Da diverse settimane gli studenti nelle scuole italiane sono in protesta contro il contributo scolastico. «Difendi la scuola pubblica, boicotta il contributo» è lo slogan della campagna promossa nelle scuole dal Fronte della Gioventù Comunista. Dal nord al sud gli studenti si oppongono al contributo “volontario” con volantinaggi, presidi e assemblee dentro e fuori le scuole.
«Il contributo nelle scuole è sempre meno “volontario” e sempre più imposto anche con minacce, perché a causa dei tagli le scuole sono costrette a pretenderlo in questo modo» – ha affermato Alessandro Fiorucci, resp. Scuola del FGC – «Da anni si taglia sulla scuola, miliardi su miliardi dal 2008 per salvare i profitti di banche e grandi imprese, ma ci raccontano che i soldi per la scuola non ci sono. L’Italia oggi è l’unico paese europeo in cui la scuola si paga due volte: con le tasse e con questa nuova “tassa” mascherata. La verità è che in questi anni i governi hanno potuto tagliare miliardi alla scuola proprio grazie al contributo scolastico, cioè grazie alle famiglie che pagavano al posto dello Stato».
Ad opporsi al contributo scolastico anche diversi rappresentanti degli studenti. Una di questi è Chiara Maistrelli, Presidente della Consulta degli Studenti di Milano: «La nostra consulta ha votato, lo scorso anno, una risoluzione in cui condanna il contributo scolastico e denuncia la sua reale funzione. È inaccettabile che l’onere di finanziare la scuola pubblica venga scaricato sulle famiglie. Nelle scuole ormai passa sempre lo stesso ricatto: “o pagate voi, o i soldi non ci sono”. Il governo deve assumersi le sue responsabilità e tornare a finanziare la scuola, anche a scapito delle spese militari o dei profitti di banche e grandi imprese».
Secondo Fiorucci «boicottare il contributo scolastico significa difendere la scuola pubblica; continuare a pagarlo significa rendere possibile il suo smantellamento. Quello che chiediamo è l’affermazione della piena gratuità della scuola pubblica, che non può che passare per l’abolizione del contributo scolastico, su cui da troppo tempo, per convenienza, i governi tacciono».