Fabrizio Chiodo è un ricercatore presso l’Istituto di Chimica Biomolecolare del CNR di Pozzuoli. È diventato noto in Italia per essere l’unico ricercatore straniero ad aver partecipato allo sviluppo dei vaccini cubani contro il Covid-19. I vaccini prodotti a Cuba oggi sono circa l’8% di tutti i vaccini già giunti in fase di sperimentazione clinica, risultato dell’elevata qualità della sanità pubblica e della ricerca medica nell’isola. Dal 2014 Fabrizio collabora con l’Istituto di vaccini Finlay dell’Avana, ed è professore associato presso l’Università dell’Avana, dove insegna Chimica ed Immunologia dei carboidrati. Lo ringraziamo per aver accettato questa intervista.
Ciao Fabrizio. Puoi iniziare parlandoci dei vaccini cubani? Quando arriveranno, e che differenza ci sarà con gli altri vaccini in circolazione?
I quattro vaccini cubani in clinical trial a Cuba, sono vaccini a subunità. Non sono né come i vaccini a materiale genetico (Pfizer, Moderna, Sputnik e AstraZeneca), né come i vaccini “inattivati” (Sinovac Cina). Quando si sviluppa un vaccino a subunità, si “preparano” in laboratorio pezzi di virus che, formulati con adiuvanti opportuni, sviluppano nell’organismo una forte e specifica risposta immune. I vaccini a subunità hanno alta sicurezza, bassi costi, stabilità termica e sono altamente scalabili come produzione. Le due formulazioni più avanti in clinical trial a Cuba, fase-2, Soberana 01 e Soberana 02, usano formulazioni usate a Cuba in passato, anche ad uso pediatrico. La fase 3 dei clinical trial dovrebbero finire Marzo-Aprile 2021, e pensiamo di avere più di un vaccino a disposizione entro i prossimi sei mesi.
Quali sono i criteri scientifici e politici presi in considerazione nella progettazione del vaccino?
Utilizzo di strategie e formulazioni già in uso a Cuba, con (quindi) corrispettivi impianti produttivi. Stabilità termica, sicurezza e possibilità di produrre in grande scala (anche pensando di esportare parte della produzione se necessario).
Cosa ne pensi della corsa al vaccino a livello internazionale, e cosa ha spinto Cuba a scegliere di sviluppare il proprio vaccino? È una scelta legata al Bloqueo o ci sono anche altre motivazioni? Che ruolo avranno i vaccini cubani a livello internazionale?
Il capitalismo si è sentito attaccato da un virus e ha giocato tutte le sue carte per arrivare immediatamente al vaccino (mai messo in dubbio la sicurezza di nessun vaccino ovviamente). Oltre al plusvalore generato dai vaccini da parte delle compagnie farmaceutiche, oltre allo sfruttamento della forza-lavoro, siamo davanti anche ad un peculiare rapporto di forza tra merce e denaro, dove gli Stati (che hanno formato i ricercatori) hanno finanziato la ricerca delle compagnie private e si ritrovano pure a dover pagare questa merce (i vaccini in questo caso). Inoltre, siamo anche davanti ad un “imperialismo farmaceutico”, che si traduce con il dato che in 72 Paesi, 9 persone su 10 vedranno un vaccino a fine 2022. A Cuba Fidel Castro dopo la rivoluzione aveva immediatamente capito che la biotecnologia (oltre che il sistema sanitario) sarebbe stata una componente egemone che avrebbe garantito a Cuba un’indipendenza biofarmaceutica dagli Stati Uniti (e non solo). Cuba sviluppa e produce il 90% dei vaccini che somministra alla sua popolazione (è anche uno dei Paesi con più alto tasso di copertura vaccinale) e, quindi, pur sotto Bloqueo, anche contro SARS-CoV-2 Cuba ha messo in atto la sua macchina statale biotecnologica, per avere un vaccino “sovrano” (Soberana è appunto il nome dei vaccini). Penso che in accordo con l’OMS Cuba potrà vendere il vaccino ai Paesi che lo vorranno (molto interessanti saranno il basso costo, la sicurezza e l’ipotetico uso in pediatria), ma anche distribuirlo ai Paesi in via di sviluppo gratuitamente.
Riguardo Cuba, invece, com’è la situazione attuale della pandemia? Quali misure sono state prese per affrontare l’emergenza?
A Cuba sono stati registrati 150 morti da CODIV-19 dall’inizio della pandemia (Cuba ha 11.5 milioni di abitanti). Cuba ha un altissimo numero di medici per cittadino (tra i più alti al mondo), medici che conoscono altri virus come Dengue (stagionale a Cuba) ed Ebola (con le brigate in Africa). Cuba ha prodotti biofarmaceutici prodotti a Cuba di altissimo livello, come Interferoni, anticorpi monoclonali e peptidi immunomodulatori, usati nei pazienti critici. In questo contesto, lockdown e misure di distanziamento hanno anche contribuito a tenere la pandemia sotto controllo.
Abbiamo notato che quando vai in tv ti lodano per il tuo lavoro, ma i conduttori sentono sempre il bisogno di prendere le distanze dal modello politico cubano. Parliamone seriamente: per quello che puoi osservare da entrambi i paesi, cosa comporta di diverso l’esistenza di un sistema socialista, rispetto al modo in cui la pandemia è stata gestita altrove?
