Si è tenuto oggi a Roma l’evento di commemorazione dei 50 anni dalla fondazione del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina (FPLP), organizzato dalla Unione Democratica Arabo-Palestinese. Eventi analoghi sono stati organizzati anche a Napoli e Cagliari. Alle commemorazioni avrebbe dovuto partecipare Leila Khaled, combattente della resistenza palestinese e membro dell’Ufficio Politico del FPLP. Come è noto, pochi giorni fa è stato negato l’ingresso in Italia alla storica militante, che è stata imbarcata sul primo aereo per la Giordania, nonostante fosse regolarmente provvista di un visto Schengen. Era giunta in quell’occasione la condanna del Partito Comunista (PC) e del Fronte della Gioventù Comunista (FGC). L’UDAP, nonostante questa scelta del governo italiano e altre difficoltà dovute a ragioni immaginabili, aveva comunicato la volontà di tenere comunque le iniziative, alle quali Leila Khaled partecipa grazie al collegamento via Skype.
L’evento, seguito da un concerto di musica di resistenza palestinese, si è svolto in piena tranquillità. All’evento sono intervenuti l’UDAP, rappresentanti di Al Fatah e della resistenza libanese durante la guerra con Israele. L’UDAP ha ricordato l’importanza delle ragioni che portarono alla fondazione del Fronte Popolare nel 1967, e in particolare l’importanza di «coniugare la lotta per la liberazione nazionale con la lotta di classe, mettendo al centro i lavoratori, gli operai, i poveri che oggi vivono nei campi profughi palestinesi».
Il FGC ha portato il saluto della gioventù comunista ribadendo la propria condanna all’espulsione di Leila Khaled e il sostegno alla lotta palestinese: «L’espulsione di Leila Khaled non ha nulla a che vedere con presunti problemi burocratici relativi al visto di ingresso, è chiaro che si tratta di una decisione tutta politica del governo italiano, che ha deciso di piegarsi alle pressioni degli ambienti filo-israeliani, che agiscono oggi come vere e proprie lobby. È significativo che nei giorni precedenti esponenti del Partito Democratico e di Forza Italia si siano espressi contro la presenza di Leila Khaled a queste iniziative. È evidente che le nostre idee, le idee di chi lotta per la liberazione dei popoli e delle classi oppresse, fanno ancora paura. Ribadiamo il nostro sostegno alla lotta contro l’occupazione israeliana, alle forze progressiste e comuniste, ai lavoratori palestinesi per i quali il Fronte Popolare è tutt’oggi un importante punto di riferimento».
Nel suo intervento, pronunciato ovviamente in arabo e simultaneamente tradotto dagli attivisti dell’UDAP, Leila Khaled ha salutato i presenti, ribadendo la validità delle idee che animano la lotta dei comunisti palestinesi: «Nostro nemico sono tutte le forze reazionarie, siano esse arabe o no. Ribadiamo che le uniche forze rivoluzionarie sono le classi lavoratrici e popolari, gli operai e i profughi dei campi, le donne che vivono sotto l’occupazione e i giovani che guardano a un futuro di libertà e di vittoria per la Palestina. A livello internazionale, sono le forze realmente progressiste. Non siamo soli in questa lotta, perché siamo parte del movimento di liberazione del mondo arabo e internazionale. Israele non è che l’avamposto dell’imperialismo nella nostra regione, che applica in Palestina un regime di segregazione razziale. Sappiamo che questa lotta continuerà di generazione in generazione e vi prenderanno parte tutti i settori della società colpiti dall’occupazione».
Ha poi proseguito con importanti considerazioni sulla situazione in Medio Oriente: «Assistiamo oggi a una gigantesca aggressione contro tutti i focolai di resistenza in giro per il mondo. Uno degli aspetti di questa aggressione è ciò che accade oggi in Siria, o in Iraq, dove l’Islam e la religione vengono usati come pretesto per devastare e distruggere questi paesi. L’imperialismo e le potenze imperialiste continuano a fomentare conflitti devastanti nella nostra regione, appoggiando organizzazioni come il cosiddetto “Stato Islamico” e Al-Nusra, vere e proprie creazioni dell’imperialismo USA».
L’intervento si è concluso con un caloroso saluto ai compagni italiani: «Al sionismo che ci ha voluto impedire di far arrivare la nostra voce al resto del mondo diciamo: eccoci qua. Sappiate che noi non abbiamo inventato la resistenza, che è il metodo storico della lotta dei popoli oppressi contro i loro oppressori. Sappiamo che anche in Italia è stata portata avanti una storica resistenza per la liberazione dal nazifascismo. Oggi voglio dirvi: non temete le accuse di chi vuole far passare per antisemitismo la lotta contro il sionismo. Noi contiamo molto su di voi, e contiamo anche sulla necessità della vostra unità. L’imperialismo e il fascismo in tutto il mondo si uniscono per combatterci. Quindi uniamoci anche noi per combattere chi vuole globalizzare l’oppressione. Puntiamo anche noi a “globalizzare” la nostra resistenza. Vorrei ricordare una frase di Antonio Gramsci (e di Brecht, NdR): quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa un dovere».