Nel pomeriggio di oggi si è svolto a Roma, e più precisamente nel quartiere di periferia di San Basilio, un corteo in memoria di Fabrizio Ceruso a pochi giorni dall’anniversario del suo assassinio, avvenuto l’8 settembre 1974. La manifestazione, che è partita dalla lapide dedicata a Ceruso in Via Fiuminata alle ore 16, ha percorso le vie del quartiere popolare. Un grande corteo che ha visto la partecipazione di numerose organizzazioni attive contro le disuguaglianze sociali, per i diritti sul lavoro e all’abitare, e contro le politiche che emarginano le periferie e i quartieri popolari.
Fabrizio Ceruso, diciannovenne all’epoca della sua uccisione, era un militante di Lotta Continua, e fu ucciso dalla polizia con un colpo di pistola in pieno petto durante alcuni disordini scoppiati a seguito del violento sgombero di alcune abitazioni popolari occupate da residenti della borgata in emergenza abitativa. Infatti, a partire dal 5 settembre dello stesso anno, le forze dell’ordine avevano dato inizio allo sgombero, spesso violento ed indiscriminato, di alcune palazzine occupate dal precedente 5 novembre 1973 da famiglie che vivevano in condizioni di estrema povertà e disagio sociale, le quali si erano viste negare le case popolari.
Le operazioni della polizia, che videro una determinata resistenza da parte degli abitanti del quartiere, sostenuti dall’arrivo di molti compagni da altri quartieri popolari della Capitale, videro il largo ricorso a lanci di lacrimogeni, scagliati anche all’interno delle abitazioni, violente cariche contro i residenti ed esplosioni di colpi di arma da fuoco. Uno di questi colpi colpì Fabrizio Ceruso, giunto da Tivoli in supporto ai manifestanti, che perse la vita prima di giungere in ospedale. Dopo la morte di Ceruso le proteste esplosero ancora con maggiore forza e imposero la cacciata della polizia e l’assegnazione degli alloggi popolari alle famiglie.
La storia di Fabrizio porta con sé degli insegnamenti più che mai attuali. La necessità di lottare per conquistare tutti i diritti che ci spettano, la consapevolezza che questi diritti non ci saranno regalati e che dovremo essere forti di fronte ai tentativi di repressione che da sempre colpiscono chi decide di alzare la testa, l’insegnamento che le classi popolari unite e organizzate possono vincere le loro battaglie e avanzare nella lotta per una società diversa.