di Daria Vercelli e Ivan Boine
Oggi i lavoratori di Arcaplanet e MG torneranno a protestare al polo logistico di Tortona, in provincia di Alessandria. Lo scorso 23 ottobre si è tenuto lo sciopero nazionale del comparto della logistica in vista del rinnovo del contratto nazionale. All’interporto di Tortona, tra i tanti lavoratori presenti, hanno partecipato anche i lavoratori di Arcaplanet e MG Srl, quasi tutti tra i 20 e i 30 anni. Di fronte allo sfruttamento legalizzato, i lavoratori hanno scelto di non chinare la testa e scioperare con il loro sindacato, il Si Cobas, poiché ogni tentativo di dialogo con l’azienda si è dimostrato fallimentare. Più volte infatti hanno richiesto il doveroso cambio di contratto d’assunzione poiché errato: il loro contratto dovrebbe essere legato alla logistica, ma invece si trovano assunti sotto contratto legato al CCNL Multiservizi: quello che viene applicato nel settore delle pulizie. Come se ciò non bastasse si sono trovati ad affrontare orari di lavoro massacranti per 5-6 euro l’ora, con straordinari non conteggiati in busta paga a fine mese. La risposta padronale alle lotte non si è fatta attendere. Tra lettere di contestazione disciplinare, accordi al ribasso con i sindacati confederali, tre licenziamenti politici, ha preso vita una vera e propria azione antisindacale, per colpire i lavoratori che hanno aderito allo sciopero. Ne abbiamo parlato con Youssef, 29 anni, delegato sindacale del Si Cobas vittima di licenziamento politico da parte dell’azienda.
- Puoi descriverci qual è la situazione di Arcaplanet/MG Srl?
Y: Ad agosto ci siamo iscritti al Si Cobas per provare a cambiare le cose nella nostra azienda. Lavoriamo per MG Srl, ci occupiamo degli ordini per Arcaplanet. All’inizio eravamo in 36 persone ad esserci iscritti al sindacato. L’azienda non ha risposto alla richiesta di un primo tavolo. Al secondo, si sono detti disponibili ad applicare la parte economica del contratto dei Multiservizi. Noi abbiamo rifiutato perché con la sola parte economica non avremmo ottenuto ferie e periodi di malattia pagati. Allora, abbiamo proposto di adottare il prima possibile il contratto della Logistica, come hanno tutti gli altri lavoratori del polo logistico Logicor. MG ci ha detto che avrebbe dovuto chiedere più fondi ad Arcaplanet, ma non ci ha fatto più sapere nulla per venti giorni. Visto che non arrivava alcuna risposta, abbiamo deciso di scioperare il 23 ottobre. Oltre ai 36 iniziali, altri hanno scioperato e abbiamo ricevuto il sostegno di persone esterne. In seguito allo sciopero sono arrivati molti provvedimenti. Io sono delegato sindacale, ho ricevuto una prima lettera di ammonimento e poi una di licenziamento, nonostante avessi anche un contratto a tempo indeterminato: altri due ragazzi hanno subito la stessa sorte. Abbiamo poi deciso di manifestare davanti alla Prefettura e sono arrivate altre lettere, sia per lo sciopero sia per questa manifestazione. Appena si lotta, si fa una manifestazione, si riceve un provvedimento dall’azienda. Una ragazza è stata minacciata, un ragazzo è stato insultato dal capo sul luogo di lavoro, in una maniera per niente professionale. Ci hanno detto allora di aspettare altri due mesi, poi avrebbero applicato il contratto Multiservizi.
- I provvedimenti nei vostri confronti dimostrano che lo sciopero del 23 ottobre non è passato inosservato. Com’è il clima tra di voi dopo lo sciopero?
