull’economia – categoria sconosciuta al marxismo, ed impensabile per Marx nel capitalismo – è chiaro che le analogie di fondo tra Fusaro e i fascisti sono più di quelle che sia possibile immaginare.
Detto questo bisogna precisare in cosa si concretizza la nostra pregiudiziale antifascista. Non siamo certamente per «riportare il confronto sul piano delle bastonate di piazza», come affermato da Fusaro, pratica utile unicamente a disperdere le energie di chi lotta per un cambiamento reale, bensì crediamo che il fascismo vada combattuto con l’impegno militante di ogni giorno, portando la nostra attività politica all’interno delle scuole e dei luoghi di lavoro, con il lavoro quotidiano di propaganda e di agitazione che trasmetta i valori di antifascismo e della lotta al razzismo. Mostrare la contiguità tra fascismo e capitalismo, tra fascismo e borghesia è l’unico modo per riconquistare il vero senso antifascista.