Secondo i dati OCSE i Neet, i giovani che non studiano e non lavorano, sono il 27% del totale e spesso, rassegnati alla loro condizione, smettono di cercare lavoro. L’aumento di questo fenomeno è dovuto alle politiche antipopolare portate avanti dai vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Infatti i tagli all’istruzione hanno reso sempre più inaccessibile l’università ai giovani dei ceti popolari e favorito la dispersione scolastica, costringendo molti ragazzi ad abbandonare la scuola per difficoltà economiche o perché schiacciati dalla sempre maggiore competizione a cui sono sottoposti nella nostra società. Il Governo non fa nulla per ridurre la disoccupazione giovanile, ormai al 39%, o il lavoro in nero e molti giovani, scoraggiati da esperienze lavorative deludenti come salari bassi, licenziamenti, stage non retribuiti, smettono di cercare lavoro, rischiando di piombare nella depressione.
In Giappone il fenomeno dei Neet spesso sfocia in quello degli “hikikomori”, giovani che scelgono di isolarsi completamente dalla società chiudendosi nelle proprie stanze e interagendo con l’esterno solo tramite il computer. Questo fenomeno si sta rapidamente diffondendo anche in Italia: gli “hikikomori” italiani sono già 100mila. Secondo gli psicologi questi giovani si sentono schiacciati dalle eccessive pressioni sociali, dalla paura di fallire e dalla sempre maggiore competizione che la società ci impone e rispondono isolandosi. Nessuno dice però che questa esclusione sociale “volontaria” è causata dalle politiche antipopolari attuate dai governi capitalisti che, dequalificando l’istruzione e rendendo sempre più precario e competitivo il mondo del lavoro, generano scoraggiamento e depressione nei giovani, che finiscono per isolarsi.
In questo isolamento gli hikikomori fuggono dalla vita reale, troppo dura e competitiva, e si rifugiano nella virtualità della rete, che spesso li aiuta a socializzare e a trovare la gratificazione che non hanno nella realtà, finendo però per estraniarsi da quest’ultima. Secondo i dati la maggior parte degli hikikomori sono i maschi, maggiormente sottoposti alla pressione di realizzazione sociale che ci impone la società, ma in realtà il numero di donne che scelgono di isolarsi è sottostimato a causa degli stereotipi di genere, che danno una visione della donna maggiormente legata all’ambiente familiare e casalingo fin da bambina.
Quello dell’isolamento sociale è un fenomeno preoccupante perché è indice del fatto che sempre più giovani, convinti che le cose non possano cambiare, scoraggiati dagli insuccessi nell’ambiente scolastico, che è sempre più nozionistico e non permette la formazione nei giovani di uno spirito critico, e lavorativo, sempre più competitivo e sconfortante a causa della precarietà, preferiscono isolarsi dalla società. La logica individualistica di questo sistema si traduce in solitudine ed esclusione sociale per coloro che “non ce la fanno”; la sfida dei nostri tempi, che interessa il futuro di un’intera generazione, sta nel ribaltare questa logica, tornando a lottare uniti per i nostri diritti e il nostro futuro.