di Lorenzo Vagni
Prosegue la follia anticomunista nell’Europa dell’Est. Lo scorso venerdì (8 settembre) è stato infatti demolito nella città di Trzcianka un mausoleo dedicato ai soldati sovietici caduti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il monumento era stato eretto tra il 24 aprile e il 15 agosto 1945 per commemorare i soldati dell’Armata Rossa morti durante la liberazione della città, e si trovava presso il luogo di sepoltura dei corpi di 56 soldati. Su di esso spiccava l’iscrizione: “Gloria eterna agli eroi, caduti in battaglia contro gli invasori tedeschi per la libertà e l’indipendenza della nostra patria!“.
La demolizione del mausoleo, più volte richiesta da Krzysztof Czarnecki, sindaco di Trzcianka ed esponente di Diritto e Giustizia, partito conservatore, nazionalista e clericale al governo in Polonia, sarebbe dovuta avvenire sulla base delle leggi sulla decomunistizzazione approvate dal parlamento polacco il 22 giugno 2017, che prevedono la rimozione di ogni riferimento al comunismo nei toponimi, tra cui le denominazioni di strade, piazze e ponti, la negazione di spazi pubblici a manifestazioni promosse da organizzazioni che si richiamino al comunismo, e l’abbattimento di ben 469 monumenti di epoca sovietica. Tuttavia la legge in questione, denunciata dal Partito Comunista Polacco fin dalla sua proposta, non prevedeva la distruzione di cimiteri di guerra, tutelati da un accordo intergovernativo tra Russia e Polonia del 1994, e di conseguenza il mausoleo non vi sarebbe rientrato, ospitando al di sotto di esso salme di soldati; il governo polacco ha dovuto quindi giustificare la demolizione affermando di aver compiuto delle ricerche archeologiche nell’area senza rinvenire alcun corpo, ed eliminando di conseguenza il mausoleo dai registri delle tombe e dei cimiteri, conferendogli lo status di monumento, e facendolo rientrare dunque nella legge di decomunistizzazione.
Così venerdì intorno alle 12:00 delle ruspe, senza alcun preavviso, hanno raggiunto il monumento, già peraltro vandalizzato di recente con scritte e disegni, e da cui era stata rimossa una delle stelle rosse poste sulla sommità, e lo hanno abbattuto.
Le operazioni di demolizione hanno suscitato lo sdegno immediato da parte delle autorità russe, ed in particolare del Ministero degli Esteri, che ha diramato un comunicato di disappunto:
«Apprendiamo l’oltraggiosa notizia riguardo la demolizione di un mausoleo presso la fossa comune dei soldati dell’Armata Rossa nella città polacca di Trzcianka. I preparativi per questo sacrilegio sono iniziati tempo fa, e alla Polonia era stata comunicata la nostra sostanziale e inequivocabile posizione contro la demolizione di monumenti. Le azioni arbitrarie delle autorità polacche in relazione ai monumenti commemorativi sovietici/russi sono inaccettabili dal punto di vista degli accordi intergovernativi e interstatali vigenti. Esprimiamo la nostra protesta risoluta contro il vandalismo delle autorità polacche. Consideriamo questa azione una conseguenza diretta e un’illustrazione delle politiche antirusse perseguite dalle autorità polacche, incluse quelle riguardanti i monumenti. Varsavia dovrebbe sapere che questa dimostrazione di disprezzo per la memoria della guerra e degli eroi di guerra è simile alle barbarie. Non intendiamo accettare questa situazione».
Va ad ogni modo ricordato il fatto che il governo russo non intende difendere il proprio passato di paese socialista, costituito dall’Unione Sovietica (al contrario, si impegna nell’insabbiarlo!), ma vuole semplicemente fornirne una rilettura in chiave nazionalistica in sostituzione del suo evidente carattere di classe.
La demolizione del mausoleo di Trzcianka rientra nella più generale operazione di falsificazione della storia del XX secolo, che viene svolta non solo nell’Europa orientale, come avviene in Polonia, ma anche nell’intera Unione Europea, dove, sfruttando in maniera pretestuosa la concezione di totalitarismo, peraltro quanto mai falsa dal punto di vista storiografico, viene di fatto equiparata l’esperienza storica del socialismo al fascismo (come avvenuto di recente durante la presidenza estone dell’UE), tra l’altro spesso tollerato, se non apertamente sostenuto, essendo ben 250 monumenti e buona parte dei toponimi colpiti dedicati ad eroi caduti per la liberazione della Polonia dal fascismo.
Non basterà a dei personaggi insignificanti abbattere dei monumenti o cambiare il nome di alcune vie per oscurare la storia di quei milioni di soldati che diedero la vita per liberare l’Europa dal fascismo, e questo il governo polacco farebbe bene a ricordarlo.