Nel campeggio “Guerrilla 2019” del Fronte della Gioventù Comunista erano presenti le gioventù comuniste di Grecia, Spagna e Turchia per un seminario internazionale sui temi della difesa dell’ambiente e dei cambiamenti climatici. Un importante momento confronto per discutere sulle strategia comune della gioventù comunista. Di seguito il testo dell’intervento dei Collettivi dei Giovani Comunisti (CJC) di Spagna.
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Cari compagni
Prima di tutto vorremmo ringraziare il FGC per averci invitato alla sesta edizione del campeggio “Guerrilla”: Siamo sicuri che questo raggiungerà i suoi obiettivi e significherà un passo avanti nel rafforzamento della Gioventù Comunista in Italia. Vogliamo portarvi a nome del Consiglio Centrale dei CJC e la totalità dei nostri membri un caloroso saluto ai compagni presenti al campeggio Guerrilla.
Allo stesso modo, nei prossimi giorni i CJC terranno il proprio campeggio, al quale il Fronte – insieme ad altre delegazioni internazionali – parteciperà attivamente. Questo è il miglior esempio dei tanti legami di fratellanza e internazionalismo che collegano entrambe le nostre organizzazioni.
Per quanto riguarda il problema di cui stiamo parlando, lo sciopero del 15 marzo ha avuto a malapena un impatto, e inizialmente non era noto per la maggior parte degli studenti, principalmente a causa della totale mancanza di lavoro da parte di qualsiasi associazione a livello di base, e perché era un giorno festivo in molte regioni di Spagna. Tuttavia, la data del 24 maggio ha potuto contare su una maggiore attenzione da parte dei mass-media a seguito dell’avanzata dell’attivista Greta Thunberg e dell’adozione dell’aspetto organizzativo di questa proposta da parte di alcuni sindacati studenteschi legati alle nuove e vecchie socialdemocrazie. Nonostante questa copertura ampia, non ci sono state riunioni di massa, né incontri evidenti, poiché questi sindacati non hanno mai saputo organizzare un lavoro di base stabile nei centri di studio, indipendentemente dal fatto che si tratti di scuole superiori o università.
Ciò cui abbiamo assistito in Spagna a seguito dell’organizzazione di queste proteste è stato il loro utilizzo da parte di alcune organizzazioni quasi del tutto prive di una reale presenza tra gli studenti, nel tentativo di mettersi di nuovo “davanti” alle loro rivendicazioni. Il ruolo più rilevante in questo è stato del Sindacato degli Studenti (SE), storicamente legato al Partito Socialista (PSOE), e che ha visto il suo dominio istituzionale minacciato negli ultimi anni a causa dell’apparizione del Fronte degli Studenti (FdE), la nostra organizzazione studentesca di riferimento. L’obiettivo del SE è stato l’uso della crescente mobilitazione per cercare di rallentare il proprio collasso, ma sotto l’egida di “Fridays for Future”. D’altro canto, anche le organizzazioni regionali legate all’opportunismo si sono unite acriticamente a queste mobilitazioni come mezzo per cercare di occupare il ruolo principale del SE in queste mobilitazioni, abbassando il livello del proprio messaggio e accettando acriticamente le posizioni del “Fridays for Future” movimento, solo per occupare posti di spicco all’interno di quell’organizzazione.
Questo è il motivo per cui il SE e altre organizzazioni hanno ottenuto gran parte della leadership anche se apparentemente non sono coloro che organizzano queste mobilitazioni. Stanno approfittando di questo movimento come una bolla di ossigeno che consente loro di esistere nonostante il crollo totale delle loro posizioni all’interno del movimento studentesco organizzato. Contro questa egemonizzazione del movimento da parte di elementi socialdemocratici e opportunisti, noi comunisti non possiamo semplicemente ignorare le preoccupazioni degli studenti e della gioventù popolare, che giustamente protestano contro la distruzione del nostro ambiente. Tuttavia, non dobbiamo cadere in una partecipazione acritica di queste mobilitazioni né voler appartenere alla sua struttura organizzata, poiché ciò significherebbe ricadere nella vecchia tattica dei fronti di sinistra. I comunisti non devono accettare di essere trascinati dal presente imposto dalla borghesia, dobbiamo attenerci ai nostri tempi organizzando attraverso dei fronti di massa la lotta per una proficua gestione ambientale per la maggioranza operaia dei nostri paesi. Pertanto, l’ascesa temporanea della lotta per il clima non dovrebbe farci dimenticare il ruolo chiave che il lavoro e i movimenti sindacali hanno per noi, e successivamente – come siamo i giovani comunisti – il movimento degli studenti.
Va notato che queste proteste non hanno avuto finora un ruolo eccezionale in Spagna poiché, da un lato, i partiti e i movimenti “verdi” non hanno storicamente riscosso troppo successo nel nostro paese e sono stati collegati ai diversi partiti riformisti, principalmente Izquierda Unida e Podemos; e dall’altro, la grande maggioranza dell’attenzione pubblica degli ultimi mesi è stata rivolta ad altre discussioni, come i diversi processi elettorali o la questione catalana.
