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L’asse Bayer-Monsanto e i monopoli nel settore agrochimico

*di Cesare Pennacchia, studente e lavoratore nel settore agricolo

L’acquisizione di una multinazionale da parte di un’altra, specie in questo periodo storico, è all’ordine del giorno. Il dato che fa riflettere, però, è che tra le cinque più grandi operazioni dell’ultimo anno, tre riguardano lo stesso settore, ovvero quello agricolo, o per essere più precisi quello agrochimico. Infatti dopo l’asse “Dow Chemical-Du Pont” e quello “ChemChina-Syngenta” poche settimane fa si è conclusa una delle più incredibili operazioni di acquisizione della storia, con la Bayer, nota azienda farmaceutica tedesca, che con 66 miliardi di euro ha portato a casa la Monsanto, leader mondiale nella produzione di sementi OGM. Tutto ciò è avvenuto a pochi giorni dal voto al Parlamento Europeo sul Glifosato, composto chimico alla base di un erbicida, il Roundup, che da sempre è sotto accusa per la sua tossicità e che è utilizzato in tutto il mondo, di produzione proprio della Monsanto. La Germania si è formalmente astenuta dal voto, cosa che è valsa come un via libera per la commercializzazione del prodotto permettendo alla sua azienda leader nel settore di compiere questo tipo di operazione. Il via libera all’utilizzo di Glifosato non è l’unico problema di questo nuovo asse. Infatti questa fusione porta la Bayer a possedere circa il 30% della produzione di sementi mondiali e il 24 % della produzione mondiale di pesticidi. Ma se l’alimentazione è alla base della nostra salute, possiamo lasciarla in mano a chi fa del profitto su pesticidi e prodotti chimici il suo cavallo di battaglia?

La conseguenza di questa acquisizione sarà un vero e proprio attacco alla nostra alimentazione e alle condizioni di vita della classe contadina. Si stima un aumento dei costi dei semi di circa 4 volte l’attuale prezzo e di conseguenza una crisi nel settore, dove le più piccole realtà saranno inglobate da società agrarie sempre più grandi ed in mano a sempre meno persone. In Europa, specie nella zona mediterranea, ciò sarà un duro colpo per paesi come Italia, Spagna e Grecia, ovvero paesi con una forte biodiversità, patrimonio che è da sempre minacciato da politiche filo-padronali che nell’ultimo periodo si stanno intensificando con lo spettro del TTIP alle porte (anche se temporaneamente saltato), la ratifica degli accordi CETA e con una serie di politiche europee sull’agricoltura volte a favorire i grandi colossi e sempre meno le piccole realtà agricole. Il silenzio dell’Europa (che nella PAC, la politica agricola comunitaria, si professa “green” e sempre più volta a incentivare l’agricoltura “bio”) dimostra il suo volto capitalistico più spietato dove le logiche del profitto si spingono anche oltre i confini della salvaguardia della vita umana.

È necessario in ogni caso un chiarimento per comprendere il significato di quanto avvenuto. Negli ultimi anni l’abbandono di un’analisi dell’imperialismo, e dunque della consapevolezza della natura “strutturale” di episodi come questa acquisizione, ha portato al proliferare di teorie del complotto che anche in questi giorni si sono riproposte nel commentare la fusione Bayer-Monsanto, ma che in nessun modo spiegano la reale natura di questo fenomeno. Quello che abbiamo sotto gli occhi è né più né meno che un aumento della centralizzazione e concentrazione del capitale in singole aziende monopolistiche. È un processo già noto, studiato a suo tempo da Lenin ne “L’imperialismo”, e che in tempo di crisi subisce ulteriori accelerazioni. I pochi soggetti monopolisti generati da questa dinamica sono così grandi da poter modellare a proprio piacimento la produzione e il mercato mondiali (nel nostro caso, la produzione delle scorte alimentari mondiali!), costringendo i consumatori o altri produttori (in questo caso i contadini) a comprare i loro prodotti ai loro prezzi.

A chi si chiede perché l’Unione Europea non prenda una posizione su questa fusione aziendale, che effettivamente consegna una gigantesca fetta di settori produttivi fondamentali nelle mani di una singola azienda privata, andrebbe ricordato che l’Unione Europea è una organizzazione imperialista, le cui redini sono in mano ai grandi monopoli del continente, e che nacque proprio per agevolare la formazione di grandi monopoli europei attraverso l’istituzione di un mercato comune. E anzi, l’acquisizione della Monsanto da parte di un grosso monopolio tedesco, la Bayer, è sintomo di un mutamento dei rapporti di forza interni allo schieramento USA-UE, con la Germania e i monopoli tedeschi che acquistano sempre più forza. A dover essere messo in discussione non è tanto il singolo evento, per quanto significativo, ma è nel suo complesso il sistema economico che oggi consente a una azienda di possedere un terzo della produzione mondiale di sementi, consegnando in pochissime mani private il potere di decidere come, cosa e quanto potremo mangiare.

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