Y: Adesso, a causa del coronavirus, si lavora meno e alcuni tra noi sono rimasti a casa. Con i provvedimenti, soprattutto i licenziamenti, ci hanno lasciato in mezzo a una strada, senza un soldo. Siamo in una situazione difficile, soprattutto chi ha famiglia e dei figli. Nonostante questo, però, non molliamo e vogliamo continuare a lottare.
- Oltre al Si Cobas sono presenti altre sigle sindacali? Che rapporto c’è stato in questa lotta?
Y: L’azienda ha chiamato la CGIL per fare un accordo: cancellare tutto ciò che noi abbiamo ottenuto in passato, ottenendo solamente tredicesima e quattordicesima. La CGIL non ha parlato con noi lavoratori, ha parlato con i padroni e ha stretto questo accordo svantaggioso. Questo accordo cancella il pagamento di tutte le ferie e i permessi in arretrato, pagando solo una minima parte di tredicesima e quattordicesima ancora non retribuite. Abbiamo rifiutato di adottare anche noi questo accordo, però sono riusciti a fare firmare alcuni colleghi, anche se vicini al Si Cobas. Alcuni tra noi non sanno leggere e scrivere in italiano: ci sono molti marocchini, ecuadoriani, tutti poco istruiti. Gli italiani sono pochissimi, una decina su 150. Questi ragazzi hanno firmato senza sapere cosa c’era scritto. Altri, che inizialmente non avevano firmato, sono stati minacciati: se non firmi questo accordo te ne devi andare. Questo ci viene detto. Quindi alcuni ragazzi che hanno famiglia, hanno firmato per portare dei soldi a casa. Gli altri due colleghi che come me sono stati licenziati, sono stati poi ricontattati e gli è stato detto che se firmano questo accordo e lasciano il Si Cobas possono tornare a lavorare. Abbiamo rifiutato e proposto ancora una volta un incontro con l’azienda, la Prefettura e l’Ispettorato del lavoro: l’azienda si è rifiutata.
- Quali sono le vostre rivendicazioni e come intendete portarle avanti?
Y: Con il presidio di oggi pomeriggio vogliamo chiedere nuovamente un accordo all’azienda. Vogliamo che ci vengano pagati gli arretrati che ci spettano e vogliamo solamente continuare a lavorare. Chiediamo di procedere passo dopo passo per arrivare a ottenere il contratto della Logistica, che hanno tutti gli altri del polo logistico. Vogliamo che si arrivi poi a quel contratto per avere maggiori tutele. Alla MG noi abbiamo ritmi di lavoro difficili, l’ambiente è poco professionale. Denunciamo anche le gravi mancanze nella sicurezza, vogliamo vere misure per tutelarci. Si vede che tante cose non sono sicure, non sono a norma. Se guardiamo al Covid, non c’è il rispetto della distanza, non c’è una sanificazione. Abbiamo avuto due positivi, ma non sono stati fatti tamponi, l’Asl deve ancora rispondere alla nostra segnalazione. Ogni volta che segnaliamo un problema ci dicono che se non ci va bene possiamo andarcene. Prendiamo massimo 900-1000 euro, chi vive lontano come può pagarsi una macchina per venire a lavorare? Alcuni lavoratori ricevono un mezzo, un furgone, dall’azienda per venire al lavoro, ma non devono lottare, devono comportarsi bene: c’è molta discriminazione. Con il presidio di oggi noi continuiamo la lotta per i nostri diritti, come con lo sciopero del 23. Non chiediamo il paradiso, chiediamo una busta paga dignitosa, che ci permetta di vivere. Continuiamo a lottare perché ormai abbiamo perso tutto, non abbiamo più nulla da perdere. Cosa ci deve spaventare, le denunce della polizia? Non abbiamo paura. Ieri mattina abbiamo sostenuto i ragazzi della Miliardo Yida, che vivono una situazione di sfruttamento e che sono stati al nostro fianco quando ne avevamo bisogno. Noi lottiamo uniti e vogliamo arrivare uniti fino alla fine.
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