di Lorenzo Vagni
Nella giornata di mercoledì 5 luglio è stato raggiunto a Bruxelles un accordo di massima tra il Giappone e l’Unione Europea riguardo il cosiddetto JEFTA (Japan-EU Free Trade Agreement) o anche EU-Japan EPA (EU-Japan Economic Partnership Agreement), trattato che prevede tra l’altro un accordo di libero scambio tra le due aree. A rendere noto l’avanzamento nelle trattative è stata nella giornata di mercoledì Cecilia Malmström, commissario europeo per il commercio, al termine di un colloquio con Fumio Kishida, ministro degli Esteri nipponico, le cui dichiarazioni sono state confermate il giorno successivo in una conferenza stampa congiunta tra Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Europea, Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo, e Shinzō Abe, primo ministro giapponese. Le trattative per un accordo commerciale con il Giappone sono iniziate nel 2013, anno in cui la Commissione Europea fu incaricata di portare avanti i negoziati. L’obiettivo delle delegazioni era chiudere la trattativa prima dell’inizio del G20 che si terrà ad Amburgo, in modo da presentare l’avvenuto accordo come risposta al protezionismo sostenuto da Trump negli Stati Uniti. Infatti la stessa Commissione Europea inseriva tra gli obiettivi dei negoziati “mandare un forte segnale che due delle maggiori economie mondiali rifiutano il protezionismo“.
L’accordo di massima prevede l’eliminazione del 99% dei dazi commerciali tra le due aree e la possibilità per le aziende europee di avere accesso a tutte le gare di appalto pubbliche giapponesi, che ad oggi prevedono delle norme stringenti, e che di fatto permettono l’accesso soltanto alle imprese nazionali. L’obiettivo principale è l’incremento dell’importazione di automobili dal Giappone (che favorirebbe l’ingresso sempre maggiore nel mercato europeo di giganti quali Toyota e Honda) e l’esportazione di generi alimentari europei. Qualora il JEFTA andasse definitivamente in porto, sarebbe il più grande accordo commerciale sottoscritto dall’UE, andando a coprire circa il doppio del valore di scambi introdotto dal CETA: infatti Giappone e Unione Europea costituiscono insieme oltre un terzo dell’economia mondiale. UE e Giappone uniti da tale trattato andrebbero a rivaleggiare quanto a dimensioni con il NAFTA (North American Free Trade Agreement), trattato di libero scambio tra USA, Canada e Messico, attualmente il più grande al mondo. L’accordo andrebbe inoltre a favorire l’incremento ulteriore di scambi tra le due aree, già peraltro molto sviluppati. Infatti già ad oggi il Giappone è il secondo partner commerciale dell’UE in Asia (il sesto a livello mondiale): in particolare attualmente l’Unione Europea esporta in Giappone per un valore di 86 miliardi di euro annui (di cui 58 miliardi in merci e 28 miliardi in servizi), mentre il Giappone esporta in Europa per un valore di 82 miliardi di euro (di cui 66 miliardi in merci e 16 miliardi in servizi); inoltre gli investimenti diretti esteri (FDI) europei in Giappone ammontano a 87,7 miliardi di euro, mentre quelli giapponesi nell’UE a 175,8 miliardi. La Commissione Europea stima che l’accordo rimuoverebbe dazi doganali fino a un miliardo di euro annuo e garantirebbe l’aumento delle esportazioni fino al 180% nel settore alimentare (10 miliardi di euro), fino al 20% in quello chimico (3 miliardi) e fino al 6% per quanto riguarda i macchinari elettrici (650 milioni).
Insieme al trattato di libero scambio, Giappone e UE stanno negoziando anche un Accordo di Partenariato Strategico, ovvero «un patto giuridicamente vincolante che copra non solo il dialogo politico e le politiche di cooperazione, ma anche la cooperazione su sfide regionali e globali […] e politiche di sicurezza». Il fatto che Juncker, Tusk ed Abe abbiano contestualmente al vertice pubblicato un comunicato congiunto, secondo il quale «la Corea del Nord costituisce sempre di più un nuovo livello di minaccia per la pace e la sicurezza internazionali. Siamo seriamente preoccupati e condanniamo nei termini più forti i continui test nucleari della Corea del Nord e il lancio di missili balistici, incluso il recente lancio di un missile su possibile scala intercontinentale. […] Siamo pronti a rafforzare misure volte a limitare ulteriormente il trasferimento di merci rilevanti, tecnologie e finanziamenti per i programmi nucleari e balistici della Corea del Nord» testimonia come un altro obiettivo dell’accordo sia andare a colpire lo stato nordcoreano, ormai sempre più apertamente nel mirino dell’imperialismo occidentale e giapponese.
Come è evidente il trattato tra UE e Giappone è un accordo che sarebbe a tutto vantaggio delle grandi imprese internazionali, a cui verrebbero garantiti margini di guadagno molto maggiori di quelli già ingenti che la concentrazione del capitale nella presente fase imperialistica gli riesca a garantire. Il JEFTA rientra inoltre nell’attualissima disputa, tutta interna ai settori maggioritari del capitale monopolistico, tra i fautori di politiche di unificazione dei mercati globali e quelli di misure protezionistiche e isolazionistiche. Va a tal fine ricordato come i lavoratori di tutti i paesi non abbiano nulla da guadagnare nello schierarsi a favore di una delle due fazioni dei propri oppressori, e come sia impossibile pensare un miglioramento delle condizioni sociali senza il passaggio ad un sistema economico completamente diverso: quello socialista.