* Redazione
La Forza di Gendarmeria Europea (Eurogendfor o EGF) è il primo Corpo militare dell’Unione Europea a carattere sovranazionale. Il suo progetto di costituzione risale all’8 ottobre 2003, durante una riunione informale dei Ministri della Difesa europei, tenutasi a Roma, grazie al contributo fondamentale del Ministro francese Alliot-Marie. La vera e propria nascita, però, avviene solo quattro anni dopo, il 18 ottobre del 2007, con la ratifica del Trattato di Velsen e dei suoi quarantadue articoli che disciplinano compiti e poteri dell’EGF. Firmatari del patto sono i cinque paesi europei dotati di Polizia militare: Francia (Gendarmerie), Spagna (Guardia Civil), Portogallo (Guardia Nacional), Olanda (Marechaussée) e, per l’Italia, i Carabinieri. Per quanto riguarda quest’ultimo corpo, l’ufficio stampa del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, comunica che i Carabinieri faranno parte dell’Eurogendfor ma non saranno smembrati né assorbiti dal nuovo corpo di gendarmeria, ma saranno degradati a polizia locale di secondo livello. Il 28 aprile del 2010, il Senato della Repubblica ratifica definitivamente il Trattato approvando la legge ottantaquattro del 14 maggio 2010, così come ricevuta dalla Camera dei Deputati. Il quartier generale della neonata forza europea si trova a Vicenza, presso la caserma dei carabinieri “Generale Chinotto”, ed è stato inaugurato il 23 gennaio 2006, prima dunque sia dell’approvazione da parte dei nei nostri organi parlamentari sia (addirittura!) della ratifica vera e propria del Trattato di Velsen. Ma si sa questa non è nient’altro che la “vera” democrazia.
Come corpo di Polizia europeo, la Gendarmeria è sotto il controllo di due appositi organi costituiti, uno politico e uno tecnico. Il primo è il Comitato Interministeriale di Alto Livello (CIMIN), composto dai Ministri degli Esteri e della Difesa degli Stati che aderiscono all’EGF e la cui presidenza è svolta a turno dai rispettivi membri. Il secondo è il Quartier generale permanente (PHQ), composto di sedici ufficiali e quattordici sottufficiali (di cui rispettivamente sei e cinque italiani). I sei incarichi portanti (comandante, vicecomandante, capo di stato maggiore e sottocapi per operazioni, pianificazione e logistica) sono ripartiti a rotazione biennale tra le varie nazionalità, secondo gli usuali criteri utilizzati per la composizione di forze armate formate da più nazioni.
L’EGF partecipa alle missioni dell’Ue, NATO, OCSE E ONU, è sottratta al controllo dei parlamenti nazionali o a quello europeo, rispondendo direttamente ai governi, attraverso il CIMIN. La decisione di dispiegare le sue forze è presa dai Ministri della Difesa aderenti al Trattato e, durante le operazioni, ogni Stato membro mantiene la propria autonomia decisionale delegando al CIMIN l’indirizzo politico, strategico e militare. In linea generale, la Gendarmeria svolge compiti militari di supporto alle fasi iniziali di un conflitto e di transizione, da sola o insieme a forze che eseguono esclusivamente obiettivi militari svolgendo anche funzioni di polizia e addestramento di un esercito e polizia locale nella fase di ritiro della componente militare. Nel dettaglio, in base all’art. 4, comma 3 del Trattato di Velsen, l’EGF:
* eseguire compiti di polizia giudiziaria;
* controllo, consulenza e supervisione della polizia locale, compreso il lavoro d’indagine penale;
* dirigere la pubblica sorveglianza;
* operare come polizia di frontiera;
* acquisire informazioni e svolgere operazioni d’intelligence.
Da quanto esposto sopra, si evince come le funzioni di questo corpo siano, di per sé, illimitate: polizia, polizia giudiziaria, esercito e servizi segreti. Una sorta, dunque, di struttura multifunzionale, composta da una ristretta cerchia di uomini (all’incirca tremila), direttamente dipendenti di un organo, il CIMIN, assolutamente arbitrario e dalle potenzialità sconfinate. La prima missione dell’EGF, come riporta il sito (http://www.eurogendfor.org/italiano), risale “ad una operazione di gestione di crisi avvenuta nell’ambito della missione dell’Unione Europea EUFOR “ALTHEA” in Bosnia-Erzegovina. A questo primo impegno operativo è seguita, nel 2009, la partecipazione di EUROGENDFOR alla complessa missione NATO in Afghanistan nell’ambito della International Security Assistance Force (ISAF). Nel 2010, EUROGENDFOR ha fornito supporto alla missione delle Nazioni Unite in Haiti (MINUSTAH) dopo il devastante terremoto che ha scosso quella nazione. Da 2014, EUROGENDFOR partecipa nella missione EUFOR alla Repubblica Centrale Africana”.
Dalla lettura del Trattato di Velsen si comprende la potenzialità di questa forza militare, come il fatto che tutti gli edifici e tutti i terreni che siano presi dalle truppe divengono extraterritoriali e dunque non più accessibili dalle stesse autorità dello Stato in cui operano avendo anche la possibilità di abrogare il diritto nazionale in caso di antisommossa. D’altra parte l’articolo 21 del Trattato dispone l’inviolabilità dei locali, degli edifici e degli archivi di Eurogendfor prevedendo anche – all’articolo 22 – un’immunità da provvedimenti esecutivi dell’autorità giudiziaria dei singoli stati nazionali estesa alle proprietà ed ai capitali del corpo di Gendarmeria, nonché – articolo 29- l’impossibilità, per le forze di polizia, di subire procedimenti a loro carico per le funzioni svolte durante lo svolgimento dei loro compiti.
Ricordando ancora una volta come quest’organo risponda esclusivamente ad un apposito comitato, è ben evidente come tutto ciò conduca alla volontà, da sempre manifesta, di controllare il più capillarmente la società, e in particolar modo la sua parte più avanguardista, la classe lavoratrice. Dopo la perdita della sovranità monetaria e decisionale, l’interesse capitalista oligarchico perfeziona il controllo anche del monopolio della forza legittima, operando con questa nuova arma di repressione a difesa dei monopoli finanziari e industriali (nazionali ed esteri) che controllano l’UE, completando così la strada per la completa sottomissione dei paesi europei ai suoi voleri.