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Sulle elezioni e le contraddizioni inter-imperialiste in Moldavia

* di Daniele Bergamini

Con l’acuirsi della crisi sistemica del capitalismo si stanno aggravando le contraddizioni interimperialistiche, in particolare tra il polo NATO e la Federazione Russa. Gli imperialisti occidentali che non riescono a spezzare la resistenza popolare della Novorossija hanno supportato partiti a loro favorevoli in Moldavia per contenere l’influenza della Russia nella regione nelle elezioni del 30 Novembre scorso

La farsa elettorale moldava

Le elezioni parlamentari moldave sono state vinte dalla coalizione europeista (55 seggi contro 46), salvaguardando al momento il processo di adesione del paese all’Unione Europea iniziato con il Trattato di Associazione del 17 novembre.

Emergono però delle contraddizioni lampanti nei risultati elettorali: nonostante la coalizione europeista risulti vincitrice nessuno dei partiti, presi singolarmente, è riuscito a superare il Partito Socialista che risulta il primo partito con il 20.51% (25 seggi), mentre il Partito Liberaldemocratico che è il più grande della coalizione europeista ottiene il 20.16% (23 seggi); terzo è giunto il Partito Comunista di Voronin con il 17.48% (21 seggi). Seguono il Partito Democratico di Moldova col 15.80% (19 seggi) e il Partito Liberale col 9,67% dei voti (13 seggi).

Il Partito Socialista nasce da una recente scissione dai comunisti e il suo rapido successo è da ricercarsi nella posizione di opposizione senza tentennamenti all’Unione Europea e favorevole all’alleanza con la Russia, cosa che invece nel Partito Comunista (PCRM) è meno chiara, visto che il partito guidato da Voronin è membro del Partito della Sinistra Europea, e di fatto negli anni in cui ha governato (dal 2001 al 2009) non si è opposto alle politiche europee, anche se nonostante le sue aperture alla UE rimane contrario all’Associazione con essa (1) e si pone all’opposizione insieme ai socialisti vicini a Mosca.

I partiti della cosiddetta coalizione filo-occidentale, ossia il Partito Liberal-democratico, il Partito Liberale e il Partito Democratico (2) nel complesso ottengono poco più del 45% e ovviamente non rappresentano realmente la maggioranza della popolazione (da notare anche la scarsa affluenza, intorno al 55%): palese si dimostra l’inganno del modello rappresentativo elettorale “democratico” del sistema capitalista.

Le elezioni si sono dimostrate una farsa anche perché è stato espulso dalla competizione elettorale il partito Patria di Renato Usatii, di orientamento filo-russo che avrebbe notevolmente incrementato la percentuale di voti a favore della coalizione contro l’associazione con l’UE. Usatii è un imprenditore con fortissimi legami con l’economia russa, e come informano i media il suo partito è stato espulso dalla Corte d’appello per finanziamenti provenienti dall’estero, ossia dalla Russia, pochi giorni prima delle elezioni; vero o falso che sia, viene dimostrata tutta l’ipocrisia della legalità borghese, visto che sicuramente anche i partiti e leader politici filoeuropei godono del sostegno mediatico ed economico proveniente dall’estero, senza che esso venga messo in discussione.

Numerosi sono stati i casi di violazione (voto multiplo, voti fraudolenti ai partiti europeisti, fallimento del sistema elettronico) che il PCRM e dai partiti del blocco favorevole all’unione doganale hanno contestato, denunciando i risultati alla Corte Costituzionale e richiedendo l’annullamento delle elezioni, mentre il Partito Comunista Riformatore (nato anch’esso da una recente scissione dal PCRM) che ha ottenuto il 5.5% rimanendo fuori dal Parlamento, ha chiesto il riconteggio delle schede. Tuttavia il 9 Dicembre, la Corte Costituzionale ha ignorato tutte le proteste, dichiarando valide le elezioni, negando anche il riconteggio manuale, alimentando i sospetti che le elezioni parlamentari sono state truccate. Rimane ancora però impossibile per il Presidente in carica, Nicolae Timofti creare un governo di coalizione che possa portare avanti il processo di integrazione europea, mantenendosi una situazione di instabilità politica che dura da anni.

La causa della contrapposizione sulle diverse “partnership economiche” è da ricercarsi nella differenza abissale di interessi nelle fazioni della borghesia moldava, tenendo conto anche del fatto che centinaia di migliaia di moldavi lavorano in Russia contribuendo al 65 % del PIL moldavo e che buona parte delle esportazioni moldave sono rivolte alla Russia.

