Ricorrono oggi i 130 anni della nascita di Ho Chi Minh. Una figura perlopiù sconosciuta ai giovani, visto che ormai della guerra del Vietnam a scuola non si parla più. Ma decenni fa, per i giovani che animarono i grandi movimenti contro la guerra, il leader del Vietnam era una figura leggendaria al pari di Che Guevara, l’uomo che aveva guidato la lotta per l’indipendenza del popolo vietnamita, contro i colonialisti francesi contro i giapponesi e contro l’aggressione americana.
Poco noto è un altro aspetto della vita di Ho Chi Minh, preso in considerazione molto più raramente ma altrettanto interessante, se non di più per un giovane comunista. La sua vita non si può comprendere appieno senza ricordare che Ho Chi Minh è stato, innanzitutto, un figlio genuino della Rivoluzione d’Ottobre. Fu membro, cioè, di quella generazione che prese parte all’ondata rivoluzionaria che dal 1917 si espanse in tutto il mondo, da cui nacque anche il movimento comunista propriamente inteso, quello dei partiti nati nel solco della Terza Internazionale.
Per capire la storia della sua vita e della sua lotta politica bisogna mettersi nei panni di un giovane nato in una famiglia povera, in un piccolo villaggio di un paese colonizzato dalla Francia. Il giovane Ho Chi Minh frequenta la scuola francese, e a 21 anni si imbarca con un falso nome su una nave e raggiunge la Francia. Svolge diversi lavori in Francia, e saltuariamente lavora sulle navi visitando diversi paesi occidentali. Nel frattempo studia, per conto suo. Ed è formandosi politicamente in Francia che tasta con mano l’ipocrisia delle democrazie borghesi, feroci imperi coloniali capaci di parlare di libertà e diritti mentre li negavano ai popoli oppressi nelle colonie.
Il soggiorno in Francia del giovane Ho Chi Minh ha sullo sfondo gli eventi che stravolgono il mondo. La guerra, la rivoluzione di Lenin in Russia, la nascita dell’Internazionale Comunista, l’insurrezione operaia in tutta Europa. E nel frattempo, nel suo paese, le prime rivolte anticoloniali.
In quegli anni Ho Chi Minh vive in Francia, e lì scrive articoli, partecipa all’attività politica. Ma resta un vietnamita, arrivato da una terra colonizzata. La sua coscienza politica nasce ed evolve da questo. In ogni congresso, in ogni riunione Ho Chi Minh ricorda l’importanza della lotta dei popoli coloniali. Della sua adesione al comunismo scriverà che “All’inizio fu il patriottismo, non ancora il comunismo, a portarmi ad avere fiducia in Lenin e nella Terza Internazionale. Gradualmente, nel corso della lotta, sono giunto alla conclusione che solo il socialismo, solo il comunismo può liberare dalla schiavitù sia i popoli oppressi che i lavoratori di tutto il mondo”.
È infatti nel movimento operaio che il giovane Ho Chi Minh, iscritto al Partito Socialista trova lo spazio per le sue idee. La rivoluzione d’Ottobre, nel 1917 lancia un appello ai lavoratori di tutti i paesi a insorgere, e al contempo chiama i popoli oppressi a insorgere contro l’imperialismo. Nel 1920 a Baku, in Azerbaijan, l’Internazionale tiene un congresso che lancia un appello alla lotta ai popoli asiatici. Nel solco di questi eventi, che danno vita a una lotta su scala mondiale, si formano centinaia di rivoluzionari asiatici e africani, che nei loro paesi diventeranno i leader della rivoluzione.
Nel 1920, trentenne, è tra i fondatori del Partito Comunista Francese, che allora era l’unico partito del paese ad ammettere al proprio congresso anche delegati provenienti dalle colonie. Tre anni dopo parte per l’Unione Sovietica, che gli permette di studiare all’Università comunista dei lavoratori dell’Est. A Mosca, Ho Chi Minh diventa un “rivoluzionario di professione” e inizia a lavorare a tempo pieno per l’Internazionale, diventando informatore del Comintern per l’Estremo Oriente.
Ho Chi Minh fu un uomo del Comintern, un “sovietico” più di quanto non lo fosse in Cina lo stesso Mao Tse Tung. Per conto dell’Internazionale girerà il mondo, tenendo in particolare i contatti con i rivoluzionari di tutti i paesi asiatici. Nel 1924 è parte della delegazione dell’Internazionale inviata in Cina da Mosca per seguire la complicata politica di alleanza col Kuomintang. In quell’occasione Ho Chi Min aveva il compito specifico di collaborare col Partito Comunista Cinese per organizzare i giovani rivoluzionari espatriati dall’Indocina. Non a caso, proprio a Canton nasce la prima Lega della Gioventù Rivoluzionaria (vietnamita), che poi cambiò nome in Lega della Gioventù Comunista.
Alle fine del 1929, Ho Chi Minh viene incaricato di unificare i tre principali gruppi comunisti vietnamiti, in esilio per sfuggire alla feroce repressione. L’incontro avviene a Hong Kong: “fingendo di assistere ad un incontro di calcio, ci sedemmo su un prato e discutemmo. Infine fu deciso che i tre gruppi si fondessero in un unico partito, il Partito Comunista Indocinese”. Ma quel partito nato così, con una discussione clandestina su un prato, riuscì a porsi alla guida del popolo vietnamita. Solo pochi mesi dopo, si pose alla testa di un grande movimento contadino di rivolta esploso nel paese.
Gli anni successivi sono scanditi da arresti, scarcerazioni e vicende personali, ma è dagli anni ’40 in poi che la storia di Ho Chi Minh inizia a coincidere con la grandiosa epopea rivoluzionaria del Vietnam. Una lotta di 30 lunghi anni contro giapponesi, francesi e americani, che alla fine porterà alla riunificazione del paese in una repubblica socialista.
La vicenda del Vietnam è una delle più avvincenti, ma a ben vedere non è che una delle rivoluzioni che nella seconda metà del ‘900 portarono alla liberazione dei paesi coloniali. Gran parte di queste vedeva alla guida uomini e donne che, come Ho Chi Minh, si erano formati ed erano cresciuti nel solco delle idee della rivoluzione proletaria, e sentivano di essere parte di quel grande movimento mondiale in cui lavoratori, operai, contadini, intellettuali si ponevano alla testa della causa del progresso di tutta l’umanità, contro il sistema marcio che tutt’oggi genera guerra, povertà e disperazione nel nome del profitto.
Anni fa, la storia di Ho Chi Minh ispirò le lotte di migliaia di giovani che avevano voglia di lottare per un futuro diverso. Può farlo ancora oggi? Noi crediamo di sì. Sicuramente ci ricorda che noi, che lottiamo oggi per un futuro diverso dalla barbarie di questo sistema, siamo davvero seduti sulle spalle di giganti.