di Matteo Bernunzo e Luciano Pareschi
Il bando di Laziodisco, l’ente per il diritto allo studio della regione Lazio, pubblicato a metà novembre e con scadenza il 12 gennaio, prevede lo stanziamento di 4 milioni di euro per fronteggiare la crisi degli alloggi dovuta all’attuale pandemia di Covid-19.
Il bando prevede:
-un contributo per l’affitto pari a 250€ mensili per massimo 10 mesi per gli studenti che hanno affittato un locale nel comune di Roma;
-un contributo pari a 170€ mensili per massimo 10 mesi riservato agli studenti che hanno affittato un locale al di fuori del comune di Roma;
-un contributo di 65€ fino a un massimo di 650€ per gli studenti che si affidano a strutture alberghiere e non, convenzionate con Laziodisco[1]
Innanzitutto va rilevato come 4 milioni di euro sono irrisori a fronte di oltre 50.000 fuorisede solo a Roma (2018) e alla gravosità degli affitti. Il problema degli affitti per gli studenti fuorisede e in particolare gli studenti delle classi popolari era già sentito prima della crisi attuale. Ne avevamo già parlato in questo articolo a cura di alcuni studenti di Roma Tre. Oltre alle tasse universitarie, che rappresentano uno strumento per scaricare i costi dell’istruzione sulle famiglie in aggiunta alla tassazione ordinaria e per ridurre i finanziamenti pubblici, per un alloggio vicino all’ateneo uno studente deve sostenere, in media, una spesa mensile che va dai 500 ai 700 euro. Gli affitti scendono sotto i 400 euro solo nelle zone periferiche. Vediamo quindi come alle difficoltà strutturali ad accedere al diritto allo studio per gli studenti delle fasce popolari, costretti a spostarsi dal proprio luogo di residenza, la Regione risponde con delle briciole e una misura emergenziale inadeguata rispetto all’entità del problema che continuerà anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria e anzi peggiorerà ulteriormente a causa della crisi economica.
Tornando al bando, presenta diverse criticità. Come prima cosa molti studenti sono obbligati a prendere in affitto un alloggio in assenza di contratto e quindi non hanno accesso a nessun tipo di beneficio per l’affitto. Tra i criteri di esclusione dal beneficio ci sono le eventuali irregolarità nei confronti dell’ente, come il ritardo di un pagamento delle rate universitarie, proprio in un momento in cui molte famiglie hanno dei componenti che hanno perso il lavoro o sono in cassaintegrazione per via del Covid e pertanto si trovano in una situazione economica precaria. Nel caso in cui si ottenga il beneficio, è possibile che l’erogazione avvenga con ritardi anche di molti mesi (come segnalato in passato da vari studenti); ciò rappresenterebbe una situazione intollerabile per molti universitari e a maggior ragione per gli studenti-lavoratori che durante il lockdown e a causa della successiva crisi economica hanno perso il lavoro con cui pagavano gli studi.[2]
La Regione mette a disposizione soltanto poco più di 2000 posti letto negli studentati a fronte dei numeri di fuorisede che abbiamo visto e anzichè investire in ulteriori alloggi per studenti e garantire così il diritto allo studio preferisce regalare ogni anno soldi pubblici (quindi in maggior parte delle famiglie lavoratrici) ai proprietari di case tramite misure a sostegno degli affitti privati (lo scorso anno i fondi stanziati a questo scopo erano 2.5 milioni). Ogni anno sono tantissimi gli idonei non vincitori che, pur avendone diritto, non ottengono uno dei pochi posti alloggio e che sono quindi costretti a rivolgersi ai privati. Per gli studenti fuorisede un posto alloggio in una residenza universitaria regionale è molto più conveniente di un qualsiasi affitto privato: i canoni per i vincitori beneficiari vanno da un massimo di 176€ mensili (2112€ per 12 mesi) per una singola in una residenza a Roma al minimo di 124€ mensili (1488€ per 12 mesi) in una residenza negli altri comuni del Lazio.
Ad esempio, se uno studente o studentessa pagasse 450€ per 12 mesi per un affitto a Roma spenderebbe 5400€ all’anno; con 250€ di contributo regionale per 10 mesi spenderebbe comunque 2900€ (senza contare le altre spese) rispetto ai 2112€ annui per un alloggio in uno studentato; la Regione avrebbe dato 2500€ ad un affittuario privato anzichè investire in un patrimonio edilizio per il sostegno strutturale agli studenti e l’anno successivo si riproporrà lo stesso problema, con il rischio magari che anche le risorse per questo contributo possano venire meno.
Gli atenei, dal canto loro, con l’autonomia universitaria, hanno un proprio bilancio e agiscono come vere e proprie aziende, investendo in vere e proprie operazioni speculative. Ad esempio, nel triennio 2019-2021 Roma Tre ha destinato 27 milioni per terreni ed immobili, tra i quali il nuovo rettorato ma nessun piano per costruire nuovi alloggi per gli studenti.
Come ulteriore beffa, il Comune di Roma, anziché intervenire a sostegno del diritto allo studio, preferisce favorire la costruzione su terreni comunali di “student hotel” privati destinati a studenti facoltosi.
Durante questo periodo particolarmente difficile le misure a sostegno degli studenti universitari e soprattutto quelli delle classi popolari sono state poche e insufficienti; l’estensione della no-tax area non è sufficiente quando molti studenti lavorano in nero e/o sono costretti a spendere cifre rilevanti per un affitto, magari a vuoto nei periodi con maggiori restrizioni sanitarie. Quella per l’alloggio non è una lotta isolata degli studenti universitari, specialmente in un contesto come quello romano in cui esiste una storica crisi abitativa e in un momento in cui molte famiglie delle classi popolari affrontano disoccupazione, cassa-integrazione e precarietà. La giunta Zingaretti e Laziodisco condividono le responsabilità nazionali del governo LEU-M5S-PD nella gestione della pandemia e della crisi economica.
[1] http://www.laziodisco.it/wp-content/uploads/2020/11/Avviso-contributo-x-canoni_2020_.pdf
[2] http://www.laziodisco.it/le-nostre-attivita/residenze/