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Azzolina, nelle scuole non “va tutto bene”. Serviva un rientro sicuro, ora aumentano i contagi

Di Simon Vial, resp. scuola FGC

Chiudere o non chiudere le scuole? Tra regioni e Governo è scontro. Le regioni chiedono il ritorno alla didattica a distanza (DAD), primo fra tutti Luca Zaia presidente della Regione Veneto. I contagi aumentano di giorno in giorno, gli studenti ammalati sono sempre di più e molti istituti scolastici sono diventati veri e propri focolai. Tra il 14 e il 26 settembre il 10% dei contagi nazionali sono avvenuti tra professori e studenti. La sanità regionale non tiene il passo: le ASL non garantiscono i tamponi e il medico d’istituto è solo una figura fantomatica.

La risposta del ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina è però chiara: «Non se ne parla nemmeno». Non si chiude. Secondo il Governo il rientro a scuola è stato un successo ed è merito del Ministero. I contagi sono contenuti e non bisogna sacrificare il diritto allo studio. Di conseguenza tutto deve rimanere aperto.

In sintesi il dibattito in corso è diviso in due campi: uno che minimizza i contagi nelle scuole e che vuole tenere tutto aperto, un altro campo invece sostiene che bisogna tornare a casa in didattica a distanza, anche se si sacrifica il diritto allo studio.

La nostra risposta dev’essere categorica: diritto alla salute e diritto allo studio non sono in contraddizione! Pretendiamo che entrambi siano rispettati. Gli studenti non stanno né con il Governo né con le regioni. Il punto non è discutere se chiudere oppure no. Nessuno si illude che le scuole possano rimanere aperte per molto tempo se non si fa nulla per aumentare il numero di corse dei pullman, se niente viene fatto per le classi pollaio e ancora nulla per quanto riguarda i tamponi e i medici delle scuole. Ed è proprio questo il punto: o si prendono dei provvedimenti rapidamente su scala nazionale per garantire scuole sicure oppure la prospettiva è tornare in DAD.

La DAD non può essere una soluzione strutturale ma di emergenza: lo denunciamo dal periodo di lockdown. Le lezioni online significano l’inasprimento del carattere di classe della scuola italiana, aumentano le differenze tra studenti con più strumenti (connessione, computer, sostegno privato a casa) e tra studenti delle classi popolari che non hanno accesso a tutto questo. Abbattere la scuola come luogo fisico significa cancellare uno dei tratti caratterizzanti dell’istruzione, ossia la socialità tra coetanei e il confronto in gruppo che fa crescere. Aumentare le ore di scuola virtuale è funzionale al risparmio dello Stato e alla diminuzione ulteriore di fondi alla scuola pubblica: sono necessari meno professori, meno aule e meno bidelli. E a pagarne il prezzo sono gli studenti della scuola pubblica che vedono calare drasticamente la qualità della propria didattica, in particolare per gli istituti tecnici e professionale, per gli artistici, che perdono la possibilità di svolgere le ore di laboratorio che sono centrali per quegli indirizzi. La DAD serve in caso di emergenza, quando le condizioni sanitarie non permettono la permanenza a scuola, ma poi servono misure concrete che accompagnino un completo abbandono di questa forma di didattica.

Ad esempio negli scorsi giorni in molte scuole si sono sviluppati dei focolai ma presidi e ASL agiscono in modo tutt’altro che tempestivo: sono allora gli studenti che devono organizzare gli scioperi per rimanere a casa. Succede ad Ascoli Piceno, al liceo artistico Orsini-Licini, dove a fronte di diversi contagi interni a scuola gli studenti hanno organizzato lo sciopero delle lezioni e solo dopo importanti pressioni il preside ha deciso di chiudere. In certi casi rimanere a casa è necessario e sono proprio gli studenti a volerlo come misura di emergenza.

Tutto questo era però prevedibile: da settimane stiamo promuovendo manifestazioni in tutta Italia per rivendicare diritto alla salute e diritto allo studio. Perchè siamo consapevoli che aumentare le misure di sicurezza è l’unico strumento efficace per evitare di tornare in DAD e tutelare la nostra salute.

Dobbiamo conquistare misure immediate per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, molte di queste misure sarebbero ex tempore, sviluppabili in tempi brevissimi, e a basso costo. Ad esempio servirebbe ampliare gli spazi delle scuole a partire dalla messa in sicurezza degli edifici pubblici abbandonati e dalla costruzione di prefabbricati. Bisogna assumere immediatamente i docenti precari a tempo indeterminato a partire dalle graduatorie esistenti. Con più aule e più docenti sarebbe possibile diminuire il numero di studenti per classe che oggi arriva fino a 30! Serve avere un medico scolastico per ogni istituto, al posto dell’attuale medico che dovrebbe coprire teoricamente 23 istituti (più di 25 mila studenti e i loro insegnanti). In ogni scuola servono tamponi per sintomatici o ipotetici contagiati per poter monitorare la diffusione dei focolai in tempi rapidi. Serve assumere personale scolastico e acquistare i disinfettanti per igienizzare regolarmente gli spazi scolastici. Non serve ribadire la necessità di un numero maggiore di corse di mezzi pubblici nelle ore di punta.

Nelle scuole in cui si sviluppano dei contagi bisogna chiudere subito. La DAD può sostituire in modo temporaneo le lezioni in presenza, però dev’essere garantito a ogni studente un dispositivo (tablet o computer) e una buona connessione internet. Le lezioni online devono rimanere solo una soluzione di emergenza che non penalizzi nessuno. Abbiamo sostenuto durante il lockdown la necessità di dispositivi per tutti gli studenti, una piattaforma nazionale pubblica per le videolezioni e maggiore supporto alla didattica: queste rivendicazioni rimangono ancora attuali per quelle scuole che vengono chiuse.

In conclusione le proposte di Governo e regioni sono buone solo a nascondere le loro responsabilità. Gli studenti non devono scegliere se sacrificare la loro salute o sacrificare il loro diritto allo studio. Pretendiamo che entrambi siano rispettati.

Non ci dev’essere pietà per un Governo che calpesta i nostri diritti, sputa sul nostro futuro, mentre stanzia miliardi per i profitti per le aziende e milioni alle scuole private. Un’alternativa alla situazione odierna è possibile e gli studenti possono conquistarla. Non possiamo prevedere gli sviluppi della pandemia ma ora sappiamo come va affrontata. Da ogni picchetto davanti alle scuole, da ogni sciopero e da ogni protesta degli studenti denunciamo le responsabilità del Governo e rivendichiamo un’istruzione pubblica che non sacrifichi né salute né diritto allo studio. Questa scuola esiste e può essere conquistata, con la lotta!

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