* di Antonio Viteritti
Nelle scorse settimane abbiamo parlato del fenomeno dello sport popolare sempre più in espansione nel nostro paese. In questo articolo conosciamo meglio un’esperienza che si sviluppa in una terra difficile e piena di contraddizioni come la Calabria. Nel 2011 un gruppo di ragazzi, gli Ultras della Curva Nord del Cosenza Calcio 1914, hanno deciso di andare controcorrente, contro le logiche di mercato a cui il calcio viene sempre più asservito e contro la criminalizzazione mediatica e politica degli ultras, fondando la prima squadra di calcio popolare della regione, il Brutium Cosenza.
La Curva Nord decise infatti allora, non senza sofferenza, di smettere di seguire il Cosenza Calcio, dopo anni di contestazione alla società per le sue vicende sportive e al calcio moderno, continuamente immerso in scandali che disgustano gli appassionati e sottomesso sempre più al business di sponsor, Pay TV, di padroni, affaristi e speculatori alla ricerca di grandi, facili e rapidi profitti, così come in opposizione alla tessera del tifoso, quale strumento usato dalle società calcistiche per “fidelizzare” i tifosi, espellendo dagli stadi i settori del proletariato (vero artefice del tifo organizzato) con gli elevati costi dei biglietti e sostituendolo con la classe media (meno propensa ad una forma di tifo viscerale e passionale come quello ultras) più disposta a spendere allo stadio, oltre che per rendere più facile l’opera repressiva delle forze dell’ordine. Infine, contro la rappresentazione distorta da parte dei media del cosiddetto “mondo ultras”, funzionale alla costruzione dell’immagine del “calcio moderno”, che tendono a rappresentare gli ultras come “violenti che rovinano il calcio”, spesso non sottolineando le differenze ideologiche fra diversi gruppi e la conseguente differenza di mentalità. Il fenomeno ultras deriva, infatti, da un profondo senso di appartenenza per la propria città o quartiere, di cui la squadra ne è espressione, e rappresenta la più genuina passione popolare per il calcio, ma non solo, poiché spesso è un fenomeno che va oltre esso con iniziative sociali e prese di posizione fortemente antirazziste e antifasciste.
I ragazzi della Curva Nord da sempre rifiutano il razzismo, la corruzione, il business e la violenza gratuita, ritenendo come capisaldi del loro gruppo l’integrazione, l’aggregazione sociale e il rifiuto del razzismo e del fascismo e su queste basi hanno messo su uno dei progetti più coraggiosi del territorio: una squadra fondata e gestita dagli ultras con l’azionariato popolare, con l’obiettivo di riappropriarsi dal basso degli antichi valori di questo sport, riaffermare la “mentalità ultras” e fare della squadra l’espressione dell’indole rivoluzionaria, passionale e anticonformista della terra dei Bruzi. Rompono così con il calcio dei padroni ed entrano nel mondo del calcio popolare. Per questi ragazzi i risultati contano poco, sebbene la squadra abbia centrato 3 promozioni in 5 anni, passando dalla Terza Categoria alla Promozione Calabrese (risultati che ne fanno una delle migliori squadre di calcio popolare in Italia), e ciò che veramente importa è la riscoperta dei veri valori del calcio, ormai scomparsi nel calcio professionistico.
Magari la Brutium Cosenza non arriverà mai nel calcio che “conta”, ma la sua battaglia la sta vincendo alla grande sia in campo, con ottimi risultati per una squadra di calcio popolare, sia fuori, dimostrando il vero spirito di questo sport, portando sugli spalti centinaia di appassionati, pieni di valori sociali e protagonismo popolare.
Come on Brutium, you’ll never walk alone!