Cari compagni,
prima di tutto un ringraziamento per il vostro invito e per la possibilità di discutere insieme un tema così importante. La questione dei rifugiati e dell’imperialismo è stata affrontata nello scorso MECYO che si è tenuto a Roma, e consideriamo un ottimo segnale che su questo tema le organizzazioni giovanili comuniste e antimperialiste tornino a discutere insieme. Cogliamo anche l’occasione per ringraziare l’EDON per il lavoro svolto nelle azioni comuni per la giornata mondiale dei rifugiati.
Noi giovani comunisti italiani pensiamo che la questione dell’immigrazione sarà uno dei temi dirimenti del presente e del prossimo futuro, in cui è assolutamente necessaria una posizione comune e un’azione comune da parte delle gioventù comuniste e antimperialiste. Non si tratta di una questione che può essere affrontata dal movimento comunista in modo isolato nei singoli paesi, perché è strutturalmente legata con l’imperialismo e le caratteristiche di questa fase dello sviluppo capitalistico. Solo vedendo l’immigrazione come conseguenza diretta dell’imperialismo è possibile dare una lettura completa del fenomeno, dare le giuste risposte, e soprattutto colpire le rivendicazioni dell’estrema destra e dei neofascisti che in tutto il continente guadagnano consensi proprio sull’immigrazione.
Negli ultimi anni i flussi migratori verso l’Europa sono aumentati in relazione agli interventi militari condotti in diversi paesi. Prima nei Balcani, poi in medio oriente e nord africa. Oggi non è un caso che Siria, Iraq, e Afghanistan siano i paesi da cui fuggono più persone, raccolte in Europa specialmente dalla Grecia. Nessuno può ignorare la stretta correlazione tra gli interventi della Nato e l’incremento dell’immigrazione, di centinaia di migliaia di persone costrette a fuggire dalla guerra, dal terrorismo, dalla distruzione dei propri paesi. Tutto ciò dimostra chiaramente come solo la rottura delle politiche portate avanti dalla Nato, per gli interessi imperialistici degli Stati Uniti e dei paesi Europei possa condurre a ridurre l’immigrazione. Al contrario ogni politica di difesa dei confini è destinata a fallire e a convertirsi in una carneficina. Solo per citare alcuni dati. Nel 2016 sono sbarcate via mare circa 230 mila persone di cui 158 mila in Grecia e 70 mila in Italia, che insieme rappresentano oltre il 99% degli sbarchi nel mediterraneo. Fino ad oggi si tratta di meno di un quarto degli sbarchi avvenuti lo scorso anno. Ma sono già morte oltre 2.800 persone, a fronte delle 3.700 dello scorso anno. L’operazione Triton ha già fatto più morti di quelli delle scorso anno, e con essi bisogna aggiungere altri morti sulle frontiere terrestri. Accordi per la gestione dell’immigrazione, come quelli con il governo turco sono a tutti gli effetti accordi criminali, che come comunisti condanniamo senza esitazione.
Ma, sebbene la guerra sia una causa importante, sarebbe limitativo ritenerla l’unica causa. Appena il 25% di chi sbarca in Italia proviene da un paese in guerra, e gli sbarchi via mare – a differenza di quanto si creda – sono una parte minoritaria dell’immigrazione in Italia. Quindi solo una minoranza proviene direttamente da paesi in guerra e ha i requisiti per chiedere l’accoglienza come rifugiato. Quando abbiamo detto che l’immigrazione è strettamente legata all’imperialismo, intendevamo con questo non solamente il complesso delle azioni militari, ma per l’appunto l’insieme delle caratteristiche di una fase dello sviluppo del sistema capitalistico. Quello che accade è quindi un immenso spostamento di lavoratori, pronti a vendere la propria forza lavoro, in cambio di una condizione di vita migliore.
E’ interessante vedere come in Grecia, dove l’immigrazione oggi è prevalentemente legata ai vicini scenari di guerra, la maggioranza delle persone immigrate siano donne e bambini (60%), mentre in Italia il 73% sia costituito da uomini in età da lavoro, molti dei quali intendono proseguire il proprio viaggio verso Germania, Francia, o Inghilterra, o il nord Italia: esattamente le aree con la maggiore concentrazione industriale e di capitale. Immigrazione e emigrazione sono strettamente connessi con il livello di concentrazione di capitale, in un mondo economicamente sempre più interconnesso, in cui la circolazione della forza lavoro è vitale per il capitale e questo crea fenomeni complessi. Questo processo è avvantaggiato dalle politiche dell’Unione Europea di libera circolazione. L’Italia è meta di immigrazione, ma è anche luogo di emigrazione. Nel 2014 92.000 cittadini stranieri hanno preso la residenza nel nostro paese, mentre 155.000 italiani sono emigrati all’estero, principalmente in Germania, Gran Bretagna. Molti sono giovani in cerca di migliori condizioni di lavoro e più alti salari. Mentre in Italia si accoglie principalmente forza lavoro per i campi agricoli del latifondo, per l’industria tessile, per i servizi casalinghi e di assistenza, si esporta forza lavoro più qualificata. Tutto questo avvantaggia il capitale che può reperire a livello globale le migliori condizioni e qualifiche di lavoratori, creando una competizione e mantenendo i livelli salariali bassi, ottenendo maggiore profitto.
Quindi per concludere, noi pensiamo che la risposta del movimento comunista debba essere articolata in diversi punti:
- prima di tutto la condanna della guerra, degli interventi militari, del finanziamento e del sostegno ai gruppi terroristici per la destabilizzazione di interi paesi in nome degli interessi dei grandi monopoli, con la conseguente richiesta dei nostri paesi di uscita dalla Nato e dalle alleanze imperialiste;
- allo stesso tempo la condanna della politica imperialista, che non si limita solo alla guerra, ma che comporta l’appropriazione delle ricchezze da parte dei monopoli, anche in uno stato non di guerra, ma di normale amministrazione politica e economica nel sistema capitalistico;
- condannare la chiusura delle frontiere in quanto non si tratta di un elemento di soluzione, ma non limitare l’azione a questo, come fanno le forze della sinistra borghese. Non c’è una differenza qualitativa tra libera circolazione in regime capitalistico o frontiere chiuse: si tratta di due modi differenti attraverso i quali il capitale può sfruttare immigrazione e forza lavoro secondo le diverse esigenze, ma che non comportano una reale risoluzione della condizione dei lavoratori, che può cambiare solo in una società socialista;
- Denunciare i casi di sfruttamento degli immigrati, come stiamo facendo in queste settimane nel nostro paese, i provvedimenti dei governi che incoraggiano questa azione, l’utilizzo da parte di associazioni criminali per fare profitto sulla gestione dei rifugiati, come purtroppo spesso avviene nel nostro Paese.
- Lavorare per la massima unità tra i lavoratori del proprio paese e quelli immigrati, per combattere la lotta al ribasso, per mettere in chiaro come il nemico non sia l’immigrato ma il padrone. In questo senso abbiamo spesso utilizzato lo slogan «Sulla pelle il sudore ha lo stesso colore»;
- Denunciare l’azione dell’estrema destra e dei movimenti neofascisti che additando l’immigrazione come l’origine di tutti i problemi difendono il sistema capitalistico e il suo regime di sfruttamento, le politiche imperialiste dei nostri paesi.
Tutto questo potrà essere realizzato con maggiore forze e con migliori risultati se riusciremo a coordinare la nostra azione a livello internazionale, per dare una risposta unitaria della classe lavoratrice a quanto sta accadendo. Grazie