di Gabriele Giacomelli
È durato circa tre ore l’incontro del 1° aprile tra il presidente del consiglio Giuseppe Conte e i leaders dell’opposizione di destra: presenti Matteo Salvini per la Lega, Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia e Antonio Tajani in rappresentanza di Forza Italia (Berlusconi sta trascorrendo la sua quarantena nella sua villa in Provenza). Sul tavolo sono state presentate le proposte economiche delle tre forze politiche per fronteggiare la crisi del paese determinata dall’emergenza Covid-19.
È sotto gli occhi di tutti che l’emergenza sanitaria, oltre al drammatico conto quotidiano delle centinaia di morti a cui siamo tristemente abituati, sta avendo e continuerà ad avere un costo sociale enorme, paragonabile per entità a quello di una vera e propria guerra con decine di milioni di lavoratori che da ormai un mese vedono tragicamente sconvolte le proprie condizioni materiali di vita a seguito della perdita parziale o totale del salario e dell’incertezza verso il futuro.
Tutto ciò non interessa affatto ai rappresentanti della destra italiana: presentati a parole e dalla propaganda come paladini del popolo contro i tecnocrati europei, alla prova dei fatti si riscoprono per quello che in realtà sono e sono sempre stati, ovvero i diretti rappresentanti politici degli interessi di precisi settori della borghesia italiana, quest’ultima non affatto unita ma, al contrario, fortemente divisa al suo interno e in perenne competizione tra i suoi diversi orientamenti per la conquista di migliori posizioni sul mercato.
In una situazione di emergenza come quella attuale, in cui forte è il rischio per molte imprese di vedere drasticamente ridotti i propri profitti, non è un caso che vi sia stato da parte di tutte le forze politiche borghesi e anche proprio dalla destra sovranista l’apprezzamento alle parole di Mario Draghi, paladino del capitale italiano ed europeo, rilasciate nella sua intervista al Financial Times. Nella sua intervista Draghi ha infatti rassicurato l’intera classe padronale italiana, sostenendo la strategia supportata da BCE, Confindustria e Governo di garantire la salvaguardia e la tutela del capitale privato di fronte alla crisi, garantendo l’accesso alle imprese a prestiti a bassissimo tasso d’interesse tramite una politica di espansione monetaria finanziata dalla vendita dei titoli pubblici e scaricata sulle spalle dei lavoratori e delle classi popolari (su questo tema nello specifico si legga qui).
In altre parole si prospetta l’ennesimo caso di socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti, con un’ulteriore concentrazione della ricchezza in poche mani ottenuta proprio dalla tasche dei lavoratori. Unanime è stato infatti il supporto che la destra ha manifestato nei confronti di Draghi: Salvini lo ha pubblicamente ringraziato in senato “Grazie Draghi! Sono contento di quello che potrà nascere da questa intervista”, Giorgia Meloni ha manifestato apprezzamento per le sue parole e Berlusconi ha affermato che “La competenza e l’autorevolezza di Draghi sarebbero utili per far ripartire l’Italia”, aprendo di fatto a un esecutivo tecnico, diretta espressione del padronato italiano ed europeo.
Ciò che appare più evidente dalle parole e dalle proposte economiche dei rappresentanti della destra italiana è l’assoluta necessità di difendere a ogni costo gli interessi dei padroni a scapito dell’intera collettività, dei lavoratori e delle classi popolari, le quali non trovano alcun posto tra le priorità di tutte e tre le forze politiche d’opposizione. Tutte sono concordi nell’aumento della liquidità a disposizione delle aziende con Salvini, seguito a ruota da Forza Italia, che propone “bond di guerra”, pace fiscale e pace edilizia per consentire ancora di più agli speculatori di poter trarre guadagno dal massacro sociale in corso.
Il paragone con la guerra e con i suoi costi sociali non è azzardato: la guerra la combattono i lavoratori ed essi ne pagano i costi umani ed economici maggiori, mentre i padroni si fregano le mani e si riempiono le tasche. Tutti abbiamo sentito le vergognose parole di Urbano Cairo, plurimilionario e presidente del gruppo RCS, che si mostrava entusiasta dall’opportunità di fare profitti offerta dalla crisi sanitaria. Cairo non è che un esempio del modo in cui i padroni, gli approfittatori e gli speculatori escono rafforzati da una crisi economica scaricata sulle spalle di decine di milioni di lavoratori.
Dalle proposte della destra emerge proprio la difesa di questa logiche: “Per la ripartenza bisogna aprire tutti i cantieri possibili. Comuni e regioni dovrebbero appaltare tutti i lavori già preparati, con una grande pace edilizia oltre alla pace fiscale per il 2020. In tempi di guerra non si possono avere i cavilli delle soprintendenze, della corte dei conti, dell’Anac, bisogna ripartire con la massima libertà d’impresa”, queste le parole di Matteo Salvini con cui si vogliono consegnare intere praterie alla speculazione e ai palazzinari: la “pace edilizia” proposta da Salvini e il “piano casa” targato Berlusconi vanno esattamente in questa direzione (come dimenticare le risate al telefono con cui l’imprenditore Francesco Piscicelli commentava nel 2009 le opportunità offerte dalla ricostruzione in seguito al terremoto dell’Aquila che causò la morte di oltre 300 persone). Ad oggi decine di migliaia di famiglie proletarie vivono nell’impossibilità di poter pagare il mutuo o l’affitto a causa della perdita del lavoro o della cassa integrazione. Mentre il governo continua a non fornire alcuna forma di aiuto concreto per garantire il diritto alla casa, mentre in tutta Italia sono centinaia di migliaia gli alloggi sfitti nelle mani dei grandi gruppi economici e finanziari, la proposta della destra è quella di concedere ancora più “libertà di impresa” ai palazzinari, leggasi libertà di speculazione, per continuare a costruire indisturbati e a godere di tutti gli incentivi del caso. Non una parola, e ci mancherebbe, sulla sospensione dei mutui e degli affitti o di un piano statale per provvedere a una copertura per chi affitta da piccoli proprietari, l’unica vera preoccupazione per loro sembra essere scongiurare lo spettro di una patrimoniale sui grandi capitali.
