In tutta Italia sempre più studenti delle scuole superiori si schierano contro i test INVALSI. Aumentano le azioni, i volantinaggi e le assemblee studentesche per diffondere le ragioni della protesta e costruire un boicottaggio di massa dei test.
In prima fila nell’organizzazione delle proteste centinaia di militanti del Fronte della Gioventù Comunista, impegnati in questi giorni a guidare questa battaglia contro la dequalificazione del sistema educativo. Di fronte ad un boicottaggio che si prospetta essere di massa arrivano numerose segnalazioni di professori, e soprattutto dirigenti scolastici, che minacciano sanzioni disciplinari per gli studenti che lasceranno in bianco i test. In moltissime scuole si minaccia di sospensione, di mettere note, di valutare le prove per contrastare e intimidire gli studenti più attivi o anche solo intenzionati a boicottare le prove il prossimo 9 maggio. In altri casi arrivano minacce assurde e totalmente campate in aria, soprattutto nelle scuole in cui la lotta è più avanzata; spesso si sostiene che lasciare in bianco i test sia illegale, e si ricorre a forme di ricatto piuttosto bizzarre pur di evitare le proteste da parte degli alunni (è il caso del Primo liceo artistico di Torino, in cui la dirigenza ha minacciato di introdurre il contributo scolastico obbligatorio in caso di boicottaggio da parte degli studenti…)
Queste minacce non fanno altro che dimostrare quanto il modello INVALSI spinga scuole, insegnanti e dirigenti ad una continua competizione per trovarsi alla testa delle classifiche valutative. Il Fronte della Gioventù Comunista si impegna a offrire agli studenti gli strumenti per contrastare ogni repressione della protesta contro il processo di svalutazione dell’istruzione. È importante sottolineare che ogni minaccia è inconsistente dal punto di vista legale: lo Statuto delle Studentesse e degli Studenti (DPR 249/98) ad esempio dice all’art. 4, comma 4: “in nessun caso può essere sanzionata la libera espressione di opinioni correttamente manifestata e non lesiva ad altrui personalità”. Inoltre i professori non hanno diritto di risalire allo studente che ha boicottato il test in quanto, secondo la regolamentazione della privacy delle INVALSI (d.lgs. 196/2003) i dati personali forniti, ossia nome e cognome, verranno trattati esclusivamente per le finalità istituzionali dell’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e di Formazione. è evidente, che secondo le normative vigenti, un boicottaggio non costituisce il presupposto per nessuna sanzione. A ulteriore dimostrazione dell’infondatezza di queste intimidazioni, basta guardare all’esperienza degli anni passati: nessuno studente che ha aderito al boicottaggio è mai stato sanzionato o penalizzato direttamente per aver lasciato in bianco le prove!
Chi cerca di reprimere la protesta contro i test INVALSI teme la forza degli studenti organizzati, e vuole dividerci per indebolire la nostra lotta. Di fronte a ogni minaccia serve una risposta decisa e immediata da parte degli studenti, per difendere questa battaglia giusta e avanzare convincendo tutti i compagni di classe a boicottare. Cedere di fronte ai ricatti e a intimidazioni prive di fondamento è il regalo migliore che si possa fare a chi vuole una scuola dequalificata e basata sulla competizione fratricida tra le scuole.
Nel frattempo, in diverse scuole sono stati annunciati per domani mattina presidi di protesta contro la repressione e per il rilancio del boicottaggio. Con questo spirito gli studenti si stanno preparando ad incrociare le braccia e consegnare in bianco le prove, proseguendo e intensificando le attività fino alla mattina di martedì, con decine di presidi e azioni fuori dalle scuole per riaffermare le ragioni della protesta e incitare i propri coetanei allo sciopero bianco.