In seguito alle ripetute scosse di terremoto che hanno devastato il centro Italia nelle settimane precedenti, la gioventù comunista umbra si è mobilitata immediatamente per dare il suo supporto alle popolazioni colpite. Da giorni sul campo di Norcia e come staffette per l’approvvigionamento operano i nostri compagni, ai quali abbiamo rivolto questa intervista, per comprendere meglio la situazione attuale, e quali siano le priorità per aiutare il loro lavoro.
Quando siete arrivati a Norcia, quale situazione avete trovato? Quali sono le principali emergenze a cui bisogna dare risposta?
Ci siamo attivati sin dall’inizio per comprendere l’effettiva portata dell’emergenza. Alcuni di noi per le prime 48 ore sono stati mobilitati dalla Protezione civile e da altre associazioni dato che le zone duramente colpite non si trovano solo nella Valnerina ma anche a Spoleto dove ci sono 350 sfollati e nei paesi limitrofi. Comunque appena rientrati dalla prima mobilitazione ci siamo subito attivati per partire autonomamente per Norcia e Cascia. Collaborando con le Brigate di Solidarietà Attiva, siamo stati i primi ad arrivare sul campo. A Norcia abbiamo trovato una situazione molto complicata: certamente nelle prime ore tanta disorganizzazione, mancanza di dialogo fra le persone, e anche una certa ritrosia a richiedere gli aiuti, mista all’orgoglio della popolazione che frena tante persone dal dire di cosa si ha bisogno. Sono situazioni particolari, complesse. Subito però si è palesato come la situazione sia gestita in maniere del tutto inadeguata dalle istituzioni, che pensano solo a portare via tutte le persone dalla zona colpita, spopolando il territorio senza provvedere alla creazione di campi strutturati in maniera efficiente sul posto. La principale emergenza che si è delineata è la necessità di ricreare un tessuto sociale che si possa sostenere sul posto, e aiutare tutte le frazioni minori abbandonate dagli aiuti. In mancanza di un supporto delle strutture dello Stato tutto questo si è realizzato a livello di lavoro volontario, con staffette improvvisate di compagni e compagne che per giorni stanno facendo veri e propri miracoli servendo famiglie e frazioni isolate. Principali emergenze di carattere materiale cui bisogna dare risposta, ora sono scarpe pesanti, giacche pesanti, supporto psicologico, animazione, aggregazione giovanile.
In cosa consiste l’attività del campo che è stato allestito? Che tipo di azioni concrete state realizzando e quali sono le prospettive a medio periodo?
Il campo è stato allestito grazie al lavoro e all’esperienza dei militanti in una situazione d’emergenza, e come detto senza grande supporto istituzionale. Per due giorni in completo isolamento e solo organizzando la gente del luogo si è potuto trasformare un parcheggio periferico in un centro di smistamento avanzato per consegnare beni di prima necessità (vestiario, igiene, alimenti) direttamente alle persone. Nel campo, inoltre ci sforziamo di dare ai terremotati quella solidarietà umana che è fondamentale in questi casi. La popolazione sa che dai giovani volontari può trovare un aiuto materiale ma anche una semplice parola di conforto, e vi assicuro che non è poco. In poco tempo il campo è diventato punto di riferimento, avendo creato sia un punto di smistamento di materiale che di accoglienza. Nel breve periodo le attività da assistenza diretta si trasformeranno in assistenza sociale e psicologica alla popolazione. Con l’apertura di sportelli d’aiuto per aiutare a compilare i moduli per la ricostruzione e tutto il supporto nell’iter burocratico. Per fare questo trasformeremo le strutture presenti, ora limitate a strutture mobili come tende, in strutture fisse come container componibili, moduli abitativi e stock del magazzino avanzato. Oltre al campo in sé poi sono operativi i punti logistici situati a Foligno da cui partono le staffette per il rifornimento.
Quali attività di solidarietà possiamo mettere in campo per sostenere le popolazioni colpite e il vostro lavoro? La gioventù ha sofferto in modo particolare gli effetti del sisma. Le scuole sono chiuse, molti ragazzi sono stati portati sulla costa negli alberghi. Cosa potete dirci su questo?
Certamente contribuire attraverso l’invio di volontari disposti a trascorrere del tempo presso i campi periferici nelle frazioni colpite, dove vivono in tendopoli comunità di 30/60 persone. Un modo per garantire un ricambio costante nel lavoro, con una solidarietà da tutta Italia. La gioventù è in grande sofferenza, ma è anche attiva. I giovani umbri non sono stati portati sulla costa, molti sono restati mentre altri alloggiano in alberghi a un centinaio di chilometri dalle zone colpite. Scuole chiuse, ma a breve riapriranno. E’ comunque da ragionare, anche se la fase emergenziale non è passata, la possibilità di attività ricreative di carattere ludico e leggero come piccoli concerti di solidarietà e la creazione di eventuali centri giovanili e simili. In ogni caso queste sono ipotesi successive, la fase emergenziale è troppo lunga e articolata per definire proposte concrete sotto questo aspetto. Adesso dobbiamo ancora concentrarci sull’emergenza.
Ad essere colpiti sono stati soprattutto piccoli paesi, già soggetti a spopolamento. Nelle comunità locali si avverte il rischio che andare via significhi far morire definitivamente i propri paesi, cosa avete percepito di questa paura nella popolazione?
E’ drammaticamente tutto vero. La gente è consapevole del fatto che lasciare il proprio paese significa abbandonarlo per sempre. Per questo la maggior parte di coloro che hanno deciso di lasciare i territori per andare in albergo sono famiglie che provengono da Norcia e Cascia, e non dalle frazioni. Da queste ultime, piccolissime comunità, sono partiti principalmente i più anziani e le persone affette da handicap. Chi è nato e vissuto nelle frazioni non vuol sentirne di lasciarle. Ecco il nostro obbiettivo a lungo termine far rimanere in vita la nostra terra, la nostra bellissima terra. Ed ecco perché dall’evento sismico la gioventù comunista umbra è attiva e mobilitata h24 per sopperire con volontà, disciplina e senso di appartenenza le carenze di carattere logistico e materiale. Teniamo duro e terremo ancora fin quando ce ne sarà possibile.