* di Federica Savino
Negli anni settanta nei circoli giovanili, nelle sedi di partito, nelle radio popolari i suoi film venivano proiettati e discussi come dei veri e propri documentari d’inchiesta in cui si racconta l’Italia e la sua storia.
Prima è il neorealismo di Rossellini, De Sica, Visconti che apre ad una concezione di fare cinema e di raccontare storie di vita in maniera diversa, in un’ottica sociale e di denuncia; dopo saranno le pellicole di Elio Petri e di Francesco Rosi in particolare, che il cinema assume una connotazione politica e d’inchiesta per raccontare le contraddizioni e le brutture del nostro Paese.
Vincitore di numerosi premi, collaborò con i più grandi del cinema italiano:come aiuto regista di Visconti nella “ La terra trema” e collaboratore alla sceneggiatura di “Bellissima”, film interpretato dalla grandissima Anna Magnani. Nei suoi film lavorarono grandi nomi del nostro cinema: Mastroianni, Gassman, Placido e non ultimo Gian Maria Volontè, che prese parte a numerosi suoi capolavori.
“ Le mani sulla città” uscito nel 1963 è il film inchiesta per eccellenza, dove Rosi con sguardo acuto e uno stile terribilmente asciutto racconta un aspetto del malaffare italiano, quello della speculazione edilizia.In un periodo come quello degli anni sessanta in cui il boom economico permise l’ascesa di potenti palazzinari, quando si cementificava ogni centimetro di terra libera, nel periodo della costruzione dei quartieri residenziali e popolari, fu una città come Napoli ad essere presa ad esempio per il meridione italiano ma in realtà specchio di tutto il nostro paese.
Non si può non ricordare un altra delle sue pellicole, quella di “Salvatore Giuliano”, che non racconta semplicemente del brigante siciliano ma cerca di fare luce su una vicenda storica a quei tempi ancora così discussa. I suoi film hanno sempre uno sfondo storico ben preciso e chiari riferimenti politici, come “ il Caso Mattei” interpretato magistralmente dal volto del cinema politico e civile italiano, Gian Maria Volontè, il quale racconta le vicende vissute dal presidente dell’allora ENI ucciso in un attentato aero nell’ottobre del 1962. La pellicola si aggiudicherà la Palma d’Oro insieme “ La Classe operaia va in Paradiso” di Elio Petri.
Imperdibile è una delle sue ultime opere “Dimenticare Palermo” dove Rosi traccia le linee del potere mafioso nella politica, addirittura in quella degli Stati Uniti.
Non è cambiato poi molto il nostro Paese, forse giusto il colore nei film e nelle trasmissioni televisive: e allora prendiamoci un poco di tempo, guardiamo senza veli l’Italia di allora che è anche quella di oggi, svelata nelle sue complicità e ineguaglianze, nei suoi delitti e nelle sue pene.
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