di Ignazio Terrana
Dopo il rinvio di luglio, giovedì scorso è arrivata la sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa (CGA) sul ricorso del Ministero della Difesa contro la sentenza del TAR di Palermo del 13 febbraio scorso che “sanciva” come abusiva la costruzione del MUOS (Mobile User Objective System) nella base americana di Niscemi (CL) all’interno della riserva naturale “Sughereta” che costituisce una delle 4 stazioni a terra (insieme a quelle nelle Hawaii, Australia e Virginia) che compongono insieme a 4 satelliti – di questi giorni il lancio del 4°, Atlas V MUOS 5 – il sistema di comunicazione satellitare gestito dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America per le comunicazioni supersegrete delle forze di superficie, sottomarine, aeree e terrestri e dei centri C4I (Command, Control, Computer, Communications and Intelligence) della Marina militare Usa. Il terminale terrestre di Niscemi, assicura il funzionamento dell’ultima generazione della rete satellitare in UHF (altissima frequenza) che collegherà tra loro i Centri di Comando e Controllo delle forze armate Usa, i centri logistici e gli oltre 18.000 terminali militari radio esistenti, i gruppi operativi in combattimento, i missili Cruise e i Global Hawk (UAV-velivoli senza pilota), ecc.[1] Per questo progetto in Sicilia, che copre l’area del Mediterraneo, Nord-Africa e Medio-Oriente, la Us Navy ha già speso 63 milioni di dollari più di un indotto complessivo annuo di 210 milioni di euro fra l’installazione e Sigonella, ricoprendo un’importanza strategica fondamentale per gli interessi globali dell’imperialismo statunitense ma anche per i suoi alleati come la borghesia italiana che tramite i suoi organi istituzionali e politici ha concesso l’area e il benestare alla realizzazione di questa infrastruttura militare.
In particolare negli ultimi anni la lotta contro il MUOS si è diffusa e rafforzata in tutta l’Isola radicalizzandosi progressivamente riuscendo a porre la questione al centro dell’opinione pubblica con i suoi riflessi negli ambiti politici, mediatici, scientifici e giudiziari del potere borghese complicando i suoi criminali piani. Questa pressione ha comportato che in questi anni frequenti siano state le revoche, le sospensioni dei lavori e in ultimo il sequestro della struttura stessa, che hanno coinvolto la Regione Siciliana (revoca delle autorizzazioni poi annullata dallo stesso governo regionale di Crocetta – PD), la procura e infine il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), costringendo gli stessi funzionari e diplomatici americani a moltiplicare i loro sforzi, entrando perfino nelle scuole niscemesi per influenzare alunni/e e studenti/esse sulla legittimità, utilità e bontà della loro presenza e del MUOS. Nel frattempo, dal gennaio del 2014, le parabole sono in bella vista, in attesa di essere messe definitivamente in funzione. Lo scorso maggio, il Console generale degli Stati Uniti a Napoli, Colombia Barrosse, ha dichiarato che la questione “viene seguita con grande interesse dalla Casa Bianca” e che “la strategia americana non sarà soltanto attendista perché nella misura in cui gli ostacoli dovessero ancora continuare, ci sarà più attenzione e molta meno pazienza” mettendo pubblicamente in chiaro come devono andare le cose affermando che la questione del MUOS non va considerata come “un tema da trattare in corti giuridiche di livello regionale perché si tratta di una materia di interesse nazionale, oggetto di un trattato internazionale. Si devono garantire i patti, non si possono cambiare le regole del gioco” ricordando che “l’Italia è un partner importante, un nostro alleato, e svolge un ruolo molto importante. Quella fra Italia e America non è un rapporto occasionale, come un uomo e una donna che s’incontrano una notte al bar. Il nostro è un rapporto storico, consolidato nel corso dei decenni. Non si gioca con questo, ma ci si comporta come chi vuole investire per far durare al meglio questo matrimonio. Il governo italiano dica che questi sono accordi nazionali per la sicurezza del Paese”[2]. Affermazioni ingerenti che hanno messo alla luce del sole la totale assenza di credibilità del cosiddetto “Stato di diritto” e delle istituzioni borghesi al servizio degli interessi dell’imperialismo.
