di Simon Vial e Pietro Mazzucco*
Era già diventata legge nel 2017 con il governo Gentiloni, figlia della Buona Scuola di Renzi. Oggi il governo del cambiamento dà attuazione alla nuova Maturità 2019, una riforma che sta facendo molto discutere gli studenti e gli insegnanti, preoccupati per i risvolti sulla didattica. In queste settimane le voci di critica si stanno trasformando in una protesta organizzata, che chiede il ritiro della nuova modalità d’esame e denuncia il progetto sotto diversi profili.
Requisiti d’ammissione, prova orale, crediti e valutazione. Vediamo nel dettaglio cosa cambia:
- Cambiano le griglie di assegnazione dei crediti scolastici, che continueranno a essere attribuiti in base alla media dei voti conseguiti negli ultimi tre anni di scuola superiore. Fino a oggi i crediti andavano a formare un massimo di 25/100. Con la nuova maturità valgono 40/100 assumendo un peso maggiore.
- Svuotata la prima prova di lingua italiana, comune a tutti gli indirizzi. Vengono cancellate le tracce del tema storico, dell’articolo di giornale e del saggio breve, perché ritenute troppo “difficili”. Le nuove tracce della prima prova saranno due comprensioni del testo, tre di tema argomentativo e due per il tema d’attualità.
- Seconda prova e “doppia materia”. In quasi tutti gli indirizzi di studi la seconda prova non è più formata da un’unica materia, bensì da due o tre: uno stravolgimento che ha suscitato numerose critiche da parte di studenti e professori.
- Via la terza prova e la tesina: la tappa multidisciplinare dell’esame viene cancellata, così come sparisce la possibilità di condurre una ricerca su temi d’interesse presentandola alla commissione in sede di esame orale.
- Cambia l’esame orale, che conterà meno: il punteggio massimo passa da 30 a 20 centesimi, e viene modificata la modalità d’esame. Per rimpiazzare il vuoto della tesina, ogni commissione d’esame elaborerà del materiale inserito all’interno di buste che lo studente estrarrà a sorte, come in un quiz televisivo. A partire dal materiale estratto si svilupperà il colloquio.
- Alternanza e test INVALSI diventano requisito per l’ammissione alla maturità: a partire dall’anno prossimo (maturità 2020), lo svolgimento delle ore di scuola-lavoro e delle prove INVALSI in quinta superiore diventano requisito per l’ammissione alla maturità.
- Le prove INVALSI, che solo per il 2019 si svolgeranno senza che il voto influisca sul “curriculum dello studente”, saranno composte da una parte d’italiano, una di matematica e una d’inglese.
La riforma dell’Esame di Stato, come si è anticipato, è figlia della “Buona Scuola” ed è contenuta nei suoi decreti attuativi. Si tratta quindi di una modifica pensata per completare il progetto del governo Renzi, che ha introdotto l’alternanza scuola-lavoro, il bonus per gli insegnanti e i superpoteri ai presidi-manager. La nuova maturità si inserisce, a detta dei funzionari ministeriali, in un quadro di “adeguamento agli standard europei”. Ma cosa significa veramente?
Prendiamo ad esempio la nuova seconda prova: per un gran numero di indirizzi la prova sarà “mista” tra più materie. A pochi mesi dall’Esame di Stato questo cambiamento lascia per lo meno perplessi studenti e insegnanti. Infatti nei cinque anni di scuola superiore non esiste nessun modulo di ore in cui si faccia un lavoro congiunto tra più materie.
Anche dove i quesiti delle materie saranno separati (come al Liceo Classico, dove si prevede una parte di latino e una di greco) lo studio che dovranno affrontare gli studenti sarà sicuramente su un numero maggiore di argomenti e più superficiale. A testimoniare la maggiore superficialità dell’esame sono state le parole dello stesso ministro Bussetti che ha affermato che la seconda prova sarà “più scolastica”. Dietro a queste parole si cela la tendenza ad abbassare il livello delle conoscenze richieste, a totale svantaggio degli studenti e della loro formazione.
La nuova maturità, così concepita, si inserisce nel processo di dequalificazione che la scuola vive da anni. Le prove INVALSI al quinto anno diventando dal 2020 requisito di ammissione e andranno a modificare notevolmente la didattica: i famosi quiz valorizzano l’apprendimento per risposte precompilate a scapito del ragionamento d’insieme, critico e argomentativo. Un grande passo indietro giustificato dalle esigenze di adeguamento ai modelli europei.
Il colloquio orale, che raggruppa tutte le materie del percorso di studi, viene svilito dall’estrazione a sorte di materiale preparato dalla commissione d’esame. Al netto di tutti i limiti del vecchio colloquio orale, l’eliminazione della tesina cancella uno strumento che consentiva allo studente di misurarsi con una ricerca interdisciplinare. Il nuovo colloquio, che riassume tutte le materie di un percorso di cinque anni, si basa tutto sull’estrazione di una busta piuttosto che un‘altra. Un metodo alquanto riduttivo che molti studenti hanno paragonato giustamente ad un quiz televisivo.
Anche la prima prova perde pezzi ed esce svuotata da questa riforma: la cancellazione dell’articolo di giornale viene giustificata dal Ministero in quanto “troppo complesso per uno studente delle superiori”. Anziché fornire maggiori competenze per approcciarsi a una prova simile, si decide di cancellarla perché mediamente gli studenti non sono in grado di affrontarla correttamente.
I dettagli di tutto questo sono stati resi noti in queste settimane, facendo piombare le scuole in una situazione di confusione e affanno. Preparare un numero maggiore di materie e in modo decisamente diverso cambia i programmi dei professori, che saranno costretti a tralasciare parti di programma a scapito di altre. La preparazione degli studenti all’Esame di Stato non potrà che essere minore e superficiale vista la mole di materiale che dovranno preparare dopo questa virata.
Questa nuova maturità lascia centinaia di migliaia di studenti di fronte ad un esperimento dai contorni incerti. L’unica certezza è l’attacco subito dalla didattica della scuola italiana, resa ancora più nozionistica e dequalificata. Un attacco che non subiranno solo le classi quinte di quest’anno ma soprattutto le classi di futuri maturandi che vedranno il loro percorso di studi modificato.
Il Governo Lega-Cinque Stelle, che nel “Contratto” parlava di revisione della “Buona Scuola”, oggi adotta in tutto e per tutto i disastri del governo Renzi. Un dato che fa riflettere perché evidenzia una linea di continuità tra tutti i governi che si sono succeduti. Perfino le forze politiche più critiche nei confronti della riforma in campagna elettorale, oggi si trovano senza pudore a sostenerla.
Gli studenti non sono rimasti in silenzio, e non intendono subire a testa bassa l’ennesimo affronto a un’istruzione ridotta in ginocchio. Per questo il prossimo 22 febbraio sono in programma manifestazioni studentesche in tutta Italia, che puntano il dito proprio contro la nuova maturità, i tagli miliardari all’istruzione e le prese in giro di questo governo. Con la parola d’ordine “bocciamo il governo”, è in arrivo una valutazione durissima per le politiche sull’istruzione e per il finto cambiamento di Lega e Cinque Stelle.
*Commissione Scuola FGC