Da dove saltano fuori i miliziani dell’Isis? Da due giorni gli USA hanno iniziato a bombardare le postazioni dei miliziani islamisti in Iraq, dopo la dichiarazione di Obama che ha annunciato l’intervento militare USA, seguito dalla disponibilità di Gran Bretagna e Francia ad intervenire. Ma chi sono questi miliziani? Da dove saltano fuori? Come hanno potuto in breve tempo conquistare una parte dell’Iraq?
Pochi mesi fa gli Stati Uniti d’America sono intervenuti armando e sostenendo una serie di formazioni politiche e paramilitari con l’obiettivo di rovesciare il governo di Assad in Siria, sottrarre la Siria dall’influenza politica anti UE e USA e mettere le mani su un paese fondamentale nelle possibili rotte energetiche. Tra i cosiddetti “ribelli” armati da Stati Uniti e Unione Europea in Siria con l’obiettivo di rovesciare Assad c’erano anche i miliziani dell’Isis che oggi stanno seminando il panico in Iraq. Una volta terminata la possibilità di conquistare il potere in Siria, caduti sotto la reazione del governo siriano e tagliati fuori dall’accordo che ha archiviato il conflitto in Siria, sono sconfinati in Iraq, paese distrutto dalla precedente guerra lanciata dagli USA sotto la presidenza Bush contro l’allora regime di Saddam Hussein.
Oggi Obama interviene contro i suoi vecchi alleati, usati in Siria per gli interessi americani e europei. Un vecchio vizio che gli americani non hanno perso. Come quando armarono i talebani contro l’Unione Sovietica per combattere le truppe sovietiche in Afghanistan, e utilizzarono Bin Laden come agente della CIA. L’intervento americano consente agli USA di intensificare nuovamente il controllo sull’Iraq, un paese non pacificato dopo la criminale aggressione statunitense, ma fondamentale oggi come ieri per il petrolio. Un paradosso solo apparente per un (paradossale) Nobel per la pace.