L’accumulo costante di capitale da parte della maggior parte dei Paesi, ha ovviamente bilanciato la salute del cittadino con l’industria e la sua “produzione”. Chiaramente, questo “bilancio”, associato ad una costante privatizzazione del sistema sanitario, ha portato anche alla situazione in cui siamo. Altri Paesi, come Cuba, che tendono ad ispirarsi ad un sistema socialista, con una forte sanità pubblica, hanno preferito mettere in primo luogo la salute del cittadino. Penso che quello che sia successo nella maggior parte dei Paesi, sia l’ovvia politica dettata dal capitalismo.
Parliamo della ricerca. In Italia se ne parla soprattutto per i tagli ai finanziamenti e per la precarietà dei ricercatori. Però vediamo anche casi in cui la ricerca è legata a specifici interessi aziendali, modellata sulle richieste di grandi imprese etc. Quali differenze esistono nella ricerca a Cuba rispetto all’Italia? Qual è stata la tua esperienza lavorando in entrambi i paesi, e cosa ti ha spinto a voler lavorare lì?
Gramsci probabilmente avrebbe apprezzato il tentativo di ribaltare l’egemonia culturale dopo la Rivoluzione Cubana. Una scolarizzazione elevatissima, altissimo livello culturale e scientifico, hanno reso Cuba ed i cubani un terreno fertile per la ricerca scientifica al servizio del popolo. A Cuba la ricerca non è mai fine a se stessa come in Europa. Molti progetti scientifici in Europa vengono finanziati solo in vista di futuri “profitti”, spesso per pochi. Cuba mi permette di lavorare per la gente, in maniera pubblica, e con progetti a grande impatto soprattutto in Paesi in via di sviluppo (come progetti per vaccini contro polmonite e meningite).
La carenza di fondi per la ricerca viene denunciata da anni, un po’ da tutti i tuoi colleghi. Ma di per sé finanziamenti per la ricerca significa poco, bisognerebbe parlare anche di come vadano indirizzati questi fondi. Qual è la tua opinione a riguardo? Come dovrebbe cambiare la ricerca in Italia, e quali sarebbero i principali problemi da affrontare?
Cuba investe piu di 10 volte di PIL in scienza e ricerca rispetto all’Italia. Oltre ad un basso investimento, molti dei progetti scientifici nei Paesi del G20 vengono finanziati molto spesso solo se successivamente potranno portare a prodotti commercializzabili con alto profitto. Si è perso quindi il concetto di ricerca di base e di ricerca a disposizione del popolo. Purtroppo il capitalismo prevede tutto ciò, e non vedo soluzione concreta se questo modello economico domina anche la scienza e la ricerca.
In Italia il dibattito tra i virologi è stato spesso trasformato in intrattenimento televisivo o peggio in parte integrante del dibattito politico. La considerazione degli scienziati non ne ha giovato, anzi si percepisce una certa sfiducia nei confronti della scienza (per non parlare delle varie teorie della cospirazione che pure hanno avuto una certa diffusione). A cosa credi sia dovuta? Anche a Cuba è così?
Penso sia un concetto di egemonia culturale. Questo fa si che negli ultimi anni, un concetto “borghese” di scienza sia diventato dominante e lo scienziato, che dovrebbe spiegare alla gente perché lavora per il popolo, usa un concetto di scienza “illuminista”, valido, ma non giusto. Risultato? Non avere fiducia nella Scienza. A Cuba tutto ciò non avviene. Istruzione e cultura di alto livello portano Cuba ed i cubani a fare della scienza un grande strumento di giustizia sociale.
Probabilmente i vaccini saranno il tema di tutto il 2021, in Italia e nel mondo… Se ti trovassi davanti qualcuno che esprime scetticismo sui vaccini, cosa gli diresti?
I vaccini sono il prodotto biofarmaceutico più sicuro mai sviluppato. I vaccini sono una fetta molto piccola di tutta BigPharma (in media sotto il 15% di tutto il loro profitto) ed i vaccini sono l’arma più valida che un popolo possa avere contro BigPharma. Agli scettici quindi direi che il modello economico favorisce BigPharma e le diseguaglianze sociali, ma che tutti i vaccini sono sicuri e sono uno strumento fortissimo contro “l’imperialismo farmaceutico”.
Un’ultima domanda. Non ti chiediamo se sei comunista, si è già capito e d’altronde l’hai detto anche te in molte interviste. Immaginiamo che questo aspetto abbia influito nella scelta di lavorare a Cuba. Ma oltre a questo, che opinione ti sei fatto del socialismo cubano, vedendolo da vicino più di quanto si possa farlo da semplici turisti?
Sicuramente da un punto di vista di produzione e sviluppo biofarmaceutico e da un punto di vista sanitario e medico, Cuba è un valido esempio di Socialismo. Il Bloqueo e la caduta dell’ Unione Sovietica, non hanno forse aiutato Cuba nell’estendere con eccellenza i concetti di Socialismo in altri contesti. Di base sono uno scienziato che prova a studiare Marx, e non mi è mai piaciuto rischiare di fare come Séan (John Mallory) nel film “Giù la testa”: «Rivoluzione? Per favore, non parlarmi tu di rivoluzione […] Io so quello che dico, ci son cresciuto in mezzo, alle rivoluzioni. Quelli che leggono i libri vanno da quelli che non leggono i libri, i poveracci, e gli dicono: ‘Qui ci vuole un cambiamento!’ e la povera gente fa il cambiamento. E poi i più furbi di quelli che leggono i libri si siedono intorno a un tavolo, e parlano, parlano, e mangiano. Parlano e mangiano! E intanto che fine ha fatto la povera gente? Tutti morti! Ecco la tua rivoluzione! Per favore, non parlarmi più di rivoluzione… E porca troia, lo sai che succede dopo? Niente… tutto torna come prima!»