Da giorni ormai per cinquecentomila studenti è terminato l’esame di maturità. Un momento atteso e sofferto, con cui si è chiuso il ciclo scolastico delle superiori e che ogni anno suscita interesse, polemiche e dibattito. Le ore che precedono la prova di italiano animano da sempre pronostici e scommesse sulle tracce del tema, solitamente legate a ricorrenze, anniversari o temi di attualità. Accostandoci da “maturandi” agli argomenti proposti, siamo rimasti colpiti da un filo conduttore – a prima vista sottile – che lega le tematiche e caratterizza pesantemente l’Esame di Stato sul piano ideologico.
Prendiamo ad esempio la traccia dell’ambito socio-economico. Nell’estratto leggiamo che adesso l’economia statunitense – l’articolo nel suo complesso fa riferimento anche al contesto europeo – non si basa più sul “capitale fisico”, ma sul “capitale umano”, cioè la creatività dei singoli, che era appunto il tema della traccia, descrivendo la vera e propria scomparsa di una classe. Moretti, l’autore del saggio proposto, sottolinea infatti come una volta ci fossero grandi fabbriche sul suolo statunitense, mentre adesso le più grandi imprese non producono qualcosa di materiale, sono “high tech“, come le definisce lui. Per lui, la scomparsa dell’operaio equivale alla scomparsa di una classe. Il testo propone una contrapposizione diretta con Marx, che si è obbligati a smentire con le parole di Moretti in un saggio breve all’interno del quali tutte le altre fonti citabili danno ragione alla sua tesi. Ma siamo davvero convinti che questa classe di cui parla sia scomparsa? Siamo convinti di vivere in un mondo così differente da quello che descriveva Marx?
Ora, non ci preme in questa sede sviscerare la questione specifica, ma l’approccio al tema che viene imposto (e non semplicemente proposto. Infatti, le fonti citate guidavano passo dopo passo chi svolgeva il compito in una direzione precisa, che lasciava davvero poco spazio a interpretazioni originali, soffocando sul nascere ogni lettura alternativa a quella proposta. Potrebbe sembrare un caso isolato, un saggio impostato in modo parziale e mal costruito, ma non così. Anzi, gli altri temi a scelta non erano certo da meno: molte delle tracce riflettevano in sé l’impianto ideologico che caratterizza questo sistema, impedendo al candidato di uscire da schemi fissi.
Un altro esempio è la traccia relativa all’ambito storico, dedicata al tema della “collaborazione internazionale”. In questo caso gli estratti e le citazioni si riferivano a due personaggi di spicco della Democrazia Cristiana, Aldo Moro e Alcide de Gasperi: ciò che colpisce fin da una prima approssimativa lettura è la “canonizzazione” operata nei loro confronti, che spazza via le responsabilità storiche in nome di una lettura edulcorata e parziale. Ma non è questo il fulcro della discussione proposta. La traccia vuole in realtà stimolare il candidato a un’analisi sul processo di costruzione dell’Unione Europea. Infatti, introducendo il tema della collaborazione internazionale si intendeva affrontare il percorso di integrazione europea, rispolverando parole e discorsi di esponenti politici italiani che l’hanno promossa e sostenuta. Anche questo rientra all’interno di ciò che ci viene regolarmente proposto a scuola come una verità assoluta quando è in realtà una chiara posizione politica: il carattere progressivo dell’Unione Europea. Vengono recitate come mantra le opportunità che l’UE offre a noi giovani (generalmente l’elenco non va oltre ai progetti Erasmus…), mentre le criticità sono liquidate come incidenti di percorso, che non minano le radici dell’Unione Europea come istituzione. Stiamo parlando della stessa UE che fin dagli anni ’80, su richiesta degli industriali più influenti del continente, faceva pressione agli Stati membri per adeguare i sistemi di istruzione alle necessità del profitto. Sono un esempio di questo l’Alternanza Scuola-Lavoro, i finanziamenti privati alle scuole, il disimpegno dello Stato nello stanziamento di fondi per il diritto allo studio, l’autonomia scolastica e la crescente differenziazione tra scuole di serie A e B. L’indirizzo politico che ha trasformato le nostre scuole in soggetti funzionali alla produttività e alle esigenze di “competitività” del capitale europeo ha inoltre consentito una presenza sempre più ingombrante delle imprese private in un settore pubblico come quello dell’istruzione. La stessa istituzione responsabile, con la complicità dei governi che si sono alternati, dello stravolgimento dell’istruzione pubblica, gode di una “pubblicità” e di un’esaltazione plateale all’interno dei programmi di studio e persino degli esami di Stato.
Rimanendo nell’ambito storico-politico, è stato proposto un saggio che trattava il tema di “Masse e Propaganda”. Ovviamente tutte le fonti proposte compivano un’equiparazione senza mezzi termini tra il nazismo e il comunismo. Un argomento che entra prepotentemente nei programmi curriculari, che viene approfondito e affrontato adducendo studi e fonti dalla presupposta valenza scientifica, e che spesso non ammette voci di critica o di approccio alternativo. Fatti storici piegati per dimostrare la tesi dell’equiparazione, in una ricerca ossessiva della criminalizzazione delle esperienze di socialismo reale, che dal canto loro vengono studiate e spiegate in un’ottica spesso riduttiva e parziale, che non permette di coglierne le particolarità e il senso storico effettivo.
Ciò che risulta evidente grazie all’analisi di queste tracce (e di riflesso dei programmi di studio che durante l’anno vengono spiegati), è che il sistema scolastico è intriso di una serie di concetti e di idee che vengono proposti come neutri quando neutri non sono. Ci viene proposta una visione del mondo come unica ed assoluta verità, aspettandosi dunque di avere in cambio dei cittadini con quelle stesse idee che ci vengono servite già masticate dal Ministero dell’Istruzione. Per poter affrontare in modo critico la realtà che ci circonda occorrerebbe innanzitutto disporre delle fonti e del materiale con cui condurre un’analisi, che non sia preconfezionato e incartato dal pensiero dominante e servitoci come una verità assoluta. È necessario saper guardare con occhio critico ciò che ci viene insegnato, non solo del presente ma anche del passato, per riuscire a separare l’informazione dall’opinione, che invece sembra prevalere su tutto nella nostra istruzione. Un’opinione non nostra, ma di chi trae profitto dal nostro condividerla, dal nostro apprezzamento dell’Unione Europea, dal nostro pensare che le classi non esistono più o che non esistono più proletari, dal nostro pensare che il comunismo sovietico e il nazifascismo fossero, in fin dei conti, la stessa cosa.
A scuola ci viene propinata e ci viene chiesto di ripetere a pappagallo, anche all’esame di stato, l’opinione che è più comoda ai padroni.
Per un riferimento diretto alle tracce, ecco i temi di italiano della maturità 2018: https://www.studenti.it/2018-06-20-tracce-prima-prova-maturita-2018.html