Le sanzioni russe, che sono una ritorsione contro le sanzioni imposte dalla UE, hanno bloccato l’importazione di vini e frutta dalla Moldavia. E’ evidente quindi che gli imperialisti europei usano le sanzioni per piegare i paesi vicini alla Russia ai suoi voleri, e corrompere una parte delle borghesie locali che approfitteranno delle sanzioni per eliminare i loro concorrenti e sfrutteranno le riforme chieste dall’UE per spremere maggiormente i lavoratori moldavi, che come i vicini rumeni potranno costituire una manodopera a basso costo.

La stessa borghesia russa, come quelle europee, è interessata alla Moldavia per i propri interessi economici e geostrategici, poiché ogni palmo di territorio che passa sotto l’influenza dell’UE significa un maggiore avanzamento delle basi NATO, e un ulteriore restringimento degli spazi di mercato della Russia dove vendere merci ed esportare capitale. In questo senso si inserisce anche le sempre più stretta partnership economica con la Romania, dimostrata anche dall’entrata in funzione del gasdotto che porterà il metano rumeno in Moldavia rendendola meno dipendente dalla Russia. Inoltre va considerata la presenza rilevante della comunità russa, che è cresciuta in Moldavia a seguito della pulizia etnica dei nazifascisti ucraini: basti pensare che dopo i fatti di Odessa 300 mila russi ucraini si sono rifugiati in Moldavia. Un altro fattore di destabilizzazione interna sono la Transnistria e la Gaugazia che di fatto sono fuori il controllo di Chișinău, e completamente contrarie all’entrata della Moldavia nella UE e all’unione con la Romania. Se i partiti europeisti riusciranno a formare un governo proseguendo il processo d’integrazione all’UE, con molta probabilità la Gaugazia oltre all’autonomia già ottenuta, chiederà l’indipendenza e assieme alla Transnistria andranno a recidere completamente le relazioni con lo Stato di Moldova, chiedendo l’integrazione nella Federazione Russa.

I marxisti moldavi sulle elezioni parlamentari del 30 novembre scorso

“Sono state le elezioni più sporche ed antidemocratiche in 23 anni di “indipendenza”, seconde solo a quelle in Ucraina nello stesso 2014. Le attuali autorità hanno fatto di tutto per vincere, trasformando le elezioni in una farsa”. Così esordisce il Comitato Centrale del movimento marxista “Resistenza Popolare”, membro della Iniziativa dei Partiti Comunisti e Operai d’Europa, nella recente dichiarazione diffusa il 5 Gennaio (3). La formazione comunista moldava denuncia come dei “95 siti aperti all’estero, solo 5 sono stati in Russia” dove secondo varie stime lavorano circa 700.000 moldavi, 2 dei quali aperti a Sochi e Novosibirsk, dove sono presenti piccole quantità di lavoratori moldavi emigrati in Russia, allo stesso tempo “in Italia, dove lavorano sette volte meno lavoratori migranti, sono stati aperti 25 siti”.

Secondo i comunisti di “Resistenza Popolare”, le autorità moldave hanno cercato di “garantire la maggioranza parlamentare ai partiti pro-europei, ma anche dopo tutte le frodi tutti i partiti avversari dell’integrazione europea hanno preso 786.793 voti (tenendo conto di circa 40.000 voti nulli espressi per il partito “Patria”), mentre i sostenitori hanno preso 851.799 voti, questo vuol dire che le autorità non sono riuscite a creare l’immagine dello “schiacciante sostegno a livello nazionale per l’integrazione europea”.

Osservando l’evidente falsificazione, “i risultati delle elezioni hanno mostrato che l’”integrazione europea” è sostenuta da una minoranza degli elettori (circa il 30% del totale)”, mentre il restante si è espresso contro, votando per i partiti partecipanti alle elezioni e contrari all’integrazione europea, annullando la scheda o astenendosi, contando anche l’alto numero a cui è stato impedito di votare, come “i titolari dei vecchi passaporti sovietici e i lavoratori migranti in Russia, che sono stati tagliati fuori dal processo di voto, confermato dal fatto che nel 2014 hanno votato 83.600 elettori in meno rispetto al 2010”. Inoltre secondo i marxisti moldavi, “una parte significativa dei nostri cittadini è a favore dell’integrazione europea perché lavorano nell’UE”.

