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Kazakistan: nuovo attacco anticomunista contro il movimento operaio

Il 3 agosto scorso, un tribunale di Almaty, ha deciso la liquidazione del Partito Comunista del Kazakistan (CPK) che è stato punto di riferimento storico della classe operaia del paese, ultimo partito realmente di opposizione al regime borghese che non si è trasformato in un partito satellite dell’attuale governo retto da Nursultan Äbişulı Nazarbaev, figura di spicco della perestroika e dell’apparato gorbacioviano che ha condotto alla dissoluzione dell’URSS ricoprendo poi la carica di Presidente fin dal 1991, dall’”indipendenza” del paese fino ad oggi.

L’operazione di liquidazione del CPK è legata al processo di distruzione legale del movimento comunista nel paese e della sua indipendenza, finalizzato all’applicazione della politica generale del governo contro tutte le forme di attività di opposizione e di organizzazione della classe lavoratrice. L’attività del CPK è stata più volte sospesa nel corso di questi anni, in particolare per l’ingresso nel “gruppo di opposizione” dal nome “Fronte Popolare” e il sostegno politico allo sciopero degli operai del settore petrolifero di Zhanaozen, città situata nella parte occidentale del paese, represso nel sangue dal regime borghese il 16-17 dicembre del 2011 con l’uccisione di 14 operai e decine di arresti. Una mobilitazione di sciopero che si era estesa nel corso dei mesi in tutto il paese, a partire dalla primavera di quell’anno, per ottenere aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro, che aveva il proprio centro proprio nella città petrolifera di Zhanaozen coinvolgendo gli operai di grandi monopoli e multinazionali del settore energetico, gas e petrolio: la KarazhanbasMunai JSC una joint-venture semi-privata kazako-cinese tra la KazMunaiGas Exploration and Production (KMG EP)1 e il gruppo Citic, di proprietà statale della Cina; la Ersai Caspian Contractor LLC, una società di servizi petroliferi sussidiaria parzialmente di proprietà della italiana Saisem S.p.A., parte del gruppo Eni; e la OzenMunaiGas, una sussidiaria interamente di proprietà della KMG EP. Un ruolo molto attivo in questo sciopero lo ebbe il sindacato di classe Zhanartu, legato alla Federazione Sindacale Mondiale WFTU), oggetto anch’esso di forte repressione e limitazione del suo agire, tramite il nuovo codice del lavoro riguardante anche le organizzazioni sindacale, approvato dal parlamento borghese e dal presidente Nazarbaev nel giugno del 2014, in cui i lavoratori sono stati privati del diritto di formare un proprio sindacato indipendente dal controllo delle autorità statali e padronali sotto la minaccia di essere sciolti. La riforma del codice del lavoro, comporta una legislazione del lavoro sempre più dura con il peggioramento delle condizioni di lavoro e di diminuzione salariale a cui si lega la criminalizzazione delle lotte, l’illegalizzazione dello sciopero e di ogni azione di lotta sindacale militante significativa che possa condurre a conquiste reali per i lavoratori colpendo gli interessi padronali e delle grandi multinazionali che agiscono in uno dei maggiori paesi produttori di gas e petrolio. In una recente intervista a margine dei lavori dell’Astana Economic Forum del 22 Maggio scorso, il ministro kazako dell’Energia e delle Infrastrutture, Tair Mansurov, membro del board della Eec, la Commissione economica eurasiatica che porta avanti il processo di integrazione dell’Unione Euroasiatica diretta dalla Russia, ha dichiarato: “Un gruppo energetico come Eni è destinato ad avere un grande beneficio dall’Unione economica eurasiatica e ad acquistare con il tempo valore in tutta l’Eurasia […]è molto attiva in Kazakistan e in Russia ed è una compagnia energetica molto conosciuta. Il suo valore in Kazakistan e in Russia sicuramente è destinato a crescere in tutta l’Unione eurasiatica che non ha altro interesse che quello di interagire con loro”.2 Come si può leggere sullo stesso sito dell’ENI3, essa è presente in Kazakhistan “dal 1992, anno di inizio dei negoziati per il campo di Karachaganak; è co-operatore con British Gas del giacimento in produzione di Karachaganak e partecipa al consorzio North Caspian Sea PSA per lo sviluppo del giacimento Kashagan”. Il paese caucasico rappresenta per la società monopolistica italiana “uno dei centri di produzione che contribuiranno maggiormente alla crescita futura”.