Il nostro intervento in una prima fase sarà quindi quello di evidenziare l’ipocrisia delle istituzioni statali ed europee che parlano della necessità di fare una “transizione ecologica” mentre proteggono e approvano la gestione completamente inefficiente e distruttiva dei grandi monopoli verso l’ambiente. Ciò significherà quindi un primo passo per raggiungere il collegamento della lotta per l’ambiente con le esigenze del socialismo-comunismo e la sua pianificazione economica come l’unico mezzo per garantire una gestione responsabile delle risorse naturali di cui l’insieme dei lavoratori può beneficiare.
Ciò che possiamo osservare, sia in Spagna che in Europa, è un grande sforzo da parte dei mass media e dell’apparato ideologico del capitale di presentare la questione climatica come una situazione risultante tanto dalle decisioni individuali – attraverso un costante richiamo al nostro ruolo come “consumatori responsabili” – e una questione collegata al corrente modello di gestione capitalistica. Pertanto, si tratta sempre di cambiare idealisticamente la nostra società, senza mettere in discussione né indagare il modo in cui il sistema capitalista tende ad assorbire tutte le risorse naturali del pianeta solo per il profitto di una minoranza parassitaria, indipendentemente dal modo in cui il capitalismo viene gestito.
Il nostro intervento in un primo momento sarà quindi di indicare l’ipocrisia dello Stato e delle istituzioni europee che parlano della necessità di una “transizione ecologica” mentre proteggono e sostengono la gestione totalmente inefficiente e distruttiva dei grandi monopoli nei confronti dell’ambiente. Questo significherà inoltre un primo passo per raggiungere un legame tra la lotta per l’ambiente alla necessità del socialismo-comunismo e della pianificazione economica come unico mezzo per assicurare una gestione responsabile delle risorse naturali da cui l’insieme dei lavoratori potrà trarre beneficio.
D’altro canto, l’obiettivo dei comunisti è analizzare quali sono gli interessi di certi monopoli e settori del capitale nel promuovere queste misure ecologiste in tutto il mondo. Non è un caso che questo sia uno dei cavalli di battaglia per il polo imperialista Europeo criticando quello cinese e l’imperialismo di altri paesi emergenti che, nel loro processo di crescita e di ricerca di migliori posizioni nella piramide imperialista, ignorano gran parte dei protocolli ecologisti promossi dai paesi già sviluppati. Pertanto, la questione ambientale viene trasformata in un cavallo di battaglia fra differenti poli imperialisti, che difendono una o l’altra posizione a seconda delle necessità dei monopoli che rappresentano. Dovremmo inquadrare in questo contesto l’ascesa dei partiti verdi a livello europeo, e da qui dovremmo sapere definire la sua importanza per noi in questo contesto.
A livello pratico, l’argomento della transizione ecologica per il modello economico è stata usata in Spagna per giustificare lo smantellamento di settori industriali come l’estrazione del carbone o la grande produzione energetica, considerati “altamente inquinanti” e inoltre erano sotto la gestione pubblica. In questa lotta sia i partiti più conservatori – che parlano di difendere il libero mercato -, sia i partiti socialdemocratici – che tingono di verde il licenziamento di migliaia di lavoratori – si trovano d’accordo. In ogni caso la verità li smaschera, e possiamo vedere come dopo la chiusura delle miniere in Spagna il carbone è stato comprato dal Brasile o dal Sud Africa per trarre profitto dalle terribili condizioni dei lavoratori di quei paesi, senza considerare il costo ambientale che ha trasporto da quei paesi al nostro. Da comunisti abbiamo sempre denunciato questo falso ecologismo con cui i sostenitori della chiusura industriale nel nostro paese si dipingono, come questa chiusura lascia dietro di sé intere distese senza futuro né lavoro, e serve solo gli interessi della globalizzazione capitalista.
In ultimo, vorremmo notare di nuovo l’importanza di fare un’analisi di questi movimenti che si presentano come “nuovi”, ma in molte occasioni serve solo a cercare di ravvivare i vecchi movimenti socialdemocratici. Comprendendo il grado di importanza in cui dobbiamo porre il movimento ecologista, inquadrato nella lotta contro il sistema capitalista, non possiamo in nessun caso posizionarci sotto le bandiere degli interessi di uno specifico settore della borghesia. Inoltre, sarebbe necessaria un’analisi delle origini e degli interessi di classe dietro il movimento “Fridays fot Future”, così come delle reali possibilità del nostro intervento tra gli studenti mobilitati da esso, intervenendo in questa mobilitazione senza cadere in una partecipazione acritica né in una critica assoluta che ci ponga come elementi totalmente estranei dalle lotte di una parte significante degli studenti.
Infine, vorremmo ringraziare il FGC per averci dato la possibilità di discutere una questione così fondamentale, permettendo alle organizzazioni presenti di condividere le differenti realtà che questo movimento ci offre in ciascun paese, per avere la capacità di raggiungere una maggiore conoscenza a riguardo. Grazie per la vostra attenzione.