Contro tutte le associazioni capitalistiche

Resistenza Popolare si schiera “fondamentalmente contro tutte le associazione capitalistiche (che sono sempre ostili agli interessi della classe operaia)” e a favore dell’”unità e la solidarietà con la lotta di classe dei lavoratori di tutti i paesi del mondo”. Nella dichiarazione si precisa la posizione dei marxisti moldavi di fronte alle elezioni e il processo di “integrazione europea”: “Realizzando la minaccia contro le rimanenti conquiste dell’epoca sovietica per la classe operaia, il 2 Luglio 2014 è stato ratificato in Parlamento l’Accordo di Associazione con l’Unione Europea, pertanto Resistenza Popolare ha invitato i lavoratori ad utilizzare le contraddizioni tra le diverse fazioni in guerra della borghesia sostenendo nelle elezioni parlamentari i partiti che si oppongono all’integrazione europea al fine di rendere possibile un referendum sulla politica estera del paese”. Il movimento marxista Resistenza Popolare, sottolinea il carattere tattico di questa scelta senza che essa implichi il sostegno a questa o quell’altra fazione borghese: “non siamo d’accordo con la politica di uno o l’altro di questi gruppi ma è necessaria la sconfitta dei leccapiedi delle aziende europee e degli oligarchi locali, tale obiettivo sarà una vittoria dei lavoratori, proteggerà le nostre aziende e i lavoratori – un trampolino di lancio per l’offensiva della classe operaia in futuro”. Resistenza Popolare mette infine sotto accusa la “democrazia borghese”: “non chiediamo ai lavoratori di fare affidamento sulla democrazia borghese” perché essa opera “nell’interesse della classe dominante”. Il fatto che le “istituzioni statali dello Stato Borghese sono riusciti a rubare il diritto alla loro scelta ai lavoratori dimostra ancora una volta che gettare una carta nelle urne non serve alla protezione dei propri interessi di classe. Solo l’organizzazione propria della classe guidata dal partito proprio della classe operaia si può raggiungere il successo nella lotta”.

Il movimento marxista Resistenza Popolare rivolge dure accuse al PCRM, affermando che le elezioni hanno “definitivamente mostrato la vera essenza anticomunista, anti-operaia del PCRM, la cui leadership dopo le elezioni è andata alla collaborazione aperta con i partiti degli oligarchi vittoriosi che derubano il paese” evidenziando inoltre come il PCRM abbia “subito una sconfitta schiacciante, ottenendo il peggior risultato degli ultimi 18 anni, adesso anche utilizzando ipocritamente i simboli comunisti non sarà più in grado di barare, e presto lascerà la scena politica”. Il processo di disintegrazione del Partito Comunista della Rep. Moldava è in pieno svolgimento, secondo quanto riportato da RP, essendoci fortissime frizioni al suo interno sulla questione dell’alleanza con i partiti pro-europei. “In queste condizioni – conclude la dichiarazione – c’è la prospettiva di un partito veramente di classe dei lavoratori. Il deterioramento della classe operaia e di altri settori sfruttati della popolazione, insieme con la riduzione della possibilità di migrare a causa del sovraffollamento del mercato del lavoro nell’Unione Europea e la progressiva chiusura del mercato del lavoro russo come risposta alla sezione Moldava e l’Unione Europea costringerà le masse lavoratrici a diventare più attive per proteggere i loro interessi di classe seguendo l’esempio dei lavoratori dei “vecchi” paesi dell’UE. Il nostro impegno con le masse è quello di combattere e utilizzare creativamente l’esperienza acquisita dai nostri predecessori. A causa del fatto che la Moldova è sulla linea di confronto degli imperialisti USA e l’UE da un lato, e la Russia dall’altro (compreso in termini di propaganda) è molto importante ottenere la comprensione dei lavoratori, che la scelta di quale capitalismo è meglio – nell’UE o nell’Unione Doganale – è una pericolosa illusione, e i veri interessi del popolo stanno nell’abolizione dello sfruttamento in tutto il mondo. Sia nell’UE che nei paesi dell’Unione Doganale”.

Note:

(1) Dichiarazione del PCRM http://www.resistenze.org/sito/te/po/mo/pomoea07-013809.htm

(2) Il Partito Democratico di Moldova nasce da una scissione del PCRM, ed è guidato da Lupu, fino a pochi anni fa considerato il successore di Voronin: il PDM pur considerato filo-occidentale, mantiene una posizione più moderata rispetto ai due Partiti Liberali, pertanto non è un sicuro alleato di governo nell’opzione filo-europea.

(3) http://rkrp-rpk.ru/content/view/12278/1/

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