Il 29 Gennaio scorso è stato lanciato dal sindacato di classe DISK (Confederazione dei Sindacati di Operai Rivoluzionari) in Turchia uno sciopero di massa che coinvolge 15.000 metalmeccanici di 19 fabbriche di 10 città della Turchia che sono state paralizzate e altre 18 dovevano aderire allo sciopero a tempo indeterminato nei giorni seguenti, contro la firma del contratto collettivo da parte dei sindacati padronali MESS e dei due sindacati riformisti Turk Metal e Celik-IS, che hanno la maggioranza degli operai sindacalizzati, in particolare Turk Metal primo sindacato del paese con 177.000 iscritti dei circa 1.5 milioni di operai metallurgici del paese di cui solo il 16% è sindacalizzato.
L’accordo proposto dai padroni e accordato dai sindacati gialli e riformisti mira a dividere i lavoratori, con aumenti salariali per gli strati superiori dei lavoratori mentre per i neo-operai o non qualificati, cioè circa il 70% della forza lavoro operaia turca, solo le briciole di un salario d’ingresso di 2.2 euro l’ora, per 45 ore settimanali, circa 390 euro al mese che equivale più o meno al salario minimo. Il sindacato di classe ha risposto con uno sciopero rivendicando la firma del contratto collettivo con aumenti a livello settoriale, riduzione del divario di retribuzione tra le diverse categorie di lavoro e livelli di anzianità. Dopo i classici meccanismi padronali di crumiraggio per boicottare lo sciopero, le associazioni padronali hanno chiesto al governo di Erdogan, di bloccare lo sciopero in nome della “sicurezza nazionale” ottenendo che il secondo giorno, venerdì 30 Gennaio, lo sciopero sia stato dichiarato fuori legge e rinviato di 60 giorni, attuando una legge della giunta fascista del 1980. L’autoritarismo del governo di Erdogan al servizio degli interessi della classe padronale turca non è certo una novità per il proletariato, così come la presunta “sicurezza nazionale” o “interesse nazionale” che più volte ricorre contro le grandi mobilitazioni operaie a difesa dei propri interessi di classe; uno dei più recenti casi è stato quello della Giunta golpista ucraina contro lo sciopero dei trasporti a Kiev dello scorso Dicembre dove gli organizzatori sono stati arrestati per “incitamento alla discordia sociale” definendo lo sciopero come “antipatriottico”. Anche in Grecia numerosi sindacalisti del sindacato di classe PAME sono sotto processo per le loro azioni di sciopero in difesa dei diritti della classe lavoratrice che andrebbero contro l’”interesse nazionale” che non è altro che l’interesse padronale elevato a interesse supremo della nazione attraverso i governi, la magistratura, le leggi e le istituzioni dello Stato borghese.
Il leader del sindacato Birlesik Metal – IS (interno al DISK) ha risposto a questo atto repressivo contro il diritto allo sciopero chiamando a continuare la lotta: “Coloro che pensano che ci sarà la pace nei luoghi di lavoro, eliminando il diritto di sciopero per i lavoratori, vedranno come si sbagliano”. Il blocco della mobilitazione degli operai consentirebbe alle associazioni padronali e ai sindacati gialli e riformisti di portare a termine, in pace, questo accordo anti-operaio.
Oggi 3 Febbraio, in risposta a questo divieto di sciopero, gli operai organizzati nel sindacato DISK stanno dando vita a numerose iniziative di protesta a Ankara, Bursa, Corlu, Dortyol, Mersin, Konya, Kocaeli, Izmir, Eagle, Gebze, ESKİŞEHİR, in vista della grande manifestazione del 4 Febbraio ad Ankara in difesa del diritto di sciopero per la classe operaia e per soddisfare le richieste dei metalmeccanici per la firma di accordi collettivi con salari e condizioni migliori. Nel pomeriggio una manifestazione operaia ad Ankara è stata violentemente attaccata dalla polizia turca (1) mentre numerosi operai si concentravano in vari punti della città per partecipare alle iniziative di protesta sindacale sotto lo slogan “il diritto di sciopero per i metalmeccanici deve esser immediatamente restituito!”
La lotta degli operai più avanzati della Turchia contro l’autoritarismo borghese, contro questo nuovo attacco al diritto di sciopero messo più volte in discussione e fortemente limitato negli ultimi anni in tutti i paesi capitalisti, contro il presunto “interesse nazionale” che non è altro che un proclama dietro il quale si cela l’interesse della classe padronale di colpire e fermare il movimento operaio avanzato, è una lotta che riguarda tutta la classe lavoratrice a livello internazionale che ha un riscontro diretto nel loro paese scontrandosi con le multinazionali di diversi paesi, tra cui quelle italiane, francesi, brasiliane, tedesche, giapponesi e belghe.
Note
1) https://www.youtube.com/watch?v=TIgtLwX41gw