Il tema della “libertà d’impresa” è quello che più preoccupa gli esponenti della destra, tutti concordi nel lasciare campo libero agli imprenditori per speculare a proprio piacimento sulla ricostruzione e a giocare liberamente sulla pelle dei lavoratori. Lo Stato in questo caso deve farsi da parte, non deve mettere nessun bastone tra le ruote dei padroni, ma allo stesso tempo per Berlusconi lo Stato deve anche “prestare le sue garanzie alle banche, per garantire presiti alle imprese”.
Durante questa emergenza ormai siamo abituati a sentire iniziare ogni celebre diretta del presidente del consiglio Giuseppe Conte con le parole “lo Stato c’è”, e non potrebbe essere altrimenti per quella classe sociale che trova nello stato borghese l’istituzione votata alla difesa dei propri privilegi di classe; ecco quindi cadere ogni illusione di chi continua a riporre fiducia sul ruolo dello stato come istituzione neutrale al di sopra delle parti o delle classi sociali, ecco cadere ogni illusione di chi continua a sostenere la necessità del primato della politica sull’economia all’interno dei rapporti di produzione capitalistici. Quando si tratta di difendere gli interessi dei padroni tutte le forze politiche borghesi sono pronti a sostenere o meno il ruolo dello Stato e della propria politica.
A tal proposito si sono ripetuti gli appelli da parte di Giorgia Meloni e di Silvio Berlusconi all’utilizzo del cosiddetta Golden Power da parte dello Stato, ovvero la facoltà garantita al governo di intervenire nelle transazioni di mercato riguardanti società qualificate come strategiche e che il governo Conte sta pensando di estendere anche a banche e assicurazioni, con una precisa volontà di tutelare il capitale finanziario italiano da possibili cordate estere. Su questo tema è arrivato il plauso della stessa leader di Fratelli d’Italia: “Siamo stati i primi a porre la questione di una estensione della Golder Power per difendere le aziende strategiche da rischi predatori che vediamo aleggiare, anche da parte degli altri stati membri dell’UE. Il governo dice che si sta muovendo in questa direzione, ci fa piacere e siamo ponti a dare una mano”.
Sempre Giorgia Meloni propone, in nome della totale libertà degli imprenditori, una misura tra le più lesive per diritti dei lavoratori, cioè la necessità di “togliere l’obbligo di contrattazione sindacale per la cassa integrazione” confermandosi, lei e la sua forza politica, i degni eredi di quel partito fondato da ex militi repubblichini e sgherri in camicia nera. Mentre in tutta Italia, nonostante enormi limitazioni imposte dalla crisi sanitaria ad alcuni dei principali diritti costituzionali, si moltiplicano gli scioperi e le agitazioni spontanee da parte dei lavoratori per chiedere maggiore sicurezza sui propri posti di lavoro, la destra sovranista chiede la totale cancellazione di qualsiasi diritto sindacale ancora rimasto nelle mani dei lavoratori, chiedendo la sospensione della possibilità di poter almeno contrattare le condizioni della cassa integrazione, misura quest’ultima a cui molte imprese stanno ricorrendo.
Nonostante la propaganda sugli eroi nelle corsie degli ospedali, non vi è un minimo accenno da parte della destra alla situazione del Sistema Sanitario Nazionale, ormai al collasso, vessato da anni di tagli miliardari e che oggi, in questa situazione di crisi, manifesta tutta la propria inefficienza a partire proprio dalla Lombardia, vero e proprio feudo della destra su cui maggiormente si sono concentrate le politiche autonomiste e di privatizzazione. La retorica sull’unità nazionale, sulle bandiere tricolori alle finestre e sull’orgoglio italiano cede il posto alla realtà dei fatti quando si tratta di dimostrare realmente e non a parole da quale parte stare: in questi anni purtroppo abbiamo assistito a un rapido avanzamento delle parole d’ordine della destra all’interno di settori sempre maggiori e disorientati delle classi popolari. L’assenza di un forte e radicato partito della classe lavoratrice, il completo abbandono da parte della sinistra di qualsiasi riferimento al movimento operaio hanno senz’altro giocato un ruolo importante all’interno di questo scenario, ma è in momenti come quelli attuali che svelano la loro reale natura di forze politiche al servizio dei padroni, nemiche dei lavoratori e delle classi popolari. Nessuna fiducia potrà mai essere riposta da parte del proletariato nelle forze reazionarie e nazionaliste, complici e artefici di ogni principale attacco ai diritti dei lavoratori e delle classi popolari e che oggi si confermano i diretti rappresentanti politici degli interessi dei padroni.