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Università, 34mila senza borsa. Gli studenti: «colpa del nuovo Isee»

È di qualche giorno fa la notizia di una forte contrazione degli idonei ad accedere alle borse di studio. Fra il 2016 e il 2015, denunciano i sindacati studenteschi, sono stati ben 34.742 i “borsisti” in meno, per un calo del 19%. La principale ragione, secondo gli studenti, sarebbe il nuovo modello Isee approvato nel 2013 ed entrato in vigore nel 2015.

Già a pochi mesi dall’entrata in vigore, il nuovo ISEE diede problemi facendo apparire sulla carta tutti più ricchi: fra le principali novità, infatti, c’era l’inclusione dei “redditi” esenti dall’IRPEF (cioè le agevolazioni sociali (come assegni di invalidità o di disoccupazione) che paradossalmente concorrono nel calcolo della “ricchezza”, e del calcolo degli immobili a fini IMU e non più a fini ICI, che ne alzava il valore. Il principale problema era dovuto alla soglia massima per accedere ai servizi per il diritto allo studio, poco superiore ai 20mila punti di Isee, soglia che migliaia di studenti superavano risultando più ricchi (solo sulla carta!) perdendo così la borsa di studio. Nel maggio 2016, dopo numerose proteste degli studenti in tutta Italia, il Governo ha alzato questa soglia a 23mila punti, affermando che sarebbe stato sufficiente a recuperare tutti gli “esclusi”.

Il dato riportato si riferisce al 2015/16, e resta da verificare cosa accaduto quest’anno: il nuovo calcolo dell’ISEE, infatti, potrebbe aver colpito ancora. In particolare, il già citato conteggio del valore degli immobili, assieme alla valutazione dei redditi dei familiari (inclusi fratelli o sorelle con cui magari non si hanno rapporti da anni), contribuiscono a sovrastimare la reale condizione economica di studenti che avrebbero effettivamente bisogno di una borsa di studio. Nessuna reale agevolazione esiste per gli studenti fuori sede, che oltre a dover sopportare il costo di trasporti e affitti sempre più cari, rischiano di vedersi negata una borsa di studio a causa di una casa in campagna ereditata dai nonni, o del lavoro svolto dal fratello o sorella.

«Il punto non è chiedersi se basterà l’adeguamento della soglia massima a “recuperare” gli esclusi» – ha commentato Paolo Spena, resp. università del FGC[1] – «Adeguare la soglia massima dopo questo pasticcio era il minimo, e in ogni caso non basta. I servizi per il diritto allo studio erano insufficienti col vecchio ISEE, e resterebbero insufficienti anche se la nuova soglia avesse effettivamente ripristinato la situazione precedente; l’Italia è ancora il paese della vergogna degli “idonei non beneficiari”. Migliaia di studenti in Italia si ritrovano espulsi dall’università perché non hanno più i soldi per pagarsela, o per pagare affitti e trasporti, o perché devono lavorare per mantenersi gli studi e finiscono fuori corso, costretti a pagare tasse più alte. In tanti neanche riescono a iscriversi al primo anno. Il Governo avrebbe potuto intervenire erogando più fondi per le borse di studio, se avesse voluto, invece ha deciso di sfruttare il nuovo Isee per risparmiare milioni di euro grazie al calo delle borse erogate. Evidentemente salvare le banche è più importante…».

[1] Fronte della Gioventù Comunista

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