Prima o poi i nodi vengono sempre al pettine, si sa, ma non sempre questo lascia indifferenti. È il caso della “svolta” dei grillini sul tema del finanziamento alle scuole paritarie, cioè quelle scuole private istituite con una legge del 2000 e che, rispettando determinate condizioni, sono equiparate alle scuole pubbliche e considerate parte del sistema di istruzione nazionale.
In un quesito sul blog di Beppe Grillo (che tutt’oggi è anche il blog ufficiale del Movimento), in cui si parla di scuola e di contributi scolastici, si chiede “se siete d’accordo che i finanziamenti pubblici vadano prioritariamente alle scuole pubbliche statali”. Subito dopo, però, si precisa: “Il quesito non riguarda le scuole dell’infanzia e i nidi, perché per questa fascia d’età (0-6 anni) le scuole private paritarie nella maggior parte dei casi suppliscono alla mancanza di scuole pubbliche statali sul territorio e rappresentano dunque una scelta obbligata per le famiglie” (link). Ecco che il M5S rilancia il principale cavallo di battaglia di chi difende i finanziamenti alle scuole private, dal PD alle forze di centro-destra, e particolarmente in voga negli anni dei governi Berlusconi.
Le scuole private “servono” perché forniscono un servizio che lo Stato non fornisce. Questo il teorema accettato anche dal M5S, che non sembra comprendere che il problema sta proprio nel fatto che lo Stato non fornisce quei servizi, anche a causa dei tagli operati su quel settore mentre i finanziamenti sono devoluti alle scuole private. Ecco che il sostegno a scuole e asili nido privati, istituzioni che lucrano su un servizio necessario per i cittadini (e in particolare per i lavoratori), facendo profitti proprio grazie alla debolezza dei servizi statali, viene spacciato come un’opera di bene. Un’apertura che per ora si limita ad asili nido e scuole dell’infanzia, appunto quelle relative alla fascia di età citata (0-6 anni), ma che utilizza la stessa logica di chi difende a spada tratta le scuole private superiori e i finanziamenti ad esse devoluti, spesso sotto forma di “aiuti” per le famiglie degli studenti per aggirare l’art 33 della Costituzione (che ammette le scuole private “senza oneri per lo Stato”), che di fatto si convertono in incentivi a favore di questi istituti.
Sul perché di questa svolta si può fare più di una supposizione. Non è difficile immaginare che, oltre la retorica da buoni samaritani, ci siano interessi ben più concreti. La posizione espressa arriva pochi giorni dopo la polemica scatenata proprio dai grillini, la cui richiesta di destinare alle scuole pubbliche i finanziamenti oggi erogati alle scuole private ha suscitato la protesta del quotidiano cattolico l’Avvenire, che si è subito schierato in difesa delle scuole private religiose. Ed ecco che i grillini si preoccupano di correggere il tiro, con un timido dietro-front che in realtà apre al mondo cattolico nel tentativo di recuperare voti e consensi.
È noto che gran parte delle scuole private, delle scuole dell’infanzia e degli asili nido privati, sono di proprietà di istituzioni cattoliche o comunque legate a vario titolo alla Chiesa Cattolica e al Vaticano. Non è un caso se la “svolta” arriva in un periodo, iniziato per la verità già da qualche anno, in cui il Movimento Cinque Stelle si appresta a convertirsi in una nuova forza di governo, e nel farlo cerca di rendersi appetibile agli occhi dei padroni. Il reddito di cittadinanza, proposta tutt’altro che “di sinistra” che scarica il peso della disoccupazione sulla fiscalità generale (cioé sulle tasse pagate dai lavoratori) per incentivare il consumo (leggi l’articolo), esercita un attrattiva sempre maggiore sull’imprenditoria e sugli industriali, con pareri favorevoli anche dalle fila della Confindustria. I viaggi di Luigi di Maio negli USA e in Israele hanno già preannunciato questo tentativo di acquisire credibilità in vista di un futuro incarico di governo. In questa rosa di potenziali sostenitori, per chi ambisce a governare l’Italia, il Vaticano non può certo mancare, no?