La sentenza del CGA, infatti, altro non ha fatto che dare una facciata giuridica-legale alle volontà politiche della borghesia come era ampiamente prevedibile. In sostanza, a dover accertare l’“eventuale pericolosità del MUOS”, sarà un “collegio di verificazione” di cinque membri, composto da tre membri nominati dai ministeri della Salute, delle Infrastrutture e dell’Ambiente, un membro nominato del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e un membro del Consiglio Universitario Nazionale (CUN) nella persona dei Presidenti. Ossia un collegio propriamente e esplicitamente espressione del “potere politico” a cui il “potere giudiziario” delega la definizione della questione. “Una sentenza che più che su un piano giuridico ci sembra muoversi su uno politico, calpestando ancora una volta i diritti delle persone che devono sempre sottostare ad interessi più forti e legati a logiche belliche e devastanti” così si sono espressi gli avvocati Sebastiano Papandrea e Paola Ottaviano, legali del coordinamento regionale dei comitati No Muos, commentando la sentenza del CGA.[3]
E’ opportuno quindi fare delle considerazioni sul rapporto con il “legalitarismo”, il “pacifismo” e la fiducia nelle istituzioni che alberga in alcuni settori politici e di movimento che in vario modo partecipano a questa battaglia. Molte delle componenti del Movimento, dei militanti delle organizzazioni politiche, dei collettivi e dei comitati, in lotta per lo smantellamento delle parabole e della base americana, hanno sempre saputo contro chi stanno combattendo, e di chi è alleato il “nostro” governo, per cui la battaglia nel campo giudiziario è da concepire come una parte integrante della lotta, ma non certo il campo principale dello scontro. La ridicola sentenza del CGA, ha quanto meno il “merito” di aver costretto a far gettare la maschera al potere borghese che conferma la vera natura della legalità del sistema imperialista e dello Stato borghese e di tutti i suoi organi e istituzioni: uno strumento nelle mani della borghesia nazionale (e sovranazionale) per salvaguardare i propri interessi e quelli generali del capitale. Lo Stato borghese non esita a mettere in pericolo il proprio popolo e la sua salute, non ci pensa due volte a calpestare i suoi interessi e la sua dignità, se questo serve a mantenere in funzione gli arrugginiti ingranaggi del capitalismo giunto alla sua fase ultima, quella monopolistica-imperialista, a cui sono connesse anche le recenti riforme della scuola e del lavoro così come quelle istituzionali che modernizzano e adeguano il sistema di dominazione borghese all’ulteriore concentrazione e centralizzazione del capitale nella competizione globale.
Non a caso questo “colpo di mano” politico-giudiziario, arbitrario e fuori da ogni propria regola di diritto ma contemporaneamente del tutto “legale” a dimostrazione che questo concetto vuol dire solo “difesa dell’interesse dominante”, avviene in una fase di acutizzazione dello scontro inter-imperialistico e dei grandi spostamenti e esercitazioni militari da parte degli USA e della NATO, come l’imminente esercitazione Trident Juncture 2015 (JT15) che coinvolgerà ancora una volta la Sicilia, con l’aeroporto di Trapani-Birgi, dal 28 settembre fino al 6 novembre, in contemporanea con la Spagna e il Portogallo che lo U.S. Army Europe ha definito “la più grande esercitazione Nato dalla caduta del Muro di Berlino” mobilitando 36 mila uomini, oltre 60 navi e 200 aerei da guerra di 33 paesi (28 Nato più 5 alleati) che preparano le truppe NATO per l’intervento in ogni angolo del mondo, forse già a partire, dalla sempre più probabile e vicina nuova avventura militare in Libia. Insieme alle relative perdite economiche causate dal rallentamento o eventuale spostamento dell’impianto installato a Niscemi, questi scenari sempre più cupi di guerra globale fanno sì che gli imperialisti americani e il suo alleato italiano superino con ogni mezzo a loro disposizione gli “ostacoli” frapposti da quel “piccolo gruppo di persone facinorose e anti-americane” come il Console americano ha definito la resistenza alle loro pratiche guerrafondaie da parte di migliaia e migliaia di uomini, donne, giovani e meno giovani che in questi anni hanno marciato davanti e dentro la base, hanno informato e costruito spazi di resistenza nei territori rivendicando il diritto di non essere una piattaforma di guerra al servizio dei monopoli.
E’ ormai ampiamente evidente come il carattere di questa lotta sia propriamente politico, di classe, internazionalista e anti-imperialista. L’edificazione della stazione di Niscemi è dovuta all’imperialismo. Il MUOS è uno strumento di morte, ideato e costruito dagli Stati Uniti per la conduzione di azioni militari funzionali alla propria supremazia nella competizione globale; è contro la sovranità e gli interessi del nostro popolo e di tutti quelli contro cui si stanno conducendo guerre e saccheggio imperialista, e di quelli contro cui se ne condurranno in futuro, da cui deriva che la lotta contro il MUOS non può essere scissa dalla lotta contro la guerra imperialista e il “nostro” imperialismo alleato degli USA e attivamente partecipe nella NATO e nella spartizione del bottino. Ogni studente, giovane lavoratore e disoccupato, in Sicilia e non, è direttamente coinvolto in questa battaglia per sabotare quelle guerre che si sviluppano nell’esclusivo interesse dei monopoli e dell’oligarchia finanziaria a scapito della sofferenza, pauperizzazione e emigrazione dei popoli, come del taglio alla spesa sociale, all’istruzione e ai servizi; guerre direttamente connesse con quella crisi che sta erodendo diritti e salari così come ogni prospettiva per i giovani.