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L’idiozia della brigata ebraica il 25 aprile

Come ogni anno, in vista del 25 aprile si prospetta l’ennesima polemica sollevata da alcuni circoli filo-israeliani che da anni tentano di partecipare alle manifestazioni del 25 aprile portando in piazza le bandiere della Brigata ebraica, accompagnate con chiaro intento provocatorio da bandiere di Israele. Anche a causa dell’ambiguità di un’organizzazione come l’ANPI, che troppo spesso ha scelto di stendere il tappeto a queste persone e sbarrare la strada a presunti “estremisti” che ne contestavano la presenza, oggi esiste una grande confusione su questo tema. Ma cos’è stata realmente la Brigata ebraica? È giusto scrivere, come si affermava in un articolo pubblicato un anno fa sul Manifesto, che “La bandiera della Brigata ebraica appartiene a una delle formazioni che sono state in prima fila nella liberazione d’Europa. È quindi a casa propria il 25 Aprile”?

Partiamo da un concetto quasi basilare: essere contro la presenza di bandiere della Brigata ebraica non significa essere contro gli ebrei, né tantomeno significa negare il contributo degli ebrei alla Resistenza italiana. Il punto è proprio che la Brigata ebraica con la Resistenza italiana c’entra poco o nulla. La Brigata ebraica era un reparto dell’esercito britannico, reclutato nella Palestina che allora era amministrata dall’Inghilterra su mandato della Società delle Nazioni. La sua creazione fu annunciata da Winston Churchill nel settembre del 1944, come reparto volontario di fanteria inquadrato nella VIII Armata Britannica. La Brigata sbarca il 10 novembre 1944 a Taranto, nell’Italia già liberata dagli alleati, e non combatte fino al 27 marzo 1945, quando affianca l’esercito cobelligerante italiano (cioè quello Alleato) nello sfondamento della linea gotica. Nel complesso, l’attività della Brigata ebraica si limita a qualche combattimento nel Ravennate nell’ultimo mese di conflitto, quando ormai si era già a ridosso della Liberazione e dell’insurrezione del 25 aprile.

Chi il 25 aprile scende a commemorare la Brigata ebraica, prima ancora della Resistenza insulta la memoria di centinaia di ebrei italiani, nostri fratelli e sorelle, che alla Resistenza parteciparono per davvero, spesso dando anche la vita. Il fondatore del Fronte della Gioventù per l’indipendenza nazionale e la libertà, la più nota ed estesa organizzazione giovanile partigiana di cui il FGC ha ripreso il nome, era il giovane ebreo e dirigente del PCI Eugenio Curiel, fucilato dalle camicie nere nel febbraio del ’45. Centinaia di ebrei italiani combatterono arruolati nelle Brigate Garibaldi (le formazioni partigiane legate al PCI, che costituivano la maggioranza delle formazioni partigiane) e nelle formazioni di Giustizia e Libertà. Andando oltre la Resistenza italiana, si potrebbe ricordare che migliaia di ebrei combatterono la guerra contro il Terzo Reich sin dal 1941 nel Palestine Regiment, anch’esso inquadrato nell’esercito britannico ma privo di distinzione fra palestinesi di etnia araba ed ebrei, che combattevano spalla a spalla.

Tutto questo i sostenitori della Brigata ebraica non lo dicono, e il motivo è chiaro: l’unica ragione di esistenza della Brigata ebraica fu quello di spalleggiare il progetto di costruzione dello Stato di Israele, puntando alla costruzione di una identità “ebraica” che più che all’ebraismo era legata al sionismo più estremista e radicale che viene predicato dagli odierni circoli filo-israeliani. Proprio per questo, ogni volta che il PD schiera il suo servizio d’ordine al fianco di cordoni di polizia che impediscono ai comunisti di entrare nei cortei del 25 aprile per stendere il tappeto rosso a chi sventola la bandiera di Israele, i partigiani si rivoltano nella tomba. Anche, e soprattutto, i partigiani ebrei…

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