Il Kazakistan oltre a essere uno dei principali alleati della Russia nella zona e che supporta il progetto dell’Unione Euroasiatica ha di recente raggiunto, lo scorso 10 giugno, l’obiettivo dell’adesione al WTO accolta con grande soddisfazione dal Presidente Nazarbaev: “Si tratta di un giorno storico per noi, la nostra partecipazione aprirà nuovi orizzonti per l’economia e darà al Kazakistan un accesso più stabile ai mercati internazionali, favorirà i consumatori con una maggiore gamma di prodotti e servizi4. Il potere borghese alla guida del paese mira a rafforzare il suo ruolo nell’area e nella catena imperialistica potendo contare sui grandi giacimenti di gas e petrolio e su una manodopera a basso costo da tenere sotto il tallone di ferro a vantaggio degli interessi delle grandi multinazionali americane, europee, russe e cinesi i cui interessi geopolitici si intrecciano e scontrano nella competizione globale interimperialista, nel comune interesse dello sfruttamento delle risorse energetiche e della classe operaia per i propri profitti. Per questo così come in Ucraina, a seguito del golpe guidato da settori dell’oligarchia locale supportati dai governi e dalle multinazionali europee e americane, anche in Kazakistan, uno dei paesi fautori del blocco imperialistico regionale dell’unione euroasiatica, si procede alla criminalizzazione e repressione della classe lavoratrice, impendendo il proprio agire autonomo e indipendente sia in campo sindacale che politico.

La proibizione del Partito Comunista del Kazakistan (CKP) viene realizzata dalle autorità borghesi del paese dietro il pretesto che non avrebbe più il numero legale minimo per esser registrato come partito legale. Le autorità giudiziarie riconoscono al CKP 38.000 membri, mentre secondo la legislazione kazaka sono necessari 40.000 membri per la registrazione e la partecipazione alla vita politica legale. Un chiaro pretesto e provocazione volta all’illegalizzazione pochi mesi prima delle prossime elezioni anticipate che comporterà, inoltre, l’incremento del pericolo di incarcerazione per i suoi membri in base alla legge che perseguita coloro che partecipano in “scioperi e manifestazioni illegali” e in “sindacati e partiti non autorizzati”. Il CKP, inoltre, nella sua ultima presentazione delle liste di partito ha dichiarato 58.000 membri, ma queste non sono state ritenute valide dal Ministero della Giustizia.

E’ evidente che alla vigilia delle elezioni e delle modifiche costituzionali in programma, così come con l’avanzare delle dure e repressive leggi anti-operaie nel paese con tagli dei salari, licenziamenti, calo generale delle condizioni di vita e crescente crisi sociale e economica, l’unico partito di opposizione sia un ostacolo da eliminare. Nel 2004, venne inoltre formato l’artificiale e accomodato Partito Popolare Comunista del Kazakistan (CPPK), tollerato dal regime borghese kazako ottenendo alle ultime elezioni il 7%, legato al Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR) di Zjuganov che invece di fare appello contro questa nuova operazione provocatoria, ha chiamato i membri del CKP a lasciare il partito per unirsi al partito opportunista del CPPK. A opporsi fermamente a questo processo invece il Partito Comunista Operaio Russo (PCOR)5 che come membro del PCUS, saldo nei principi dell’internazionalismo proletario chiama alla solidarietà verso il CKP e al rigetto di questo nuovo atto anticomunista contro il movimento operaio nei paesi dell’ex Unione Sovietica, a cui uniamo la nostra voce come gioventù comunista in Italia portatrice dei veri principi dell’antimperialismo e dell’internazionalismo proletario in solidarietà con i comunisti, lavoratori e giovani kazaki contro il diffondersi dell’isteria anticomunista delle autorità “democratiche” borghesi nell’est come in tutta Europa.

1 Compagnia statale petrolio e gas del Kazakistan fondata nel 2002 dalla fusione di Kazakhoil e Oil and Gas Trasportation. Nel suo portafoglio possiede numerose società sussidiarie in compartecipano anche monopoli quali Chevron, Lukoil, Exxon-Mobil e Gazprom.

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