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Il “caso Venezuela” e la presunta neutralità di web e social network

Una delle grandi illusioni del nostro tempo è quella della “libertà” della rete internet, che spesso viene citata come fonte di reale informazione in contrapposizione ai media tradizionali. Si tratta in realtà di una visione decisamente ingenua. Ci si dimentica, ad esempio, che quando si effettua una ricerca tramite parole chiave è il motore di ricerca a decidere l’ordine di indicizzazione dei risultati trovati (e quindi, su quali cadrà per prima la nostra attenzione). Il principale motore di ricerca, Google, è una multinazionale statunitense (proprietaria anche di Youtube e altri servizi) la cui capitalizzazione di mercato si misura in centinaia di miliardi di dollari. Ma un ragionamento simile si può fare per i social network.

Proprio da Facebook, altro colosso statunitense, arriva una mossa che fa riflettere sul ruolo della rete, legata agli eventi in Venezuela, nel quale è in corso un tentativo di colpo di Stato da parte del leader dell’opposizione di destra. Juan Guaidó, presidente dell’Assemblea Nazionale (il parlamento venezuelano), il 23 gennaio si è autoproclamato Presidente del paese (carica ricoperta dal Presidente Nicolas Maduro, legittimamente eletto), ricevendo l’immediato sostegno dei governi Trump (USA), Bolsonaro (Brasile) e Trudeau (Canada), seguiti da altri paesi loro alleati.

Cosa c’entrano i social network nelle vicende politiche venezuelane? C’entrano, perché da qualche giorno, in seguito al tentativo di golpe (ancora in corso e irrisolto), la pagina ufficiale del presidente venezuelano Nicolas Maduro è stata privata del badge di verifica di Facebook, il famoso “bollino blu” che accerta l’autenticità della pagina di un marchio o, come in questo caso, di un personaggio pubblico. La pagina di Juan Guaidó, l’autoproclamato nuovo presidente, conserva invece il bollino blu. La polemica ha investito anche Instagram (di cui Facebook è proprietario), che però ha dichiarato che l’account di Nicolas Maduro non ha mai avuto il badge di verifica.

Facebook non è nuovo a questo tipo di condotta, che mettono in evidenza un atteggiamento ben lontano dalla “neutralità” di cui spesso si parla. Pochi mesi fa, la pagina Facebook di Telesur, importante catena televisiva sudamericana con sede a Caracas, fu oscurata per giorni; lo stesso avvenne tempo fa per diverse pagine di informazione palestinesi, in concomitanza con i massacri compiuti da Israele nella striscia di Gaza nel maggio 2018, e con decine di pagine profili colpevoli di fare controinformazione su ciò che realmente accadeva in Venezuela.

Anche la condotta di Wikipedia rispetto alla crisi venezuelana suscita qualche dubbio. La pagina di Juan Guaidó è attualmente immodificabile, ufficialmente per proteggerla “dal vandalismo”. Fa riflettere però che questo avvenga dopo che il leader di destra sia stato indicato come Presidente del paese…

Insomma, il web e i social network molto spesso sono tutt’altro che neutrali, al contrario rispondono a logiche molto precise, legati agli interessi dei settori economici che orientano le politiche globali. Il caso della pagina Facebook di Maduro è solo l’ultimo esempio che ce lo conferma. Sono strumenti importanti, ma chi vi si rapporta acriticamente convinto della loro “neutralità” non potrà che essere influenzato da un’informazione distorta e parziale, esattamente al pari di chi si informa unicamente attraverso i TG o i giornali mainstream.

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