Il popolo francese ha subito a sua volta la barbarie delle orde che i suoi dirigenti hanno alimentato laddove sono in gioco gli interessi della borghesia francese. Paga sulla sua carne le conseguenze dell’ingerenza e delle guerre di aggressione condotte dalla borghesia imperialista e dai suoi dirigenti di destra o socialisti in Africa e Medio Oriente, il loro sostegno politico e militare alle bande che operano in Siria e nel mondo arabo e islamico sotto slogan religiosi. Mentre sventola ipocritamente lo stendardo della libertà e della democrazia, la borghesia imperialista di Francia, Usa, Inghilterra e Germania porta complessivamente un appoggio a tutti i gruppi fascisti nel mondo, indipendentemente dai loro referenti politici, dall’Ucraina al Venezuela, per colpire i movimenti popolari in lotta contro il suo dominio. Cerca di contrastare l’ascesa dei nuovi paesi capitalisti rivali nel mondo – Russia, Cina, Brasile – facendo leva su queste bande fasciste e sfruttando il malcontento sociale interno di questi paesi, suscitato dalle contraddizioni capitalistiche.
Le manipolazioni imperialiste hanno rafforzato e incoraggiato i gruppi oscurantisti nella speranza o nel tentativo di abbattere i regimi che li hanno combattuti in Libia, Iraq e Siria, spingendo altri regimi, come quello algerino, a lasciare che si diffonda la loro ideologia reazionaria che prepara il terreno a nuovi attacchi. Le azioni criminali del 13 novembre sono delle conseguenze-boomerang dell’intervento militare in Libia nel 2011 della borghesia imperialista francese e delle sue politiche, in concerto con l’imperialismo Usa e il suo strumento di morte, la Nato, in coordinamento con l’insurrezione militare dei banditi libici affiliati ad Al-Qaeda. Il risultato di questa aggressione, che si è conclusa con il rovesciamento con la forza e l’assassinio di Gheddafi, è stato il massacro di oltre 150.000 libici sotto i bombardamenti dell’aviazione francese, la caduta di un intero popolo, così come di milioni di africani che in Libia ci vivevano, nel caos, nella miseria assoluta, nelle barbare leggi delle milizie islamiste, nella trasformazione di questo paese in terra d’esodo e pozzo di mercenari oscurantisti che sciamano nei paesi vicini e in partenza per la Siria per dar manforte ai loro accoliti.
Inebriati dal suo successo e dalla sua impunità, la borghesia imperialista francese e i suoi politici tentano da 5 anni di imporre la loro legge in Siria, in compagnia dei loro alleati statunitensi, inglesi, turchi e delle monarchie del Golfo. Hanno sostenuto, finanziato, armato e fomentato decine di migliaia di giovani fanatici, disorientati dalla loro marginalizzazione nel capitalismo, incitati ad affluire da 100 paesi verso la Siria, ridotta all’età della pietra, massacrando i suoi operai, i suoi intellettuali e suoi studiosi, cercando di instaurare uno stato teocratico sulle macerie di quello laico combattuto senza interruzioni da 35 anni dal movimento dei Fratelli musulmani. Con gli Usa, l’Inghilterra e la monarchia di Giordania, hanno fatto adottare dal Consiglio di sicurezza dell’Onu il 14 aprile scorso una risoluzione che legittima il bombardamento dello Yemen. Una coalizione di regimi monarchici diretta dall’Arabia Saudita aveva già iniziato da 3 settimane a schiacciare il paese sotto un tappeto di bombe, con l’obiettivo di insediare alla sua guida un fantoccio per mezzo dell’aiuto sul campo dei tagliagole di Al-Qaeda.
Facendo finta di combattere Daesh – quando in realtà l’asse dei loro bombardamenti ha come obiettivo le truppe di Daesh che attaccano gli agenti Usa o che dimenticano che il loro obiettivo primario è di rimanere in Siria – gli imperialisti occidentali sostengono il terrore instaurato dai loro scagnozzi sotto la bandiera dell’Islam. Uno degli obiettivi del loro sostegno a tutti questi movimenti è di disgregare i popoli arabi per colpire la loro capacità di resistenza al continuo espansionismo colonialista del sionismo israeliano. Al fine di garantire mercati e profitti astronomici alla borghesia militare-industriale e di tutelare i suoi interessi contro tutti i movimenti popolari antimperialisti, hanno riempito i paesi del Golfo di basi militari e mantengono strette alleanze con i regimi più reazionari dei paesi arabi e della regione: Arabia Saudita, Qatar, Giordania e Turchia su tutti. In verità non c’è alcuna fondamentale differenza in termini di obiettivi, dalla negazione dei più elementari diritti democratici ai metodi fondati sul terrore, tra l’organizzazione chiamata Daesh e il regime monarchico dell’Arabia Saudita. Il regno wahabita non è altro che la versione originale e istituzionale di Daesh, alleato indefesso e “saggio” degli Usa. E’ ipocrita pretendere di combattere il terrorismo di orde che rivendicano una concezione retrograda dell’Islam e insieme stringere la mano del monarca saudita a conclusione di una lucrativa vendita di aerei “Rafale”, chiudendo gli occhi sulla condanna a morte di un giovane blogger anti-monarchico, o approvare la nomina di questo regime reazionario, barbaro e criminale alla guida della Commissione dei diritti umani dell’Onu. E’ indecente far credere che ci siano terroristi buoni, qualificati come combattenti islamici “moderati”, travestiti da “democratici” in lotta contro il “dispotismo” del regime siriano e sostenuti in realtà col solo obiettivo di rovesciare i regimi che rifiutano il diktat imperialista, e qualificare come cattivi terroristi coloro che portano le loro azioni criminali sui territori dei loro sponsor, mordendo la mano che li nutre.
