di Giorgio Pica
Due giorni fa, il 4 febbraio, la Francia si è fermata in occasione dello sciopero intercategoriale lanciato dalla Confederazione Generale del Lavoro (CGT), principale sindacato francese, insieme ad altre organizzazioni legate prevalentemente al mondo dell’istruzione. Sono quasi 200 le azioni registrate su tutto il territorio nazionale, tra picchetti, presidi e soprattutto molteplici mobilitazioni nelle principali città del paese. Le presenze più significative si sono registrate a Parigi e Marsiglia con cortei di oltre 20mila persone in entrambe le città, ma anche a Lione con oltre 3mila persone presenti. Lo sciopero è stato chiamato in risposta alle misure prese dal governo Macron per far fronte alla crisi economica e sociale volte esclusivamente alla tutela del profitto delle grandi imprese attraverso finanziamenti statali diretti, l’attacco ai salari, all’occupazione e lo smantellamento dei servizi pubblici. “Il piano di stimolo presentato dal governo non è in alcun modo un piano per rompere con le politiche di perdita di posti di lavoro, pressione sui salari, sulle condizioni di lavoro e indebolimento della protezione sociale. Fa precipitare gran parte della popolazione e soprattutto i giovani nella precarietà e nella povertà. […] Non passa giorno senza un nuovo annuncio di un piano per tagli di posti di lavoro, chiusure o ristrutturazioni e riduzioni di servizi.” si legge nel comunicato di lancio della data del 4 febbraio.
Lo sciopero arriva dopo un periodo di costante agitazione sindacale che ha visto numerose mobilitazioni durante tutto il mese di gennaio: il 20 e il 21 sono scesi in piazza gli studenti medi e universitari e il 21 i lavoratori della sanità, il 23 si è tenuta una manifestazione nazionale contro i licenziamenti a Parigi, il 26 è stato il giorno dei lavoratori nel campo dell’istruzione che in oltre 100mila hanno scioperato mentre il 28 ad aver incrociato le braccia sono stati i lavoratori del campo energetico in protesta soprattutto contro i piani di smantellamento e privatizzazione dell’azienda pubblica di produzione energetica EDF. A ciò si aggiungono inoltre le mobilitazioni contro la controversa “legge sulla sicurezza globale”.
Insieme ai lavoratori in lotta, un contributo particolarmente significativo allo sciopero è stato dato dagli studenti che, oltre al sostegno delle rivendicazioni sindacali in materia di occupazione, salari, condizioni lavorative e diritti sociali, hanno portato le proprie istanze in forte critica con la gestione governativa dell’istruzione durante la pandemia. Tra le loro principali rivendicazioni troviamo infatti la riapertura di scuole e università in sicurezza con assunzione di nuovo personale, l’aumento delle borse di studio per abbattere le barriere di classe attraverso un massiccio aumento dei fondi stanziati per l’istruzione, la fine dei contratti precari e importanti piani di assunzione nel settore pubblico, soprattutto nella sanità e nell’istruzione vista la carenza di personale. “I giovani sono tra le prime vittime della crisi. La pandemia e le misure prese dall’esecutivo hanno amplificato i fenomeni di impoverimento dei giovani. L’insicurezza è diventata la nostra quotidianità: precarietà del nostro reddito, precarietà di fronte al lavoro, precarietà degli studi e della nostra formazione. Se la nostra generazione viene sacrificata non è a causa della pandemia ma a causa delle scelte fatte dal governo per rispondere alla crisi” si legge nel comunicato di appoggio allo sciopero da parte del Movimento dei Giovani Comunisti (MJCF), organizzazione giovanile del PCF.
Tra le iniziative più significative portate avanti dagli studenti nelle ultime settimane sono particolarmente degne di nota l’occupazione dell’università Lione 2 e quella dell’Istituto di studi politici (IEP) sempre a Lione. “Una giornata di mobilitazione lanciata dai sindacati contro le misure reazionarie del governo e l’intensificazione dello sfruttamento nei vari settori”, si legge in una nota dei Giovani Comunisti di Lione (JC Lyon). “Questa data ha anche visto gli studenti che si mobilitarsi fortemente contro l’intensa precarietà che subiscono, per la riapertura dei licei. […] I nostri compagni erano presenti nei vari cortei sindacali per rivendicare lavoro e diritti, e nei cortei studenteschi per rivendicare l’apertura delle università e dei CROUS (le agenzie per il diritto allo studio, ndr), l’aumento delle borse di studio il cui continuo calo oggi ci costringe a una constatazione: quasi uno studente su 5 soffre di depressione e ci sono tanti tentativi di suicidio”.
Parole di sostegno allo sciopero sono arrivate anche da George Mavrikos, segretario della Federazione Sindacale Mondiale (WFTU) che riunisce oltre 100 milioni di lavoratori in tutto il mondo: “La grande famiglia sindacale di classe della WFTU è dalla parte della classe operaia in Francia che oggi, 4 febbraio, si sta mobilitando a livello nazionale chiedendo tra l’altro: la fine immediata di tutti i piani di licenziamento e la restituzione degli aiuti pubblici da parte delle aziende che hanno avviato tali piani; una riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore settimanali senza perdita di salario; l’aumento di salari, pensioni, stipendi e minimi sociali; parità di retribuzione di genere immediata; un investimento massiccio nei servizi pubblici e nel sistema sanitario pubblico (cura, prevenzione, ricerca); mantenere e sviluppare le capacità industriali della Francia per soddisfare i bisogni della popolazione. Compagni dalla Francia, siamo con voi!”