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Il meteo: quando l’allarme perenne non è frutto del caso

* dalla federazione FGC di Reggio Emilia

L’Emilia Romagna e tutto il nord Italia paralizzato dalla caduta di neve; una nevicata attesa e prevista da più di due settimane, eppure non ci si è fatto mancare proprio alcun tipo di disagio.
La forte folata di neve ha preso il via, almeno nella provincia di Reggio Emilia, il 5 mattina, giovedì, e si è protratta per tutta la notte, fino a metà mattinata di venerdì. I centimetri di neve accumulatisi sono veramente molti, senza considerare i rami che hanno ostruito le case e creato danni al sistema elettrico, e con loro anche le difficoltà della popolazione. Le strade sono rimaste impraticabili fino all’ora di pranzo di venerdì mattina, eppure il comune di Reggio Emilia ha pensato bene di non tenere le scuole chiuse, nonostante il forte impedimento della circolazione che ha bloccato tutto il trasporto pubblico, urbano ed extraurbano. Stesso errore che si ripete con incoscienza: come il sindaco Del Rio aveva mantenuto le scuole aperte durante il terremoto del 2012, così il suo successore Vecchi mantiene aperte le scuole durante una giornata di forte difficoltà per la popolazione.
Pensiamo tra gli altri, agli studenti, professori e personale ATA, almeno quelli che sono riusciti a raggiungere la scuola mettendo a repentaglio anche la propria incolumità, che si sono recati negli istituti scolastici di Reggio Emilia senza ovviamente poter garantire alcuno svolgimento regolare delle attività didattiche.
Può sembrare banale, ma è esattamente l’essenza del pensiero della classe dominante: trattare le scuole ( quelle pubbliche, naturalmente) come se fossero solo dei parcheggi in cui poter posteggiare i propri figli per trasformarla ancora di più in una scuola classista.
I disagi sono stati e sono ancora molti per la popolazione della provincia di Reggio Emilia, soprattutto per quei paesi dove c’è stato un blackout che è durato quasi ventiquattro ore: neanche male pensando che in alcune zone del Nord Italia, come per esempio in provincia di Cremona luce, riscaldamento e acqua sono mancati per ben 72 ore.

Non solo studenti e lavoratori, ma è mancato un reale sostegno a tutta quella parte di popolazione anziana o disabile che vive da sola: solo in serata alcune strutture sono state aperte per la notte per coloro che ne avessero realmente necessità. Le spese comunali di gestione vengono costantemente e sistematicamente tagliate: ormai i comuni non hanno più neppure i soldi per comprare il sale da spargere fuori dagli edifici pubblici, senza contare che sono terribilmente sotto organico. In provincia di Reggio Emilia per esempio, in comuni di diecimila abitanti si ha a disposizione una squadra cantoniera esterna composta da solamente due operai. I servizi di manutenzione del verde e delle strade vengono continuamente privatizzati ed appaltati ad aziende esterne, che spesso non rispondono a situazioni emergenziali perché non è previsto dal contratto con gli enti locali.
Infatti ci sono stati numerosissimi disagi provocati dalla caduta di rami e di alberi che hanno ostruito le strade, creato un imminente e costante pericolo per la popolazione ed hanno contribuito al danneggiamento di molte linee elettriche. Probabilmente situazioni che potevano essere evitate se ci fosse stata una pronta e quotidiana cura del verde nei nostri Paesi.
Se si fosse stata chiarezza fin da subito comunicando ai comuni la reale portata del danno e di quanto lungo sarebbe dovuta essere l’attesa per rimediare forse si sarebbe potuta gestire diversamente l’emergenza, invece Enel ha continuato dando spiegazioni vaghe e inconcludenti, millantando che si sarebbe potuto rimediare in breve tempo: sarebbe ridicola, se non ci si trovasse di fronte a problematiche del genere, la situazione creatasi tra il fornitore di energia elettrica e le istituzioni che per giorni non sono riusciti, almeno ufficialmente, ad entrare in contatto tra loro ( noi parliamo poi dei cittadini! ).

L’Enel rimane una delle poche aziende in Italia ( insieme ad Eni, Poste Italiane, Ferrovie dello Stato, Finmeccanica) ad avere come maggiore azionista lo Stato Italiano: risulta essere infatti con il 31.5 % il Ministro delle Economie e Finanze. Naturalmente è una formula utile a portare utili nelle tasche dei privati e costi in quelle dello Stato che viene poi tacciato di inefficienza, quando ormai solo i più “talebani” tra gli economisti sostengono ancora la loro ortodossia del binomio efficienza-privato.

Si sprecano gli esempi che dovrebbero convincerci di quanto errata sia questa formula: dalla privatizzazione delle grandi aziende statali, dei settori importanti dell’economia italiana rimangono costi alti, disservizi e corruzione generalizzata ( chi ha portato avanti questo progetto ha poi avuto il suo tornaconto personale..). L’ennesimo governo che nessun cittadino italiano ha votato, tra l’altro, continuerà questo tradizione dimostrando così come centro destra e centro sinistra siano organici allo stesso sistema: saranno vendute altre quote di ENI e ENEL, finendo di distruggere quello che ne rimane. Con grande gioia di investitori stranieri ( la People’s Bank of China è il secondo investitore di peso di quest’ultima), imprenditori nostrani e politici compiacenti. Al prossimo allarme meteo ci consiglieranno di coprirci.

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