La campagna “antiterrorismo” presentata in Francia come una campagna di difesa dei presunti valori repubblicani francesi, non farà dimenticare al popolo algerino che la socialdemocrazia francese ha fortemente contribuito alle sue disgrazie negli anni ’90. Poche sono state le forze che in Francia hanno sostenuto il popolo algerino nella sua resistenza alla barbarie integralista, che ha fatto oltre 150.000 morti, senza contare gli innumerevoli feriti.
Nessun algerino dimentica che la socialdemocrazia francese ha svolto un ruolo importante nelle campagne politiche che presentavano in modo benevolo le azioni criminali delle orde oscurantiste del Fronte islamico di salvezza sotto il pretesto che questo movimento retrogrado era stato “privato” della sua vittoria elettorale dopo l’annullamento del processo elettorale nel gennaio del 1992. Nessuno dimentica che la campagna del “chissà chi uccide chi” in Algeria è stata orchestrata dai media controllati dai socialisti e che loro hanno gettato nella confusione l’opinione pubblica mondiale facendo credere che i crimini di massa erano stati commessi non dalle orde integraliste, ma dall’esercito.
La borghesia francese, i suoi partiti di destra e la sua ala socialdemocratica camuffano sempre i loro obiettivi di conquista e asservimento dei popoli sotto un doppio linguaggio. Ancora oggi la pseudo-tesi dei crimini dell’esercito algerino e dell’innocenza del FIS viene regolarmente agitata. Mantengono una pressione politica destinata a creare le condizioni di una ingerenza in vista di applicare un piano che faccia deflagrare l’Algeria e che dovrebbe mettere il Sahara e le sue risorse di idrocarburi sotto il controllo delle potenze imperialiste: questo è l’obiettivo di tale operazione. Diverse azioni sono state sapientemente messe in opera a questo fine: il caso dell’assassinio dei monaci di Tibhirine, attribuito in disprezzo della verità all’esercito algerino, quello dei due fratelli di Nimes perseguiti davanti ai tribunali francese come “islamisti” – aiutati dai cosiddetti difensori dei “diritti umani” – per la loro eroica partecipazione alla lotta contro gli assassini del FIS nella loro città natale di Relizane in Algeria.
I comunisti algerini partecipano appieno al dolore dei famigliari colpiti dall’assassinio dei loro cari da parte di queste orde oscurantiste e criminali. Sono solidali con la lotta dei loro compagni francesi contro il sistema capitalista, fonte di mali e ingiustizie insanabili e di conflitti mortali. I sostenitori dell’ordine capitalista, apertamente o in modo mascherato, incoraggiano tutte le forme di fascismo e di razzismo per mettere l’un contro l’altro, le vittime della sua profonda crisi economica. Non ci può essere successo duraturo contro l’odio instillato dalla borghesia, non ci può esser fine alle sue tendenza bellicose e ai pericoli di guerra senza la mobilitazione dei lavoratori e dei popoli contro lo sfruttamento capitalistico, senza il rovesciamento del regime capitalista che provoca inevitabilmente le guerre, senza l’organizzazione e l’unificazione delle loro lotte politiche in seno a potenti Partiti comunisti risoluti a sostituire questo regime con il potere dei lavoratori e dei loro alleati, con un sistema socialista che abolisca lo sfruttamento di una classe da parte di un’altra, l’oppressione di una nazione da parte di un’altra. Dobbiamo combattere le illusioni smobilitanti propagandate da coloro che fanno credere che sia possibile fermare l’imperialismo e mettere fine alle guerre senza distruggere le sue basi economiche capitaliste e il suo regime politico borghese. Dobbiamo allo stesso tempo combattere senza concessioni l’idea opportunista e reazionaria secondo la quale un regime imperialista può intraprendere, sotto la pressione della sua opinione nazionale democratica interna, delle buone azioni internazionali, delle azioni benefiche per i popoli in lotta contro il saccheggio, l’ingiustizia, la dittatura e l’arbitrio.
PADS, 15 novembre 2015